Nel lungo periodo che ha visto me e il mio amico gambero lontani, e impossibilitati a comunicare come a noi piace tanto, sprovvista di carapace protettivo, ho pensato bene di trovare rifugio dentro un raviolo.
Deve essere andata così, perché altrimenti non v’è spiegazione all’attività ripetitiva di questa particolare stagione, che mi ha vista indaffarata, nella moltiplicazione senza fine di ravioli.
Forse un gene di famiglia, forse lo stesso che colpì mio padre quando prese a costruire mobili dal tratto essenziale, dandosi per questo l’appellativo di Le Corbusier… modestia a parte!
Ma credo si sia trattato dello stesso gene che portò sua madre, la mia nonna ultracentenaria, a riprodurre calzettoni di lana di tutte le misure per tutta la famiglia, amici annessi e connessi oltre a tutti i futuri nascituri: “Perché il freddo inverno abruzzese ‘si sa quando principia, ma non quando finisce!”(Cit. Nonna Irma, da Frasi celebri di famiglia)
Ecco forse quel gene lì, quello della ripetizione compulsiva di gesti sempre uguali a se stessi e che visti i precedenti, somiglierebbe molto ad una tara di famiglia si è manifestato anche nella mia cucina, il giorno in cui ho scoperto che Babbo Natale aveva un regalo per me!
E in effetti, a solleticare l’ossessione da raviolo ‘ripetitivo’ è stato sicuramente lo ‘stendi pasta’ elettrico, trovato sotto l’albero e che ha rivoluzionato il mio modo di procedere, finalmente senza manovelle del caso e senza il minimo sforzo. Si capisce che stendere impasti perfetti come lenzuoli senza pieghe è stata una bella soddisfazione e così di cosa stupirsi, se anche il mio contributo per Taste Abruzzo di questo mese sono stati, guarda caso, ravioli?
E in effetti, se una mancanza c’è stata, si è trattato per lo più della scelta ricaduta sul ripieno di ricotta rispetto a quello di carne, così come l’avrebbe preferito il mio caro nonno Osvaldo.
Perché a casa di mio nonno, in materia di raviolo, era necessario non solo prendere una posizione ma sostenerla con argomentazioni pertinenti e ponderate, una questione insomma che non si risolve con un’opinione di gusto personale: che in alcune famiglie abruzzesi dire “che raviolo sei” può quasi diventare un imperativo categorico da non mancare, quasi un identificativo di provenienza geografica se non addirittura, familiare.
E appunto a casa di mio nonno Osvaldo, se io avessi preferito i ravioli di ricotta a quelli di carne, lui di certo mi avrebbe guardata con sospetto senza riconoscermi come sua degna nipote tra i nipoti delle sue due figlie. O almeno, avrebbe preteso di sapere, ‘di vederci chiaro’: che in certi casi non basta dire semplicemente ‘a me piace’, ma ‘a me piace perché’.
Ad ogni modo quando è arrivato il momento che io mi esprimessi ‘sul raviolo’ di Taste Abruzzo, pur amando incondizionatamente quelli di carne, mi sono orientata su quelli di ricotta, ma – giuro! – solo perché la carne l’avevo divorata già. E questa è un’argomentazione molto pertinente, anzi quasi quasi apprezzabile: perché dimostra che il ripieno preparato era veramente buono.
In realtà, poi, scegliere la ricotta mi ha permesso di lavorare con un altro ingrediente apprezzabile e cioè il nostro beneamato pecorino stagionato a pasta cruda. Insomma una scelta che avrebbe fatto chiudere un occhio anche a quell’integralista di mio nonno. Il risultato si è rivelato buono in modo sicuro e affidabile, peccato non aver avuto a portata di mano anche un sugo di carne che in realtà c’era, ma ha fatto la stessa fine del ripieno ‘ante raviolum’ e cioè, come tutte le cose buone, è finito prima del tempo.
Comunque io non mi sono persa d’animo e ho condito i miei ravioli con un profumato sugo al rosmarino molto molto evocativo di tutta la carne che non c’era più. Per la ricetta seguitemi su Taste Abruzzo!
La ricetta vista dall’altra parte, prima di pranzo.
Poi avvenuto il pranzo, consumato con la non dovuta calma settimanale, come non piace a me, certo colorato e gustoso … ma pur sempre di insalata freddolina si trattava … inoltre piove, umido e cielo grigio!
Morale della favola … mi sono visualizzata i tuoi ravioli ad ogni forchettata che davo!
