M. Polo: – Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia
K. Kan: – Quando ti chiedo d’altre città, voglio sentirti dire di quelle. E di Venezia, quando ti chiedo di Venezia
M. Polo: – Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia.
(Le Città Invisibili di Italo Calvino)
Io e la cucina gourmet
Io e la cucina gourmet ci siamo sempre tenute ad una certa distanza: io, a causa di una proletaria ignoranza che, in genere, mi fa disdegnare l’uva più dolce quando è troppo alta e lei, a causa della sua esosa prestazione ad essere ‘tres chic’ e ma non per ‘tous le monde’.
Così indifferenti e incuranti l’una dell’altra, io e la cucina gourmet quando ci siamo incontrate abbiamo rimpianto tutto il tempo perso a fraintenderci, riconoscendo, nostro malgrado invece, di avere una forte affinità d’intenti e d’abbinamenti: peccato averlo dovuto scoprire troppo tardi e cioè nel bel ‘mezzo del cammin’ di una competizione enogastronomica, sul tema del business lunch, in cui lei era la concorrente e io addirittura la giurata!
“Io giurata” – sono andata ripetendomi per giorni, dal giorno in cui una grande azienda specializzata nel settore di forniture alberghiere mi ha invitato a ricoprire tale ‘investitura’.
E si che io ho impiegato tutto il tempo alla bisogna per comprendere che la giurata sarei stata proprio io, ma anche altro tempo è occorso quando ho capito che nelle mie stesse vesti si sarebbero ritrovati anche uno chef, un maitre di sala e due esperti del settore imprenditoriale legato al mondo del food.
Ecco e, se uno chef un maitre e tutto il settore dell’impresa del food un mondo in comune sicuramente ce l’hanno, perché lo vivono abitualmente e lo creano semplicemente facendone parte tutti insieme, io invece da che mondo sarei arrivata?
Che io, un mondo da cui arrivare ce l’ho ma è quello di casa mia, un mondo non particolarmente degno di nota forse per uno chef, un maitre e tutto il resto della brigata food, insomma.
Che nel mio mondo ad esempio la parola ‘dressage’ la usiamo se ci diamo all’ippica e non per valutare le geometrie perfette di un piatto.
Che nel mio particolare mondo poi, la ‘mise en plat’ è un concetto più astratto che pratico a causa di una personale tendenza al pezzo unico, piuttosto che al servizio di piatti da ventiquattro della nonna o della mamma, che in genere poi è sempre quello della nonna.
Ad ogni modo se la questione lessicale si è risolta tra me e me, con la convinzione che una buona dose di immaginazione e una laurea in tasca tutto sommato avrebbero accorciato la distanza tra i due mondi, la mia autostima ha vacillato una seconda volta quando ho visto lo Chef.
Ecco lo chef, avevo avuto modo di incontrarlo immortalato in una delle tante foto sui social che lo ritraevano sorridente e apollineo più che mai e sempre a fianco di silfidi e bellezze molto telegeniche.
Ecco, e io? “Come mi sarei presentata io? io, che non appartengo alla categoria delle silfidi ma a quella dei gamberi?”- ho pensato.
E questa è diventata la parte più divertente in cui ogni mio cruccio sul concetto rimosso di femminilità, è stato amorevolmente re-interpretato da parenti e amici che hanno fatto di tutto per essermi vicini con il loro personale contributo.
Il mio amico Paolo ad esempio mi ha consigliato di essere sobria ma con un intramontabile rossetto rosso.
La mia amica Alessia mi ha proposto di essere sobria con una intramontabile décolleté.
Anche il mio amico Francesco non è stato da meno e mi ha consigliato la sobrietà di un intramontabile chignon.
Mentre mia madre, mia madre, è dagli anni ottanta che prova a convincermi della sobrietà intramontabile di un cardigan in cashmere possibilmente a metà tra il grigio perla e il grigio topo.
