Ognuno dovrebbe annotare le sue parole preferite su un taccuino. Un modo come un altro per prendere una posizione, per prenotare una parola e decidere in che modo ‘presentarsi’ quando ci si esprime. E allora io, ad esempio, se apro il mio taccuino mi accorgo che ‘cominciare’ mi piace di più di ‘iniziare’ e che ‘raccontare’ invade sempre il campo del ‘dire’, un po’ come il ‘ricordare’ che addirittura si sostituisce a ‘sognare’. Ma se in queste parole c’è tutto l’ ‘infinito’ delle mie azioni preferite, ce ne sono altre inspiegabilmente evocative: quelle che mi trasportano anche senza una ragione, che bisogna inseguire per non perderle per strada e sillabare fino allo strenuo per capire dove portano. E io così ho fatto con “Tarassaco’’, quando ho capito di essere rimasta impigliata sul suono di ogni sillaba ben scandita: ta-ra-ssa-co, ta-ra-ssa-co! Ecco in realtà, non sono ancora riuscita a stanare la motivazione del mio divertimento nel ripetere una delle parole più recenti della mia quotidianità: perché il tarassaco, in effetti, è entrato nella mia quotidianità proprio come sa fare un’erba infestante e da quel momento si presenta alla mia attenzione ovunque io vada. Sui bordi delle strade, sotto l’albero di pere, sul confine, al di là della casa di Umberto e Franca e anche quando raccolgo un fiore, se quello si presenta giallo e morbido come un pompon da “bo-ro-tal-co”, bene quello è “ta-ra-ssa-co”.
E così allora di tutto questo parlare, ‘sparlare’ e ‘straparlare’ (a chi legge la scelta!) questa volta mi è piaciuto sottolineare la parola (non si era capito vero?) più della ricetta. Perché se c’è il tarassaco, qualunque ricetta va bene!Ecco nel mio caso ad esempio si è trattato di focaccia, perché la mattina mi era capitato di impastare e rimandare a destinazione serale, l’idea di un condimento. Poi lungo la mia strada sono comparsi i fiori gialli e il tarassaco è finito sulla focaccia. Quale ‘gusto’ negli incontri inaspettati… il mio sorriso è una prova sufficiente?
Ricetta “Focaccia con tarassaco” tratta da “Il vocabolario, la strada, l’occasione che rende l’uomo ladro… di tarassaco”
Per la focaccia, la ricetta è tratta dal terzo impasto di Bonci (quello con lievito madre).
Per il condimento (dosi per farcire due focacce grandi): tarassaco (in base al quantitativo di focaccia, nel mio caso 2 teglie grandi); 1 salsiccia; olio e sale qb; 1 spicchio di aglio; rosmarino e fiori di rosmarino (questi ultimi facoltativi, per decorare).
Procedimento: mondare il tarassaco, sbollentare in acqua salata, quindi ripassare in padella, dopo aver fatto soffriggere aglio e una salsiccia sbriciolata. A questo punto distribuire la verdura saltata sulla focaccia, infornare e servire ancora calda.
Te l’ho già detto che adoro passare a trovarti?
Vorrei raccogliere tarassaco e borragine con te..qui continua a piovere e ancora non riesco a raccogliere i fiori e le erbette che vorrei.
Questa focaccia però la voglio provare, so che mi piacerebbe tantissimo.
… e vogliamo parlare dei fiori di rosmarino? Semplicemente stupendi e ci stanno benissimo.
Un abbraccio mia cara, grazie per i tuoi racconti e le tue foto, trasmettono sempre tante emozioni 🙂
Rido e noi sappiamo perchè! Il tarassaco resterà sempre nei tuoi ricordi, ormai… 🙂 Io ho appena scoperto invece che questi fiori gialli che ho sempre visto corrispondono al suono della parola che ti piace tanto… li ho avuti sotto il naso da anni e mai avrei pensato potessero finire su una pizza… mi insegni sempre qualcosa di nuovo!
Ci hai preso gusto con le foto alle mani, eh? Io le adoro come ben sai! Ma dopo il nostro incontro di sabato mi tornerà in mente l’imitazione di Marco, ahaha, che poi è la stessa che fa Teo… 😛
Beh per me il tarassaco, in particolare i fiori, prima di chiamarsi così avevano un nome molto poco elegante, che non ripeterò per non sciupare la poesia del tuo racconto. Mi piace questa ricetta, recentemente il babbo ha tagliato l’erba intorno casa, se riesco a trovare qualche foglia superstite la provo!!
Ileana
si che me l’hai detto ma per favore tu non smettere di ripetermelo!;-) Non sai che bello sentirselo dire!!!!Per cui ripetiti pure come io ho ripetuto fino al divertimento la parola ‘tarassaco’!!!E io sarò felice!
ps i fiori di rosmarino solo meravigliosi come quelli dell’erba cipollina e della salvia!
