“Al Dio biondo”

Un giorno di un anno abbastanza lontano da qui, complice la mia cara amica Barbara, decidemmo di dare un titolo al libro che non ho mai scritto: “Il dolce è con le mele, se il secondo è un arrosto!”.  Un senso c’era, ma lo cogliemmo in due. 

Ad ogni modo però giorni fa ero senza dolce, così le mele (le cotogne del redivivo albero russo) le ho messe direttamente nell’arrosto. 

E non per ‘vandalismo’, avrebbe detto mia nonna Irma, ma ‘non avrei mai creso’, avrebbe detto Stefano lu ciavàje, una tale bontà… ‘al Dio biondo’, avrebbe detto mio nonno Osvaldo. 

Quanto a lui, mia madre proprio oggi al telefono mi diceva: “Immaginatelo portare indice, medio e pollice alla bocca a mo’ di bacio” dopodiché ecco l’ovazione a questo perfetto sconosciuto del Dio biondo.  

Sono cresciuta in una famiglia così: ognuno con la propria frase a effetto. Veramente del Dio Biondo parlava molto bene anche Nino, l’altro nonno. 

Lui e nonno Osvaldo non avevano molto in comune a parte il Dio Biondo da ringraziare ogni volta che le due mogli sfornavano qualcosa di così buono, da dover ringraziare il sacro e il profano che venivano all’occorrenza. 

“Si, ma che significa?” Ho chiesto a mia madre e lei, come tutte le volte succede, è stata molto chiara in merito.

“Niente, assolutamente niente!”

Insomma non è che le cose debbano per forza avere un significato, ma è pur vero che a casa mia tutto ciò che viene “al Dio biondo” è sempre stato osannato.  

Quanto all’arrosto, mi piace sempre cuocerlo. Possibilmente in casseruola, possibilmente sui fuochi per far posto nel forno a qualcos’altro di buono che cuoce: ad esempio il dolce. 

Il procedimento di rito è sempre lo stesso: l’arrosto va prima sigillato lato per lato su fiamma vivace. Solo dopo ha senso spennellarlo con un battuto di erbe a piacere o anche grani di qualunque genere: senape?pepe?Dite vobis!

Se si opta per una cottura con la frutta: mele, prugne, amarene si è già su una  strada senza ritorno, che è quella agrodolce. In questo caso, del buon vino bianco andrà più che bene per sfumare il tutto.

Ma una volta a tavola, per favore, si va di rosso né di bianco, né di acqua: “Che l’acqua è pe’ i perversi… – avrebbe detto pure ‘vattelappesca’ dei miei cari – … e il Diluvio lo dimostrò!” 

mele cotogne a grappolo

la pulitura delle mele cotogne

Mele cotogne

Ricetta dell’arista di maiale alle mele cotogne

Ingredienti (per 4persone):

  • 700 gr di arista di maiale 
  • 8 mele cotogne medio piccole
  • 1 bicchiere di vino Bianco
  • 1 bicchiere di olio evo
  • 1 bicchiere d’acqua o di brodo vegetale
  • 1 cipolla medio piccola
  • due rametti di rosmarino
  • sale integrale qb
  • 2 foglie di alloro

Procedimento:

  • Legare l’arista di maiale con dello spago da cucina e asciugarla con della carta assorbente
  • Portare l’olio, messo in casseruola sul fuoco, alla giusta temperatura per sigillare la carne in ogni suo lato
  • Dopo aver terminato questa operazione, togliere la carne e lasciarla riposare in un piatto, giusto il tempo di scottare nella stessa casseruola la cipolla e le mele.
  • Nel frattempo spennellare sulla carne un battuto di rosmarino con olio evo e sale.
  • A questo punto ricollocare la carne al centro della casseruola disponendo le mele ai lati e sfumare con del vino bianco.
  • Abbassare il fuoco, aggiungere due foglie di alloro e un bicchiere d’acqua.
  • Controllare la cottura assicurandosi che i liquidi sul fondo non siano del tutto assorbiti, in caso contrario aggiungere altra acqua.
  • Dopo 30′ l’arrosto sarà cotto.   

