Qualche settimana fa, mentre io passeggiavo tra i banchi, alla ricerca delle parole giuste e dei collegamenti più plausibili tra Lucano e Virgilio, ma anche Virgilio e Dante, se non addirittura Plinio e Leopardi, Veronica vincendo tutta la sua timidezza, con un filo di voce, m’interrompe e: “Prof, quando si stancherà della sua sciarpa, quando deciderà di disfarsene per sempre, si ricorderà di regalarmela?” – mi dice.
E allora io, senza interrogarmi troppo su quando mi ‘sarei stancata della mia sciarpa’, addirittura da ‘disfarmene per sempre’, l’ho sfilata dal collo e l’ho avvolta attorno al suo. Lì è rimasta per tutta l’ora di latino e lì la vedo tutte le volte che a lei piace indossarla. E’ andata semplicemente così.
Si è trattato di un gesto di ‘comunione affettuosa’ che è bello concedersi, ogni tanto con i ragazzi, in totale gratuità. Certo, se l’occasione lo consente. Quando, cioè, la miscela di umanità e autorevolezza non rischia di scivolare nella confidenza fuori luogo, ma addirittura accresce la stima e il rispetto reciproco.
Poi a questo episodio ne è seguito un altro, che mi ha dimostrato come ad una generosa spontaneità possa seguire una grata e inaspettata riconoscenza: proprio quella, insomma, che la mia timida alunna mi ha ‘insegnato’ il giorno in cui, in un imbarazzo divertito, mi ha regalato il più bel libro di cucina sfuggito alla mia attenzione! “Papaveri e pistacchi”, un titolo che ho subito sentito, per qualche inspiegabile ragione, rappresentativo di un mio modo di essere: forse il ‘rosso’ papavero… forse il ‘verde’ pistacchio… forse gli stessi colori della mia sciarpa!Non saprei. A ogni modo ho scartato il mio omaggio tra sorrisi divertiti e promesse di ricette da eseguire per tutti loro e di assaggi da condividere magari nell’ora di ricreazione.
Così ecco arrivato il momento di onorare questa bella storia:si tratta della prima ricetta con cui ho pensato di inaugurare una lunga serie di esperimenti altrettanto interessanti. Ecco in questo caso veramente si trattava di gnocchetti di castagne in salsa di noci, ma la voglia di essere immediata nell’esecuzione della pasta, mi ha spinta ad optare per una gestualità più rapida e gli gnocchetti hanno lasciato il posto alle pappardelle. In questo modo credo di aver riconfermato, ancora una volta, l’antica preferenza di ‘discendenza paterna’ per formati di pasta ‘lunga’ e per tutto ciò diventi ‘gomitolo in crescita’ attorno i rebbi di una forchetta.
Un’altra preferenza: pasta fresca, se possibile, senza uova!Ecco il bello di questo libro, ci sono tutti gli imperativi categorici della mia cucina messi ‘nero su bianco’ a posta per me. E se si è colti da un narcisismo egocentrico, come spesso a me capita, certo che è facile pensarlo!
Così, complice questo freddo pungente, l’altro giorno ho aperto il barattolo della farina di castagne, che la mia adorabile cognata mi aveva regalato qualche tempo fa, e la cucina si è riscaldata di colori autunnali così buoni da non sentire affatto la mancanza della primavera. Finché si può, perché no?
E allora chi si dovesse far tentare da questo abbinamento forse un po fuori stagione (…forse no), sappia che la particolarità suggestiva di questo piatto è tutta nel contrasto della dolcezza della farina di castagne e il sentore amarognolo delle noci.
Ricetta Pappardelle di castagne in salsa di noci liberamente tratta da “Papaveri e Pistacchi” di M. Beltrame e G. Notarbartolo
Ingredienti (per 4 persone): per la pasta, 150 gr di farina di castagne; 150 gr di farina 00 per pasta fresca; farina di semola qb; sale qb; acqua qb.