(Ho anche tenuto conto di quello che sicuramente avrebbe detto mia nonna, che per invogliarmi all’uso dei tacchi, mi ripeteva sempre che con quattro centimetri in più avrei potuto fare l’attrice come mio padre che, del resto a suo dire, non ha fatto l’attore per colpa degli stessi centimetri mancati a me. Ma, come dire, quel tempo è ormai tramontato per mia nonna e anche per me e mio padre che se non siamo diventati icone del cinema ne conosciamo sicuramente il motivo).
Insomma io ho fatto quello che ho potuto sono pure andata da Leopardi, il mio caro amico parrucchiere al quale ho promesso di non rifilarmi più la frangetta da auto didatta col trincia pollo, se lui avesse pensato a un rimedio contro le doppie punte, dieci anni di troppo e dieci kg superflui, utili solo contro le rughe del tempo.
Doveroso dire che ci ha provato in tutti i modi, ma sul finale ha ripiegato dicendomi ‘sii te stessa’ e mi ha regalato una cera che per l’occasione avrebbe addirittura ‘scolpito’ i miei capelli ribelli!
Umilmente ho fatto tesoro dei consigli di tutti, ho riempito una valigia con le vesti sobrie di una ‘giurata’ e sono salita su un treno diretto a Iesolo, verso il mondo del cibo, fuori di casa mia.
Il giorno dopo mi sono ritrovata a vivere la novità: otto squadre di giovani aspiranti Chef, 16 portate da assaggiare e 8 vini che si sono presi gioco della famosa sobrietà su cui tanto avrei dovuto vigilare.
E in realtà un po’ tutto è sfuggito al mio controllo a partire dal rossetto che era così buono che è stata la prima cosa che le mie sobrie labbra hanno preso a gustare. Per non parlare dello chignon che è stato per tutto il tempo della degustazione, un nido di rondine scombinato dopo l’assalto di un esercito di gatti selvatici. Ad ogni modo c’è stato volente/nolente un cardigan in cashmere ma molto, molto, rivisitato rispetto a quello anni ottanta di mia madre.
Foto di Whitestudios per Vega Forniture Alberghiere
Tutto è stato perfettamente documentato in un video in cui, io, se avessi avuto quei quattro centimetri in più non sarei sembrata così infinitamente piccola mentre sorridevo allo chef che invece sorrideva a sua volta al fotografo.
Ecco questa sono stata io entusiasta e disordinata come riesce bene a me e a quel altro fenomeno di Bridget Jones, ma io come lei non mi sono persa d’animo neanche un minuto!
Inutile dire quanto buono fosse ogni piatto che ho avuto il piacere di veder nascere fin dentro le cucine e creato dall’entusiasmo di giovanissimi che nel mio mondo sarebbero i miei amati studenti ma che in questo vasto mondo del food sono già gli aspiranti chef di una cucina gourmet.
Mi onora pensare che per ognuno di loro sia entrato in gioco quel pezzettino di me che è un timido gambero e che, per ovvie ragioni non può essere una silfide telegenica.
E lo confesso mi è piaciuto molto anche confrontarmi con lo chef col quale il mio mondo di parole e d’impressioni profane è stato spesso in accordo.
A questo punto unica difficoltà della giornata è stata per lo più quella di trovare l’uscita dal parcheggio della scuola Elena Cornaro che ha ospitato l’evento: che dopo 8 vini sfido chiunque a trovare vie d’uscita possibili, orientandosi per di più in una città sconosciuta.
Per fortuna la mia poca sobrietà non mi ha impedito di raggiungere il mio amato marito che per festeggiarmi mi ha proposto ‘addirittura’ un menù di degustazione gourmet, “che vuoi che sia, – ha detto – ormai sei un’esperta!”
Il giorno dopo ero una star, o meglio mi sentivo una star. Una star pronta ormai ad assaggiare il nuovo mondo del cibo avendo un parere per tutto! ecco con questa convinzione molto poco modesta mi sono ritrovata a Venezia.
Io e Venezia.
L’occasione di diventare giurata per un giorno nella città di Iesolo è stata anche quella di essere una turista spensierata nei giorni a successivi nella città di Venezia.