10 thoughts on ““Al Dio biondo”

  • Lauré se tu suonassi alla mia porta, in questo preciso momento, ed io venissi ad aprirti, oderesti un sobbolir famigliare ed un profumo che di sicuro non ti potrebbe ingannare! Ché, nonostante qui, manchi il ‘redivivo’, quel ch’é certo è che mi pervenga comunque la materia prima… un po’ abbacchiata ed abbattuta, un po’ malconcia, direi vissuta, ma così abbondante e profumata che io comunque ne sono grata…
    ”Se telefonando, io potessi dirti ARRIVO, ti chiamereiiiiiiii” e, soprattutto verrei lì con un mio barattolino profumato e color corallo…. e so che ti troverei pronta con una bella fetta di pane appena sfornato (che un po’ di glutine per un pane si può comunque scomodare) ed insieme anche noi diremmo grazie ‘al Dio biondo’… Ne sono certa.
    Questa me la segno perché il maiale non mi manca e le cotogne neppure, che per carità la confettura è buonissima, però anche una preparazione diversa non guasta !
    Ah quanto mi piacerebbe conoscere nonno Osvaldo e tutta la combriccola… Un bel po’!
    Bene… E’ giunta l’ora, vado a racchiudere la meraviglia negli scrigni di vetro…
    Un abbraccio forte Lauré.
    Manù.

    • Guarda Manù che se tu mi dicessi ARRIVO io ti chiamereiiiiiii e soprattutto ti proporrei un menù a base di cotogne perché lo so che tu ci staresti!:-D e poi ti direi pure che per te mangerei una fettina di pane proibito perché sono certa che il glutine si farebbe da parte e per te i miei anticorpi lo metterebbero a tacere!:-D
      Purtroppo Nonno Osvaldo se ne andato appena io sono uscita di casa, temeva di non rivedermi più tanto spesso e allora un giorno mi regalò i suoi libri di cucina (gesto che all’epoca non capii) ma oggi so che la sapeva lunga e già intuiva quali sarebbero state le mie ‘derive’ più felici:-D
      Ovviamente ti sarebbe piaciuto tanto!
      TI abbraccio forte forte sempre Manù!

  • E per quel “Dio Biondo”, ora so con assoluta certezza che in cucina io e te non si potrebbe litigare su come far le cose, nemmeno se ci impegnassimo.
    Lauretta mia, in quella foto (autoscatto?) sei così bella che mi sciogli il cuore. Ma così tanto che vorrei poterti dare i miei occhi per un paio di minuti, giusto per vederti.
    Che dal gambero qualche tempo è passato, ma le vicende della tua epica famigliare mi conquistano ogni volta di più.
    Ciao -Luna- bella !!!

    • Rebecka cara,
      Io mi sciolgo quando qualcuno mi ricorda per quel ‘gambero’ che ero 😀 e non sai che piacere quando persone ‘storiche’ come te che ci sono sempre state continuano a seguire le nuove ‘vicende’ proprio di quel carapace lì 😀
      Io in realtà un giro con i tuoi occhi me lo farei volentieri anche per portarti nella mia cucina e farti vedere tutto quello che mi circonda, sono certa passeremmo ore a chiacchierare davanti un buon dolce.
      Ma anche un piatto di baccalà ci starebbe bene!;-)
      TI abbraccio!

  • E’ troppo bello leggere i tuoi racconti e le tue vicende, ed è speciale ammirare le tue foto così tue, così fresche, così belle. Grazie 🙂
    Un abbraccio
    Ilaria.

    • Grazie Ilaria, anche io ammiro tanto il tuo modo di raccontarti, perché c’è dentro la ricerca di uno sguardo che guarda ‘dentro’ le proprie cose e mai fuori. Questo in te c’è sempre stato e a me piace tanto!
      😀

  • Sei speciale cara Laura. È meraviglioso leggere le tue storie del presente ma legate al passato con maestria e sentimento. È tardissimo ma questa vicenda non potevo rimandarla a domani o domani l’altro, non ce l’ho fatta. Toglimi una curiosità senza ammazzare un desiderio: il titolo al tuo libro, insieme alla tua amica Barbara, glie lo hai dato ed è anche molto bello e il libro? quando possiamo averlo nelle nostre case così da averti sempre vicina con le tue vicende e ricette o ricette&vicende?

    • Elvira il libro non so ma mi rilasso all’idea che con te posso parlare addirittura delle mie ‘vicende’ nella nostra lingua preferita… “mi scti a capì?” 😉
      Grazie mille a te sempre per il tuo incoraggiamento e soprattutto per il tuo affetto!

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