Per la salsa: 130 gr do noci; 50 gr di parmigiano; pepe; 1 cucchiaio di ricotta (per stemperare) o latte; acqua di cottura qb; sale qb; timo fresco (facoltativo) per decorare.
Procedimento: versare su una spianatoia le farine e cominciare ad impastare, aggiungendo un pizzico di sale e pian piano un po’ d’acqua tiepida. Lavorare fino a ad ottenere un impasto morbido ed elastico. Lasciar riposare per mezz’ora la pasta coperta da un canovaccio.
Nel frattempo tritare le noci nel mixer fino a ridurle a una specie di farina. Grattugiare il parmigiano e aggiungerlo alle noci con una buona manciata di pepe. Mescolare il tutto con un po’ d’acqua di cottura della pasta o latte. Aggiungere la ricotta (facoltativa).
A questo punto stendere la pasta su una spianatoia ben infarinata. Per questa operazione è consigliabile la farina di semola che elimina il rischio che la pasta possa attaccarsi al piano. Una volta steso l’impasto dello spessore che si gradisce, piegarlo ‘a portafoglio’ e ricavare con tagli uguali le pappardelle.
Cuocere in acqua salata per qualche minuto e condire con la salsa, precedentemente scaldata in una padella antiaderente. Servire con foglioline di timo fresco e una spolverata di noci tritate.
Magari avessi avuto una prof come te… dico davvero, eh. Non solo dolce e giovane, ma anche “vicina”. Sì, credo che i tuoi alunni ti vedano così: vicina, senza quell’odiosa distanza che gli insegnanti di una volta mettevano, facendo appunto solo gli insegnanti, calati nel clichè. Si può essere autorevoli ma vicini, ecco. Quel regalo secondo me significa questo.
Ti immagino, conoscendoti, che esci da scuola con il libro sottobraccio, sorridendo, e lo sfogli già in macchina quando sei ferma nei semafori o nel traffico. E segni mentalmente le ricette colpo-di-fulmine, come questa.
La stoffa mi fa pensare al Natale, ma è bello pure se siamo a fine marzo… perchè mi hai trasmesso calore, con la luce delle foto, con questo piatto e con il tuo modo sempre coinvolgente di (saper) scrivere.
ps: sottinteso che sono curiosissima di vedere questo libro! 🙂
Leggendo la storia di come è nata questa ricetta…credo che non abbia stagionalità e quindi non è affatto fuori luogo…anzi con questo tempaccio è molto molto invitante!!!
Un bacino a te e uno a Marta!!
Francesca
cara Frà conoscendomi bene, hai azzeccato pienamente la situazione ‘del dopo’, se non per un particolare: ero in metro, talmente presa dalle ricette che invece di scendere alla mia fermata mi sono ritrovata a Conca d’Oro…meno male non si trattava del capolinea di Rebibbia!
Chiara
Ehi zietta novella, Marta è un amore come sicuramente sarà il suo futuro fidanzato… Pietro!;-) un bacio tra zie!
E poi le pappardelle sono come tante piccole sciarpette! Altro che gnocchi
Priscilla
è vero!!!!!!!!!!!!!!Ma quando ci vediamo, io potrei farti tante sciarpette nel piatto!;-)
Ciao Laura, dato il tempaccio quest’avvolgente ricetta condita con la tua bellissimma storia mi riscaldano l’anima e il cuore. Grazie!
Donatella
ma sai cosa mi è piaciuto di questa ricetta?oltre alla sua bontà, è rapida: insomma io non avevo mai fatto la pasta fresca eppure tempo un’oretta e tutto era in tavola 🙂
Un bacio!
Sono anni che non faccio la pasta fresca e dire che mi piace così tanto impastare e dare forma… Mi hai convinta, la prossima volta farò le tue pappardelle 🙂
Donatella
cara Donatella se le tue mani già conoscono l’arte 🙂 vedrai sarà un gioco da ragazzi e poi non c’è uovo!!!Per me questo è stato veramente entusiasmante: creare una pasta così buona dall’unione di due semplici ingredienti, farina e acqua!Fammi sapere come va!:-D