Non che io e Venezia avessimo mancato di conoscerci, come io e la cucina gourmet, tutt’altro! Venezia è diventata una meta ricorrente dal tempo del mio innamoramento per l’arte vista possibilmente a cielo aperto: ponti a schiena d’asino, parapetti traforati, varietà infinite di finestre a bifora, moresche, lanceolate, a sesto acuto, sormontate da lunette e rosoni.
Ho sempre pensato che in tutta quella luminosità diffusa e riflessa nell’acqua risieda l’incanto di Venezia per il visitatore che si perde tra i suoi canali e che da ogni ponte vede due città: quella sospesa sulla terra ferma e quella capovolta riflessa nell’acqua.
E proprio nello zigzagare romantico del reticolo delle sue vie sono arrivata alla convinzione che a maggiori avventure sono esposte le vite dei gatti, dei ladri e degli amanti che si spostano per vie alternative saltando da un portone d’ingresso su di una barca di passaggio e via in fuga e lontano da tutti. Mica male!
Ma ho pensato anche che se non si è provvisti di una barca, che è sempre più economica di una gondola, si potrebbe passeggiare nell’acqua con i trampoli di un funambolo per rientrare a casa direttamente da una finestra o da un balcone, all’occorrenza.
E se invece si preferisce come me restare sulla terra ferma e muoversi nel incognito di una maschera, a Venezia si può, senza sembrare troppo stravaganti, perché c’è una tradizione che lo consente.
E infatti io, un po’ come le turiste che quando vengono a Roma girano la città con un cappello di paglia, ho indossato una maschera di filigrana sottile e tanto simile a quei tatuaggi che le spose indiane si disegnano sulle mani per il giorno del matrimonio.
E sono andata in giro così per la città: intimamente sentendomi una vezzosa Mirandolina, realmente somigliando ad Ameliè quando si veste da Zorro.
Appesa la maschera al chiodo, che in realtà è stata la voluta di un letto veneziano, ho fotografato gondole, gondole e gondole. E senza pensarci due volte ancora gondole: “Forse perché ogni gondola appare diversa in base all’ora, all’inclinazione della luce e al canale che imbocca” – ho pensato tra me e me.
Quando non c’erano più gondole nei canali, mi è piaciuto fotografare i portoni sull’acqua. Hanno un loro fascino i battenti di un portone che si aprono sull’acqua. Si potrebbe fantasticare sul fatto che la città sia stata popolata da uomini e donne pesce: dentro casa su due gambe come tutti i cristiani e fuori casa con una lunga coda diamantina per raggiungere il mare aperto oltre i canali.
Ecco molte sono le domande e le congetture che faccio quando metto il naso fuori casa e guardo le vite degli altri che avrebbero potuto essere le mie se solo l’ora e lo spazio si fossero incontrati nel momento giusto. E delle volte mi chiedo, anche, se valga la pena raccontare così tanto di me e ‘dell’oltre me’ che mi circonda, ma poi penso all’orecchio che vive dall’altra parte della storia e se quest’orecchio esiste, ed esiste perché ogni tanto batte anche un colpo, allora sicuramente è lui che comanda la storia e non la mia voce.
Vedi, me lo ero ripromessa di leggere bei blog, di far sentire il mio entusiasmo, e tu mi prepari un post così che è un piacere leggere, guardare, un post da gustare.
Io e la cucina gourmet ci ignoriamo da tempo, un po’ come la volpa e l’uva per me, è vero. Attendo di essere contraddetta, però!
Juls cara mia!!!Grazie mille per questo messaggio che è incoraggiante per chi come me alla fine di un lungo post come questo si domanda sempre – “… ma ci sarà un orecchio dall’altra parte?” e io sono contentissima che l’orecchio sia il tuo!Mi fa piacere anche sentirti dire che tu guardi la cucina gourmet come anche il mio occhio faceva fino a qualche tempo fa, ma come dire se tu ‘cucina gourmet ci provochi, noi non ci tiriamo indietro’ E io ti dico che oltre ad attendere di leggerti, attendo con ansia mal celata la fine della ristrutturazione del tuo nuovo laboratorio coltivando la bella idea di un incontro tra blogger della ‘vecchia guardia’ un po’ nostalgiche del passato e amanti della lettura in particolare!;-) Ti abbraccio!