E se proprio potessi scegliere (allergie permettendo) sai già che andrei dritta dentro quel cestello di ricotta, mi farei avvolgere da quella pasta dorata e poi resterei lì a farmi condire dalle tue storie di famiglia!
ps: un’ovazione alla tua professionalità per distribuire il ripieno con il (maledetto per me) sacco da pasticcere … qui cucchiai o cucchiaini e dita sporche … alla nonna maniera! 🙂
Buon pranzo allora a voi Gamberi e a presto!
Cara Martina, prima di cominciare a risponderti sui non pranzi che non ci piacciono affatto, ti dirò che poco fa ciò che più mi ha riconciliato con il mondo tutto è stato aprire il tuo barattolo di marmellata e trovarci dentro le more intere!!!!!altro che sac a poche siamo andati di dito, saltando pure la strada del cucchiaino!:-D presto su questi schermi capirai di cosa parlo!;)
Ma torniamo a noi, ai non pranzi, consumati in non luoghi, possibilmente non seduti e con qualche collega che pur vedendoti pranzare decide di parlarti, per tutto il tempo del tuo non pasto, di lavoro!Aiuto!Ecco io ad esempio oggi mi sono salvata da questo crocevia grazie alle tue more e a ciò che da domani mattina addolcirà la mia colazione e devo dire che nella stessa maniera sono felice che i miei ravioli abbiano sortito su di te lo stesso beneficio 🙂 Ti mando un grande bacio e un grazie molto speciale per la tua golosa marmellata da noi!
Ecco, adesso risponderò alla domanda “che raviolo sei?” non solo perché l’argomento ravioli mi sta molto a cuore, viste le mie origini, ma perché questi test a sfondo culinario mi intrigano moltissimo. Dunque, il mio raviolo preferito è senza ombra di dubbio quello di borragine con una bella spolverata di maggiorana. Le mie origini liguri mi hanno influenzata molti su questo, perchè quando penso ai ravioli mi vengono in mente loro. Poi,in secondo posto, ci sono i raviolini del Plin, ereditati dalla componente ppiemontese che scorre nelle mie vene. Comunque non mi formalizzo davanti a tutti gli altri ravioli, perchè li faccio sparire uno dietro l’altro dal piatto, rendendo orgogliosa la cuoca!
Tu sai che se leggo la parola “ricotta” mollo tutto e corro a vedere di che si tratta, specialmente se sei tu a nominarla! Tutto questo per dirti che sì, avrei fatto a cambio col mio pranzo di oggi 😉 Un bacione!
Cara ma tu sei proprio un bel raviolo!Lo sai che non avevo mai sentito parlare di ravioli di borragine?Ne voglio assolutamente sapere di più!!!Ti prego ti prego raccontami!!!!Io ne raccolgo tanta in campana ed è una verdura che adoro 🙂 Raccontami appena ti sarà possibile!Io penso che le tue origini liguri e per parte anche piemontese ti abbiamo regalato veramente una bella cultura della cucina e questo mi permette di capire tante cose dei tuoi gusti, delle tue ricette e dei tuoi intingoli gustosi. Quanto alla ricotta, sai cosa cerco ultimamente? una ricotta piemontese (credo) di seirass, ho una ricetta sotto mano da tempo che potrebbe farti impazzire!Presto vedrai e sarà tutta per te!;)
Eccomi qui! Dunque, quei ravioli sono “di magro”, come tanti piatti tradizionali liguri. Il ripieno contiene borragine, ricotta, parmigiano e/o pecorino e naturalmente, per non smentire l’essenza ligure, un po’ di maggiorana! È vero, le mie origini hanno influenzato molto i miei gusti e le mie scelte culinarie… Lo vedo sempre, nel mio modo di concepire i piatti, con un ingrediente in meno piuttosto che i più, e una schiettezza più o meno marcata a seconda dei casi!
Adesso attendo curiosa la ricetta di cui mi hai svelato questa golosa anticipazione e so già che ci sarà da leccarsii baffi!
Ehi, ma io non dirò niente a nonno Osvaldo e vado tranquilla a mangiare i ravioli anche perché ho una spiegazione nel caso in cui me la chiederà: mi piacciono i ravioli perché la ricotta fresca è buonissima! Ma sarei andata a mangiarli anche senza una spiegazione. :))
La pasta ripiena a me sembra un mangiare festivo, un bel piatto dei tuoi ravioli ti può cambiare la giornata… l`ultima foto l`avrò guardata non so quante volte!:) … e la guardo tuttora! :))
Un grande abbraccio!
