Un minestrone è ‘solo’ un minestrone a meno che non si sia così sentimentali sull’argomento da cominciare a dedicarvisi con il dovuto anticipo. E’ una questione di puntualità: io, ad esempio, a giugno ho piantato tre zucche.
Poi nei mesi successivi sono arrivate anche le cipolle, la cicoria, la bieta e tutto quanto potesse darmi una certa tranquillità personale, nell’attesa del primo freddo autunnale.
Ma la verità è che l’idea di un minestrone non ha mai fatto parte di una mia educazione sentimentale: mia madre infatti, si è tenuta ben lontana dalle angosce di un categorico rifiuto da parte mia e di mio fratello, e se proprio non se ne poteva fare a meno preferiva chiamarlo per la pace di tutti ‘passato di verdure’. Forse perché così ci piaceva di più.
O forse perché ‘frullare’ e ‘passare’ e ‘omogeneizzare’ negli anni ottanta era un automatismo celebrale: ne è testimone un’ampia generazione di giovanissimi, compresa me, che ha preferito al vivace particolarismo di un mirepoix, una monocroma brodaglia.
Ancora oggi mi chiedo quanto sia stata dura la vita dell’insalata russa, incolume, nel bel mezzo della tendenza ‘pureiforme’ di quegli anni, ma ad ogni modo, e a parte questo, di minestrone a casa mia non si parlava neppure: a meno che non ci fosse l’urgenza di una impellente purificazione da stravizio e un ‘penitenziagite’ da espletare.
A casa delle nonne invece c’era un basso profilo: “O questa minestra o questa minestra”.
Il minestrone era servito ‘sine cura’ nell’unica veste concepibile a chi era uscito dalla guerra ‘con lo stomaco della guerra’: ricco di verdure a pezzi e filamenti poco attraenti e tutto veniva risolto spartanamente: “Mettici tanto parmigiano sopra, così non fa impressione!”.
Un consiglio utile a chiudere gli occhi e ingurgitare, senza farsi troppe domande sull’identità dei vegetali inermi e scoloriti da un’estenuante cottura.
Poi però, come spesso capita quando si prendono a riconsiderare le cose da un altro punto di vista, mi sono ritrovata adulta e bucolica al tempo stesso, con la fortuna di osservare le verdure dell’orto direttamente dalla finestra della cucina: una postazione interessante per rivalutare anche ‘solo’ un minestrone.
Un brodo di parmigiano prima di tutto
In realtà che un minestrone non sia ‘solo’ un minestrone lo dice anche Massimo Bottura quando racconta di come si sia ritrovato nel giorno dell’inaugurazione del Refettorio Ambrosiano a frugare in dispensa, tirandone fuori qualche barattolo di fagioli, insieme a delle verdure e tante croste di parmigiano. Un buon inizio quello di mettere a disposizione della creatività i limiti della necessità del caso, del momento e soprattutto dello scarto a disposizione.
Ed è proprio dalle croste di parmigiano da cui sono partita anche io, per assicurarmi un brodo caldo e saporito con cui cuocere poco le mie verdure perché non perdessero colore e consistenza.
C’è da dire che con un brodo di croste di parmigiano si può fare molto di più: ad esempio un risotto come quello a base di indivia belga arancia e senape che lo chef Giovanni Tiresia ha tirato fuori dal nulla il giorno in cui è stato invitato con tutti gli studenti dell’Alma a cucinare al Refettorio.
A me però è piaciuto rimanere sull’idea di una minestra confortevole di quelle in cui c’è tutto e si preparano con niente.
Se poi si vuole fare la differenza anche a proposito di comportamenti comuni: per favore le verdure non bollitele, tostatele. Non esiste peggior vanto di chi sia convinto che per cuocere un minestrone occorra dimenticarselo sul fuoco.
Che poi le verdure debbano essere di stagione non si dovrebbe specificare, altrimenti perché chiamarlo minestrone ‘invernale’. E’ possibile tuttavia fare un eccezione per un cucchiaio di pomodoro concentrato: non è una questione di colore, quanto piuttosto di acidità essenziale per ovviare al rischio di un sapore piatto.
Ricetta del minestrone invernale
Ingredienti per il brodo di parmigiano:
- 100 gr di parmigiano; 2 litri d’acqua;
- 1 fetta di zucca di media grandezza
Per il minestrone
- 2 cipolle piccole
- 1 cespo piccolo di bieta (nel mio caso bieta rossa)
- 2 patate piccole
- Una manciata di foglie di cicoria
- 1 barattolo di fagioli borlotti
- 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
- 4 cucchiai di olio evo
- 1 spicchio d’aglio schiacciato
- 2 foglie di alloro
- Sale qb
Procedimento
- Portare a ebollizione l’acqua insieme alle croste di parmigiano, non appena quest’ultimo sarà sciolto filtrare e mettere da parte.