Francesca
E bhè, forse avrei dovuto precisare che se si vuole evitare di ritrovarsi un rovo in gola è bene lessare bene il tarassaco, ma in questo caso devo dire che la cottura anche in forno aiuta!;-) IN realtà le foto alle mani mi sono sempre piaciute ma ecco non ho pensato mai di poter fare da modella soprattutto perché questo implica passare la macchinetta ad altre mani ancor più inesperte delle mie 🙂 Fatto sta che la campagna ‘dentro’ il blog mi ha privato di ogni inibizione o tentativo di far uscire bene le foto: sono diventata sfacciata o forse solo sciatta, nel senso che non ho più controllo su quello che scatto o quello che cucino ma allo stesso tempo è proprio questo che mi fa sentire libera 🙂
Marta
Cara Marta ma tu così mi lasci con un sospeso che stuzzica parecchio la mia curiosità… e come li chiamavi tu i fiori di tarassaco?:-D Anche l’altro gambero ha tagliato l’erba ma ormai in casa regnano nuove abitudini attorno a cui ruotano ‘strane domande’ tipo: ‘posso mangiare o devi fotografare?posso tagliare il prato o devi raccogliere per cucinare” Pover uomo!
Io ce l’ho un sospetto su come li chiamasse Marta…probabilmente piscialetto o pisciacane, nomi certo poco poetici ma squisitamente popolari che richiamano il forte potere diuretico di questa pianta che adoro follemente quanto te, per il suono del suo nome, per il suo sapore deciso, perchè è una delle prime che ho imparato a conoscere e raccogliere, con l’entusiasmo di una bambina che con mia grande gioia ancora mi pervade a ogni nuova erba selvatica di cui faccio conoscenza. E mi ritrovo molto nel tuo racconto, è quello che mi è successo proprio di recente con la melissa…dopo due anni di caccia finalmente, quasi per caso, ne ho trovato un mucchietto ai margini di un sentiero che ho sempre percorso. Beh, da lì in poi ho iniziato a trovarla dappertutto…capito, l’ho cercata tanto, la trovo e solo a quel punto scopro che è ovunque intorno a me! Rustica e invitante la tua focaccia, mi farei una scorpacciata prima di subito 🙂
A me pare che la campagna non solo ti liberi, ma ti ispiri proprio… guarda che sorriso felice mentre stringi quel bottino verde, ancora da lessare… 😛
Della prima foto col fiore mi piace la collana di perle che si intravede sfocata… le mani di chi ha scattato non sono inesperte ma ti vogliono bene e sanno anche fare anche belle inquadrature!
Claudia
è vero ‘piscialetto’!!!!!!l’avevo sentita anch’io questa definizione e mi fa sorridere, si mi è simpatica!E mi piace anche la parola me-li-ssa che si accompagna bene insieme a ta-ra-ssa-co quasi una allitterazione!!!Quanto al resto cara Claudia non vedo l’ora di vedere i tuoi fiori di melissa e mi preparo così alla mia prossima ‘ossessione’ felice 🙂 Intanto il biancospino si essicca!;-)
Francesca
a lui è piaciuto molto questo commento e anche a me;-)
Che bel post!!! gioioso e simpatico!…….ma avevo capito che quando già c’è il fiore aperto è tardi per cogliere il tarassaco……non è vero?? Allora ne faccio scorta anch’io, non l’ho mai mangiato e ho il giardino del mio studio pieno!!
ieri sera in uno sciccosissimo ristorante giapponese a 5 stelle su un roll c’era un fiore di tarassaco… e io ho pensato “guarda un pò il piasciacane”! 🙂 scherzi a parte, non l’ho mai mangiato… vorrei iniziare! 😉 bellissimo blog… passero spesso!
Mi confesso colpevole, ammetto che, forse per la troppa fretta, non ho mai pronunciato bene il nome di quest’erba finendo sempre per pensare si chiamasse tassaraco…quanto mi vergogno 🙂 si, questo nome è decisamente uno scioglilingua, uno di quelli che ti fermi a ripetere per ore per arrivare ad interrogarti su che senso abbia il suo nome, e se si dica effettivamente così o, a forza di ripeterlo, ne hai storpiato l’ordine delle lettere (eheh ;-). Mai mangiato, ma quella focaccia così floreale e primaverile mi fa venire voglia di mangiarla subito, è un puro spettacolo per gli occhi!
ps.: le tue foto mi conquistano sempre, trovarle allegate ai tuoi post tra la blogroll mi permette di riconoscerti subito, senza aver bisogno di cercare il tuo nome 🙂
Marta
Franci e Vale
Cara Vale, mi cogli impreparata sulla presenza o meno del fiore 🙁 sicuramente però il fiore non si mangia è solo indicativo del riconoscimento della pianta e l’ho trovato sia vicino a piantine ancora tenere non superiori ai 9 cm di altezza e facili da cucinare in padella senza doverle prima sbollentare. Poi ci sono dei veri e propri arbusti belli alti, di quelli io ho raccolto solo le foglie, che però è meglio lessare bene perchè hanno bisogno di ammorbidirsi prima di essere ripassate in padella. Il fiore l’ho trovato praticamente sempre sia vicino a piantine giovani e ancora tenere, sia vicino a piante meno tenere e più ‘coriacee’ quindi non saprei effettivamente se può essere un indicatore per capire se mangiare o meno la piantina… accidenti mi dispiace non riuscire ad essere più precisa. Mi fa piacere sapere che il post ti sia piaciuto, non mi resta che augurarti buona raccolta!;-)
Serena
Grazie cara e allora anche il pompon di un tarassaco su un roll giappo!Ma hai mangiato una meraviglia anche bella da vedere allora?:-) In realtà anch’io ti ho conosciuta da poco, esattamente da quando ho scoperto niente popò di meno che siamo due ‘compaesane’ e ci piace mangiare con ‘abruzzo in tavola’. Bhè questo vuol dire che anche tu mi vedrai presto, ho una gran voglia di conoscere tutte le ragazze del gruppo!Un abbraccio e a presto!