Ulica 🙂
Ulica tranquilla, secondo me te a nonno Osvaldo saresti piaciuta e ti avrebbe permesso la ricotta, il raviolo senza carne e neanche ti avrebbe chiesto spiegazione 🙂 Sai prime delle vacanze natalizie ho accumulato tanta stanchezza e bisogno di coccole arretrate che ho avuto bisogno di sentire che tutti i giorni erano domenica ed è stato per questo che mi sono lanciata nella riproduzione di ravioli come non vi fosse fine 🙂 Sono certa sia andata così!Ma ti dirò anche che non essere riuscita ad onorare il raviolo di carne, mi ha lasciato un senso di incompiutezza a cui cercherò di mettere riparo prima possibile e tu ovviamente ritieniti pure invitata, perché io ti aspetto sempre!
Avevo già intravisto questa meraviglia nella pagina di Taste Abruzzo e avevo ricosciuto il tuo “tocco”! E ti irò di più, domani li farò anch io, per coccolare qualcuno a cui manca la nonna appena scomparsa. A dire a verità userò un altro formaggio, ma penso che il risultato sarà ugualemente buono! Nonno Osvaldo per certi versi assomiglia a mio nonno Rico (Enrico) a cui piaceva la ciccia più di tutto il resto. Le tagliatelle all’uovo con la carne in umido era un must in casa Cimarelli!
Cara Francesca le mie inclinazioni sono vicinissime alle tue e oltre a dimostrarlo fortunose coincidenze, lo dice la nostra voglia di pasta ripiena espressa da te in questi ultimi giorni 🙂 Per altro tu senza saperlo hai scelto una ‘forma’ con cui solo la sera prima dicevo ad Alessia di volermi cimentare al più presto e il tutto mentre la cara Mirabella mangiava ravioli, per l’appunto!:-D A questo punto però io dico che per onorare nonno Osvaldo e nonno Enrico toccherà imbottire i prossimi ravioli/cappelletti con la carne!;-)
E quindi questi ravioli sarebbero un peccato mortale?!?! Bah, certi uomini che siano giovani o vecchi, impossibile capirli! É tanto che non passo qui da te, ma il soggiorno fiorentino mi ha completamente rapita… solo una domanda, non hai ricevuto niente per posta in questi giorni?
Margherita!!!Inutile dirti che per tutto il periodo vi ho pensati circondati dall’affetto degli amici e di parenti desiderosi di festeggiare il piccolo e il il vostro rientro, 😀 sapere poi che quest’ultimo è stato festeggiato tra amici formaggi e marmellate ‘russe’ mi ha riempito di gioia 😀 ancor di più, lo sai!Certi uomini sono proprio ‘certi’ uomini, con ‘certe’ regole e convinzioni non del tutto ‘certe’ s’intende 😉 ma come vedi noi alla fine aggiriamo l’ostacolo e assecondiamo la ‘certezza’ di un buon piatto comunque!Ma quello che mi chiedi mi coglie di sorpresa… :-/ no, non ho ricevuto nulla… non dirmi?:-)
E allora bisogna dire grazie… grazie a Nonno Osvaldo, grazie alla nonna ultacentenaria… per i tuoi racconti sempre accattivanti, le tue ricette sempre ricche di profumi!!!
Ehi un po’ infiltrato… tu sei di parte!;-)
Ciao Gambera, come sempre è un piacere leggerti. Narrazione perfetta, avvincente, e con acquolina in bocca a iosa… 🙂
barbara (me)
Ehi signora mia!!!Grazie Barbara, bello ricevere il tuo commento bello averti in qui in questa nuova ‘sede’ 😉 Ti piace?Urge giudizio critico d’arte!;-)
Che nostalgia mi hai fatto venire!!!!!!!!! unico nonno Osvaldo, mitica nonna Ida che eseguiva gli ordini culinari,
straordinari i ravioli di carne conditi con il sugo profumato degli involtini. Grazie per le vicende e le ricette!!!!!!
che racconti mirabilmente!
Grande prof! Leggere il suo blog è sempre di ispirazione! Specialmente adesso che sono all’estero e cerco idee per il rientro in Italia. Complimenti anche per le foto, sono veramente bellissime e danno a ogni articolo il giusto “condimento” (per rimanere in tema di cibo 😉 ) che alla fine coinvolge ancora di più nel racconto!!
Matteo grazie! dobbiamo farci un po’ di chiacchiere sulla fotografia ho la sensazione che ne verrebbe fuori un arricchimento reciproco. Allora ci vediamo a settembre!