- In una casseruola riscaldare l’olio con uno spicchio di aglio schiacciato. Rimuovere l’aglio e nel frattempo tostare tutte le verdure ridotte in una dadolata.
- Aggiungere i fagioli dopo averli sciacquati sotto l’acqua corrente e privati dalla loro salamoia.
- Quindi aggiungere il brodo di parmigiano e le verdure a foglia larga, precedentemente sminuzzate.
- Aggiungere due foglie di alloro, il pomodoro concentrato e il sale.
- A questo punto cuocete per 20’ a fuoco basso, finché le verdure non risulteranno ben cotte.
- Lasciar riposare il minestrone il tempo necessario perché si insaporisca e si addensi ulteriormente. Se la componente liquida dovesse ridursi eccessivamente in cottura è possibile aggiungere dell’acqua calda.
- Servire caldo o tiepido a seconda dei gusti, con una spolverata di parmigiano pepe e una piccola aggiunta di olio a crudo.
Oggi il mio buongiorno inizia da qui…mentre sorseggio il cappuccino sogno il tuo minestrone! Talmente bello e buono che lo mangerei subito 🙂
Come sempre è avvincente leggerti e le tue foto sono bellissime!!! E tanto tue 🙂
Un abbraccio cara Laura è sempre un grande piacere passare del tempo qui…
Ilaria
Cara Ilaria e allora non posso fare a meno di dirti che il mio primo buongiorno lo dedico a te, che mi strappi un sorriso ogni volta che mi dici che le mie foto sono ‘tanto mie’ 😀 Lo sai quanto mi fa piacere!
Io in realtà la immagino bene la tua colazione da quando i miei occhi sono letteralmente rimasti incollati sulla tua ultima torta con le pere e veramente anche sulla bella luce domestica che tu riesci a catturare benissimo!
Per questo motivo penso che le tue foto siano bellissime e soprattutto tue!;-)
Lauretta!
Del mio mangiavo tutto tranne dei non bene identificabili “pezzi viola” (e pure un po’ viscidi) che ancora oggi mi domando se fossero tocchetti di rape…
Ad ogni
Modo, la storia del formaggio (grattugiato e sotto forma di crosta), mi fa pensare a “me ne faccia una porzione, Grana sopra e sotto…” ;), e camuffato così (anche se il tuo non ne ha bisogno) credo si possano convincere un bel po’ di genti… 😉
Rossella bella esatto ‘grana sotto e sopra’ mi sembra un compromesso meraviglioso soprattutto per una come me che mette parmigiano a strati mentre mangia 😀
Chissà perché il minestrone di una volta ci rendeva tutti così attenti all’individuazione del particolare, certo è pur vero però che si prestava ad un gioco di identikit: le verdure erano così stracotte da cambiare colore e forma 😀 come quei pezzettini viscidi viola (sarà stata cipolla rossa?)
Sono sempre felice di vederti da queste parti!:-D
Sarà che io ho sempre adorato le minestre, i minestroni immagino il profumo e il sapore del tuo minestrone dai colori vivaci e autunnali con il trucchetto da vera intenditrice: la cucchia di parmigiano. Però non vale cara Laura, giochi sporco! io dalla finestra della mia cucina vedo solo fiori, piante fiorite(camelie invernali e helleborus in questo periodo) e la vedo dura preparare un “buon minestrone” con quello che passa il convento e poter dire a chi non ama le brodaglie purgative(☺️☺️☺️) o sa minestra o sa finestra!
E’ vero Elvira con camelie invernali e helleborus può essere complicato ma il segreto non è dire: “…o sa minestra o sa minestra” come diremmo noi abruzzesi ma “…mettici sopra tanto parmigiano, così non fa impressione!” 😀 😀 Ti abbraccio forte!
È sempre bellissimo passare da te. Ti abbraccio Laura bella
Eccomi qui che mi sistemo…. Perché per te Lauré, lo sai, mi devo SISTEMARE: sedermi, con la testa vuota (cioè piena ma vuota di pensieri che alterino e offuschino la mia minima funzione cerebrale) e la possibilità di scrivere come piace a me.
Ci tenevo a dirti però quello che penso … Secondo me Lauré ogni essere umano che viene al mondo dovrebbe passare per un minestrone a pezzi, o comunque per qualsiasi cosa possa far comparire una smorfia di disgusto mista a rifiuto sulla faccia dell’infante; né va della sua crescita personale, della sua formazione come persona priva di pregiudizi verso il nuovo, il poco ”appetibile”, lo scolorito e l’indefinito….
