‘Alla carrettiera’: un modo alternativo, rispetto ‘all’amatriciana’ o ‘alla carbonara’, di condire gli spaghetti nella cucina del Lazio. Ecco come si chiamava uno dei piatti preferiti dai carrettieri che portavano a Roma il vino dai castelli. E se per naturale attrazione ho sentito l’irresistibilità di sperimentare una ricetta mai provata, resta inappagata la curiosità di conoscere la sua storia: mando un bacio attraverso l’etere a chiunque vorrà raccontarmi qualcosa di più sull’argomento, a chiunque conosca già il sapore di ‘mare e monti’ nello stesso piatto.
Perché poi, l’aspetto che mi ha affascinato di più è stato proprio l’abbinamento dei funghi secchi con la ventresca di tonno, legati insieme in un sughetto dolciastro molto accattivante: di quelli rossi rossi e vivaci tipici dell’estate, in cui la spolverata di pecorino si sostituisce piacevolmente a quella del prezzemolo fresco tritato.
Ecco diciamo che a questo capolavoro della cucina romana che sa fare di piatti semplici veri e propri ‘cavalli di battaglia’, io una piccola modifica l’ho apportata preferendo agli ‘spaghetti’ dei carrettieri, quelli ‘alla chitarra’ più spessi e così adatti ad un palato ‘ignorante’ come il mio!
Un’altra cosa: a corto di storie mi piacerebbe essere almeno prodiga di buoni consigli e allora, riguardo questa ricetta, invito al generoso riempimento del piatto, per il piacere degli occhi, della gola e della pancia in virtù di un subitaneo appagamento che non necessita di bis.
Ricetta “Carrettiera” tratta da “La cucina di Roma e del Lazio” di M.T. Di Marco e M.C. Ferré
Ingredienti (per quattro persone): 400gr di spaghetti (io, spaghetti alla chitarra); 400gr di pomodori pelati; 50 gr di funghi porcini secchi; 100 gr di ventresca di tonno in scatola; 4 cucchiai di olio evo; 1 spicchio d’aglio; sale qb; prezzemolo.
Procedimento: mettere a bagno i funghi secchi in acqua fredda per almeno 1h, quindi sgocciolarli, sciacquarli e tagliarli finemente. In una padella larga, soffriggere l’aglio pestato, l’olio, aggiungere in seguito i funghi, poi il pomodoro. Mescolare con cura e lasciare andare, a fuoco basso, per qualche minuto. Quando il pomodoro sarà cotto aggiungere il tonno sgocciolato e spezzettato, lasciare insaporire ancora qualche minuto. Se necessario aggiustare di sale. Cuocere la pasta al dente, rovesciarla in padella e saltarla con la salsa sul fuoco per qualche minuto. Servire con una spolverata di prezzemolo tritato finemente.
Sarei curiosa anche io di ascoltare questa storia, mi metto seduta accanto a te pronta a capire quanta strada hanno fatto quei carretti e chi ha inventato questo abbinamento mari-monti tinto di rosso che mi ispira… ammetto di non aver mai sentito questo tipo di piatto, ahi ahi, devo fare ripetizione di cucina romana! 🙂 Gli spaghetti alla chitarra, oltre a piacere a Teo per ovvi motivi musicali, eheh, li uso a volte per la carbonara, sai? Quindi i fili si intrecciano comunque…
non lo conoscevo questo piatto ma qui non si finisce mai di imparare quindi studio e metto da parte con l’idea di provarlo presto! un bacione cara
Anch’io il piatto non lo conosco. Il mare è monti mi piace, usavo funghi e gamberi, ma questo non l’ho mai assaggiato. In compenso mi hai ricordatp che ho avuto in regalo una chitarra per spaghetti. ……..quindi é un Segno! , Devo provarli facendo anche la pasta!!
ciao
Francesca
Frà e allora lo sai che facciamo?ci sediamo una accanto all’altra e tra una chiacchiera e l’altra aspettiamo chi vorrà delucidarci sull’argomento…o al massimo faremo un po’ di posto a chi si vorrà sedere accanto a noi!;-)
Chiara
pensa un po’ la mia sorpresa, io che ero convinta di aver assaggiato tutto, ma proprio tutto della cucina del Lazio!E invece…
Franci e Vale
A ma allora anche tu credi in questi segnali?diciamo pure che in genere è questa la ‘segnaletica’ con cui passo da una ricetta piuttosto che un’altra!;-)
Anche io ho un palato ignorante e con questo sughetto saporito preferisco
la chitarra o addirittura il così detto “rintrocilo” lancianese che non è altro che
lo spaghetto alla chitarra dieci volte più spesso.
Immagino il profumo e il sapore!……… Da mangire anche adesso che è ora
di colazione!
per il momento mi devo accontentare della fotografia, manco a dirlo, stupenda che hai fatto.
Mi piace molto il piano d’appoggio che hai usato, è adattissimo ad accogliere
le ricette regionali antiche e “ruspanti” che hanno una storia………
In questo caso anche io mi siedo ad aspettare con voi chi potrà raccontarci
questa favola……”vera”. Brava! Un abbraccio stretto!
Antonella
…ah il rintrocilo!potessi farci colazione, lo mangerei subito!Comunque siediti pure se ti va, che prima o poi qualche romano spunterà fuori a raccontarci qualcosa di più… insomma io avevo pensato che con la promessa di un bacio di potesse fare… :-/