Attendo anche io quel momento, il laboratorio già freme fin giù nelle fondamenta!
Cara Laura…impressioni ed espressioni a briglia sciolta, su questo post che neanche con una singola sillaba ha tradito le mie aspettative.
Inizio col sorriso, mentre il mio occhio cade subito sul color pavone del tuo cappotto, riflesso di sfuggita nel secondo scatto, ma così perfettamente intonato alle veneziane ritratte al suo fianco. Transito leggera nel tuo godibile racconto e mi intenerisco alla storia dei quattro centimetri. Chè, una come te, che bisogno ne avrebbe? Quando tanta grazia nelle parole, garbo nello sguardo e sensibilità da ritrattista ti elevano ben più di una spanna sopra ciascuno di noi? Finisco fantasticando di uomini e donne (mezzi pesci, mezzi umani, come li vuoi tu) e delle loro storie sull’orlo di stipidi fatiscenti e riflessi d’acqua. Venezia è una città tanto magnifica quanto difficile da descrivere ma tu l’hai saputa ricondurre ai mie occhi in maniera incantevole oltre che precisa e puntuale. E’ davvero un gran piacere, almeno forse quanto il ri-scoprire la cucina gourmet, sapere che esistono luoghi belli come questo blog, in cui potersi perdere tra parole, vicende, ricette e tanto, tanto altro ancora…
Un abbraccio
Debora, ma l’ho pensato anch’io!!!Sapevo che avresti notato il mio ‘abbinamento’ perfetto alle imposte veneziane 😀 e infatti non facevo altro che dirlo al santo marito – “vedi? io e questa città amiamo gli stessi colori!” e ti dirò che sulla famosa maschera da indossare ho avuto qualche tentazione per una bianca con penne di pavone, se non avessi promesso di essere soprattutto ‘sobria’ e allora ho ripiegato per quella maschera che tu hai notato altrove 😉
Grazie Debora per tutto quello che mi scrivi e che non ti nascondo mi fa piacere, perché mostri di cogliere proprio ciò che più di ogni altra cosa mi piace fare: raccontare e fantasticare su quanto è possibile sempre e in ogni omento 🙂 Ti abbraccio anch’io!
venezia, dietro ai tuoi occhi, sembra risplendere di una nuova luce! e non ho letto ancora nulla, ho solo “guardato le figure”.. 🙂
Barbara, mi piace troppo l’espressione ‘ho solo guardato le figure’ 🙂 E comunque mi fa piacere tu mi dica questo, perché le foto dei paesaggi in genere mi creano sempre qualche problema in più, soprattutto perché ho la sensazione che la macchinetta non catturi abbastanza quello che io vedo. Per cui se tu mi dici che hai colto quella luce, allora tutto sommato sono riuscita nell’intento!;-)
Intanto complimenti per “l’investitura” a giurata, e grazie per le bellissime foto (mi ha portato indietro di quasi 30 anni) xxxx
Laura che bello trovarti anche di qua!Allora è come se ti avessi portato con me!:-) Un bacio!
In tutto questo mio tempo di presenza molto sporadica ( causa smarrimento strada e non so bene il motivo … ) mi ero completamente persa questa tua nuova “carica istituzionale”.
A dire il vero, io con le cariche e le divise non vado molto d’accordo … nemmeno con la cucina da chef e il mondo food se per questo!!! Però giuro che se tutti i giurati fossero come te, dolci, scapigliati e sognatori inceri, inizierei volentieri una netta inversione di tendenza.
Vorrei tanto venissi qui per immortalare tutte gli angoli possibili, i gozzi al posto delle gondole e le reti da pesca che nascondono facce come fossero maschere. Vorrei leggere i tuoi pensieri su queste strade e queste vie strette in salita … che a me bastano due bicchieri per non trovare la via di casa … figuriamoci 8 … dovrai darmi qualche lezione di portamento! 😉
E già che ci siamo affittiamo un paio di trampoli ( su quelli ti insegno io ad andare) che si sa, albe e tramonti sono sempre migliori visti da certe altezze!