Io sono cresciuta dai nonni e coi nonni (materni: lui il sugo top e lei il panino con la mortazza al mare e tutta la cucina super che si poteva), però c’erano due leggi imprescindibili:
1. prima di rifiutare assaggia sempre;
2. ” o mangi sta minestra o mangi sta minestra” e…
finché non hai finito sta minestra stai al tavolo e non ti alzi!
Questo ultimo piccolo corollario era una specie condor posizionato sulla spalla di noi bambini: tutti noi 3 fratelli abbiamo provato tanto dispiacere ed anche un po’ di commiserazione per il povero Francesco, figlio del medico della casa dove nonna prestava servizio, che da piccolino stava fino le 4 del pomeriggio al tavolo perché non voleva mangiare. Ora, con noi ”lupacchiotti” non era necessario arrivare a tanto, perché, soprattutto il ”cucciolo”, mangiavamo la qualunque; certo! c’erano cose che non ci facevano impazzire, tipo i broccoli o la cicoria o non so, però siamo cresciuti a osso buco e piselli, spezzatino con le patate, baccala in umido, e persino la lingua della vaccina che, cucinata come un arrosto, è buonissima! Ah! e non pensare che i piatti ”passati” fossero tanto più ”buoni”, perché nonna faceva il sugo coi fagioli per la pasta e lo passava al passaverdure perché al nonno piaceva di più (non per farcelo piacere a noi ehehe) e quella robina pastosa che diventavano i legumi non credere fossero una gran bontà.
Quindi viva i nonni che hanno fatto la guerra, con gli stomaci di guerra che, con il loro pragmatismo, ci hanno insegnato a confrontarci con quello che NON ci ispira, perché poi da grandi ci ritroveremo così, adulte un po’ bucoliche che riconsiderano un minestrone osservandolo semplicemente dal balcone!
E questo lo dico io Lauré, che tu lo sai ve’? quante cose io abbia riconsiderato in questo ultimo periodo!
Bene.
Queste sono le giornate perfette per un minestrone così e quindi, non mi resta che mettermi comoda, mondare le verdure, metter su il brodo e via…. ”grana sotto e grana sopra” (che mi sembra più la mia modalità preferita di gelato: panna montata dentro il cono, bacio (o stracciatella), nocciola e panna montata sopra!)
Mo’ me posso dis-spianà!
Ho fatto il mio sermone del sabato!
ah, ps: io e mio fratello ci litigavamo pure il collo del pollo arrosto! (quello tra di noi ce lo tiravamo tutti i giorni! ahahaha).
ti abbraccio forte.
Manù
Manùùùù!!!!Ti sei fatta attendere ma mi hai servito un cenone di capodanno!:-D
Manù tu ci hai avuto una educazione sentimentale meravigliosa, quello che oggi si chiamerebbe miseramente ‘portfolio’ e che io preferisco invece indicare come degno ed stimabile ‘curriculum vitae’!
Santi i nonni non c’è che dire e siccome tu ci sei cresciuta sei stata indubbiamente più fortunata di me, nonostante nonno Osvaldo si impegnasse a farmi recuperare il tempo in cui non ci vedevamo.
Mia madre è stata una giovane madre, con l’entusiasmo del cibo congelato e minipimer sempre pronto a risolverci la ‘pigrizia’ da masticazione, così invece di imboccarci facevamo tutto da soli semplicemente ingoiando.
E si vede che mi ha compromesso tutto questo, perchè ad esempio al parmigiano sotto e sopra ci sarei arrivata ma a questa delizia della panna sopra e sotto il cono gelato, chi ci aveva mai pensato?
Povera me quanto ancora da imparare!
E rimpiango di non avere un ricordo come il tuo del collo del pollo da sbandierare ai quattro venti anche se ‘dicunt’ mi abbiano vista minacciare mio fratello con una forchetta per una salsiccia di fegato. 😀
Ti abbraccio fortissimo anche io!
Vedi Lauré che la base c’era … il semino era piantato…
Dio la salsiccia di fegato! <3
Ti ADORO!…
Le tue adorabili vicende e ricette. E che dire delle tue foto? Inconfondibili. Quella luce passa attraversa lo schermo, arriva e resta nel corpo, e scalda come una copertina. Anche io le verdure non le faccio tostare e questa versione mi piace. Anche se non le lascio andare per ore, che sia chiaro 😀
Ciao Laura!
Milena cara!Ma sai la verità è che anche io prima non tostavo le verdure, né immaginavo per un minestrone la premessa di un soffritto 😀 eppure ti assicuro che fa la differenza!In realtà poi questo minestrone dei ricordi aveva di sbagliato, nel mio immaginario di bambina, proprio la goffa immagine del pentolone e dei vapori di verdura bollita: l’odore che precedeva la brodaglia stracotta non era proprio dei migliori 🙂 ma sono certa che questo non sia stato il tuo caso!;-)