Marta e Mimma
no!non ti vergognare e allora che dovrei dire io che ho impiantato un intero post su quanto mi piace ripetere ‘sta parola!Non ti nascondo che mentre lo scrivevo il timore era proprio quello di passare per una ‘stravagante’ un po’ eccentrica forte anche egocentrica (… stavo lì con fiore in mano e mi ci sono pure messa in posa!). No non devi vergognarti, quando ho letto il tuo messaggio ero in metro e ho cominciato a sillabare ta-ssa-ra-co per inseguire l’effetto del tuo ‘errore’ e sai che ti dico, che mi è piaciuto come percorrere un tragitto al contrario, di spalle: insomma mi ha regalato la sensazione di una piacevole vertigine 🙂 Ma ora veniamo al più bel complimento che tu potessi farmi: quello delle foto!Ma sul serio mi riconosci dentro le immagini che scatto?Perché vedi a me non è mai importato molto capire quanto fossero belle o ‘corrette’, ma solo che avessero la mia impronta e che suggerissero, anche se in una messa a fuoco sbagliata, il mio modo di essere. Che poi in genere io sono una che tende più facilmente a disperdersi nelle cose che a metterle a fuoco!Ti mando un abbraccio forte e grazie ancora per le parole!
Non credevo che un unico post potesse confondermi tanto, perchè le cose che ho amato sono talmente tante che non so quale scegliere per cominciare.
Ecco cominciare, non iniziare e ancora aggiungerei “sospirare” invece di “respirare” e “condividere” al posto di “spartire”.
La campagna non solo ti rende bellissima,ma sono perfettamente d’accordo con Francesca su una cosa che risulta davvero evidente:chi ti sta immortalando lo fa con un amore unico, traspare dalla foto.
Il tarassaco per me significa tornare alle mie pentolone di finta polenta di quando avevo quattro anni, a tutti i desideri espressi ogni volta che il tarassarco sfiorisce e alle città di fiori raccontate ai miei figli.
Ora diventerà anche la ricetta di una focaccia rubata a un’amica 🙂
Scusa se sono mancata per un po’,mi mancava questo posto!
Manuela
E’ vero come ho fatto a dimenticare di ‘sospirare’ è un modo così bello di respirare le emozioni!E ‘condividere’ è proprio quello che facciamo già: tipo quando la sera ti chiedo se ho fatto bene a impastare nuove dosi di farina per un nuovo pane 😉 Quanto a chi mi sta immortalando, non sai come mi piacerebbe presentarti a Lui 🙂 e farvi conoscere!Non scusarti Manu è così difficile avere momenti di evasione o anche di semplice riposo che non si può essere ‘connessi’ o visibili ovunque e sempre… un concetto che poi che rispecchia poco noi ‘donzellette di campagna’ no?;-) Un bacio enorme!
Da piccolina ne ero impaurita, temevo che nella notte si avverasse ciò che tutti sostenevano … e mai figuraccia peggiore potrebbe capitare ad una piccola bambina che vuol far la grande!!! Con il passare degli anni, non credendo più a molte cose, ho fatto pace con questi fiori e con tutte le loro fantastiche foglie. Qualsiasi piatto che accolga erbe spontanee (ormai mi ripeto fino alla nausea) lo sento subito mio; però ammetto che questa tua focaccia mi ha colpita dritta dritta al cuoricino. L’avessi qui non potrei fare altro che avvicinarmi con il naso per sentirne il profumo (un vizio che non riesco a togliermi) e poi prenderne una fetta, soffiare un attimo perché ancora fumante e poi perdermi nell’armonia dei suoi aromi.
Martina
Cara Martina pensa che proprio questa sera abbiamo bissato con la focaccia a base di tarassaco, adesso ho capito che è meglio raccogliere le foglie più tenere: quelle che non vanno oltre i 9 cm, sono buonissime!La cosa che più mi fa sorridere è che alla fine siamo riuscite tutte noi a parlare del nome della pianta che era in fondo proprio l’invito lanciato da questo post!A me fa così ridere pensare che il tarassaco avesse un secondo nome più esaustivo del primo!:-) Ti mando un bacio grande!
Che cosa meravigliosa hai preparato! E’ uguale al tuo sorriso!