Ti mando un abbraccio forte … anche se noto con dolcezza che hai sempre forti braccia che ti avvolgono! 🙂
Martina bella, tu mi parli di presenza sporadica e io ti rispondo che non solo ti capisco ma spero che il tuo motivo somigli al mio: rotolarsi tra i prati in questa stagione ad esempio!:-) Quanto alle cariche istituzionali, sono così rigide che l’unico modo per non farsi inquadrare è prenderle di sorpresa 🙂 E non ti nascondo che mi piacerebbe cogliere di sorpresa anche te, venendo ad immortalare i tuoi paesaggi e a respirare il profumo del mare direttamente dalle reti da pesca. Tutto questo ovviamente è possibile grazie all’ultima follia che io e il pazzo marito abbiamo fatto… curiosa, eh?te ne parlerò subito subito!:-)
Che subito! Me ne devi parlare subitissimo!!!! La mia curiosità in certi casi non ha freni 🙂
Ai miei occhi Venezia è sempre sembrata una città malinconica (“quanto è triste Venezia…”) e la sua caratteristica forse più romantica, l’acqua, mi è sempre sembrata un ostacolo al mio camminare liberamente e stare ben ancorata al terreno, mio elemento preferito (ironia della sorte, per una come me). Però rivederla attraverso le tue foto e le tue parole quasi quasi mi fa cambiare idea e se il mio lui continua a dire di aver lasciato il proprio cuore a Venezia, adesso posso iniziare a credergli 😉
Quanto al tuo ruolo da giurata sono certa che fossi all’altezza, nonostante i quattro centimetri in meno che hanno ostacolato la tua carriera da star del cinema. In fondo, a Venezia ci sei andata comunque, festival del cinema o meno… 😉
Ma lo sai che è vero?una città che vive sull’acqua e si bagna nel suo riflesso potrebbe sembrare un po’ troppo crucciata e ripiegata su se stessa, si malinconicamente perduta nella sua immagine!Mi piace questa immagine perché sarebbe la spiegazione del suo pulviscolo che ad una certa ora ne sbiadisce i contorni… ad ogni modo se si smette di pensare a Venezia come una malinconica signora che passa tutto il suo tempo a rimirarsi e a cercarsi nei suoi riflessi, e si pensasse a lei solo come una città allora sarebbe perfetta per gli amanti e gli amori che amano il brivido della clandestinità: canali e vicoli sembrano studiati ad arte per inseguimenti instancabili! Un bacio!
Ho letto ieri e ho letto oggi, guardando Venezia cosi` lacustre e i tuoi occhi giocherelloni. Il sorriso balla nei tuoi occhi anche quando sei sobria. 🙂 E meno male che non lo sei spesso! :))
Le gare di cucina hanno bisogno di giurati come te che fanno diventare tutto un gioco. Altrimenti, la serietà sarebbe troppo gravosa e i piatti perderebbero colore.
Sono salita anche io su una gondola e girando per i vari canali ho ammirato le porte, le finestre, i colori, che bei colori! D`estate starei su quel gradino con i piedi nell` acqua guardando le gondole al tramonto e facendo fotografie. Viste dalla tua altezza, le immagini di Venezia sono bellissime! 🙂
Un forte abbraccio, a presto!
Ulica 🙂
Ulica io penso tu mi conosca benissimo 🙂 è vero io sono ‘ebbra’ anche da ‘sobria’ e in genere me lo dicono proprio le persone che mi conoscono bene e che accettano divertiti le mie stravaganze senza giudicarle. Hai avuto un’ idea geniale che mi piacerebbe condividere con te: ma quanto sarebbe bello fare due chiacchiere insieme sedute su un gradino con i piedi a mollo?Potremmo aspettare di vedere se spunta la coda di una sirena!:-) Ti abbraccio forte anch’io!
Ecco, alla coda di sirena non ho pensato, mi piacerebbe! :))
È nel mio cuore da sempre! Insieme a quelle poche cose che stringo con forza per paura che volino via. È lì, che aspetta di esser guardata, ammirata e immortalata in tutta la sua bellezza. Ed oggi, la colgo da te. Io e la mia malinconia, che si ostina a starmi dietro senza mai lasciarmi, l’hanno sempre guardata da lontano. Quasi fosse irraggiungibile.
C’è bellezza in quei portoni malconci, vissuti e con chissà quale storia alle spalle. C’è una luce che brilla e che rassomiglia ai colori di questa stagione ancora incerta.
C’è quasi un sottile alone di timidezza nel portar uno strato di velo e poggiarlo leggero sugli occhi.
Sei bella tu, in ogni scatto.
Ed è una gioia per il cuore leggerti…:)
Melania grazie ma bella sei tu ogni volta che scrivi!:-) Mi fa piacere tutto quello che sei riuscita a scorgere nelle foto e nella Venezia che mi ha accolto!:-) Un abbraccio!
Cara Laura, quando leggo un tuo post le immagini e i racconti mi accompagnano per giorni. Ti ho immaginata in tutte le versioni proposte e sempre ti ho vista bella. Mi hai fatto divertire e sognare e dondolare e soprattutto mi ha contagiato un profondo senso di benessere!
Vale bella non sai che piacere sapere di averti fatto dondolare un po’ sulle acque di Venezia 🙂 Ma ancor di più mi ha fatto piacere che tu fossi con me nei giorni precedenti alla mia partenza, condividendo entusiasmi e aspettative per qualcosa di nuovo!Bacio gigante a te e Ingrid!:-)
Laura mia cara, tu sei sempre pari alle canzoni della buonanotte che mia madre mi cantava da piccola. pari addirittura a quella del chicco di caffè, che da futura amante di tutto ciò che concerne il cibo, pur non capendola, non poteva che essere la mia preferita. Ed era inevitabile continuare a ripetere “ancora, ancora…” fino ad addormentarmi, come è inevitabile farlo con te. Ecco, grazie di essere sempre il chicco di caffè della mia buonanotte.
“Ninna nanna mamma
insalata non ce n’è;
sette le scodelle sulla tavola del re.
Ninna nanna mamma
ce n’è una anche per te
dentro cosa c’è
solo un chicco di caffè”
Cara Marta ma lo sai che non conoscevo questa ninna nanna? io per una notevole differenza d’età che mi separa da te ero rimasta ferma a quella di Pinocchio che poi è rimasto il simbolo della maggior parte dei mie ricordi e delle storie che mio nonno mi raccontava per farmi addormentare, col risultato che poi si addormentava sempre lui prima di me :-).
Ad ogni modo quello che più in assoluto mi piace è sapere il modo in cui mi leggi: e cioè associandomi ad un momento di tregua e di relax dalla quotidianità, che è dall’altra parte l’unica modalità che io concepisco per scrivere 🙂 Ti abbraccio forte!
Interrompo la mia visione solitaria di Downton Abbey mentre gli uomini casa dormono- entrambe cose rare- per venire a trovarti, dopo il fortuito ritrovamento dei biscotti e la torta buonissima di quella Sophie mi sono un po’ assopita, male io, molto male. Per fortuna quello che “ritrovo” mi piace sempre, mi piace forse pure troppo. Hai un talento eccezionale Laura, vorrei poterti leggere tutte le sere.
Margherita mi piace che tu fugga da queste parti mentre i maschi di casa dormono profondamente 🙂 Sul ritrovamento misterioso dei biscotti ho seguito delle piste e tutte per ovvie ragioni fanno pensare allo zampino di quel baffo dello sceriffo… aspetto ispirazione per scriverci un post tutto dedicato a te!;-) Riguardo al tuo esserti assopita per me sarai sempre una giustificata d’eccezione 🙂 figurati io in questo periodo sono assente ingiustificata da tutti e pur non facendo nulla di diverso rispetto alla mia solita ordinaria vita, annaspo sempre e comunque. Ad ogni modo mi pace sapere che quello che ‘ritrovi’ ti piace sempre e il fatto che tu me lo dica mi sprona ad esserci e a non assopirmi troppo anch’io 🙂 Grazie mille e un bacio a voi tre!