Mi sono imbattuta nella ricetta in cui le carote incontrano lo yogurt, i pistacchi, le uvette e tutta una meravigliosa varietà di semi come il cardamomo, il coriandolo e la senape, in uno dei luoghi più trafficati e ricorrenti della mia quotidianità: la metro B.
Una situazione apparentemente identica a quella di tutti i giorni insomma: quella del ritrovarsi seduti, stipati, soffocati o ‘stratificati’ in piedi, imbottigliati, impigliati tra persone che per ovvie ragioni non si conoscono neppure. Certo si condivide un viaggio, ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s’incontrano per un secondo poi si sfuggono, inseguono altri occhi, non si fermano, a limite si assentano o si arenano in un pensiero prossimo, il più delle volte si spengono.
Ma ecco che in una situazione di questo tipo, il mio libro aperto sulla ricetta della raita è stata la curiosa occasione del ritrovarsi nel bel mezzo di una straordinaria discussione tra estranei, a riflettere sulle caratteristiche ‘aggreganti’ di questo piatto. Io, una ‘signora in rosso’, due pellegrini, una studentessa calabrese e una suora ci siamo ritrovati da EUR Fermi fino a Colosseo a scambiare presentimenti e perplessità sulla combinazione degli ingredienti. Poi, a Termini, l’arrivo di una giovane ragazza indiana, ha svelato l’arcano: grazie a lei, io e i miei ‘compagni’ di ventura abbiamo scoperto che si trattava di un piatto originario dell’India squisito e fresco, ideale per l’estate. Tre fermate dopo, salutata l’allegra brigata d’occasione, eccomi da Ester a scegliere nel mucchio di carote il ‘mio’ bouquet preferito.
Questo piatto ha confermato la sensazione di una vibrazione fresca e accattivante, propria della cucina indiana: gli ingredienti si incontrano senza pregiudizio, lo yogurt non disdegna preparazioni salate e le spezie sanno essere così convincenti che il palato facilmente si arrende. E se questo non succede sicuramente è un gran peccato! Magari è il caso di rimediare.
Ricetta “Raita di Carote e semi” tratta da ‘Papaveri e pistacchi’ di M. Beltrame e G. Notarbartolo
- 500 gr di carote; 250 gr di yogurt;
- 3 cucchiai di uvette; 3 cucchiai di pistacchi;
- 4 o 5 capsule di cardamomo;
- 1 cucchiaino di coriandolo;
- 1 cucchiaino di semi di senape;
- sale qb.
Procedimento:
- mettere in ammollo le uvette e i pistacchi sgusciati in acqua calda e nel frattempo grattugiate le carote con una mandolina.
- Preparare la salsa sbattendo lo yogurt con un po’ di sale, il coriandolo e i semi di senape.
- Aggiungere anche i semi di cardamomo, privati della loro capsula e pestati in un mortaio, per ultimo le uvette e i pistacchi tritati grossolanamente.
- Mescolate con le carote e preferibilmnete lasciar riposare in frigorifero per mezz’ora prima di servire.
Fantastico il modo in cui è nato questo piatto… spunto perfetto per un film! O un libro dal titolo “Ricette nate viaggiando”… 😉 La vita vera, quando bussa e entra anche nella nostra cucina, condisce e rende speziato tutto di più!
Cosa noto qui? Beh, il cardamomo, che mi strappa un sorriso. E poi è apparsa una luce bellissima e “pulita”, uniforme e vellutata… e una scritta! Sorrido ancora, sai perchè. E rubo anche la ciotolina sulla sfondo! 😉
ps: voglio anche io la mandolina, ricordo la tua super professional! La cerco ma non la trovo!
pps: dobbiamo parlare di Grecia, è la novità del weekend!
Gli ingredienti e le persone “si incontrano senza pregiudizio” – e questo dovrebbe essere il bello della nostra vita su questa terra. Che bell’esempio! Grazie di averlo condiviso qui, Laura.
grazie per aver condiviso con noi bei momenti della tua quotidianità 🙂 è bello vedere come un evento apparentemente comune e banale possa trasformarsi in un’occasione di scoperta, in un’esplosione di sapori e colori. Questi sono i sapori che ci attirano sempre, quindi che ben venga un contorno simile al più presto 🙂 al cardamomo, poi, non sappiamo proprio resistere.
A presto cara!
bellissimo il racconto! le ricette che escono fuori da conversazioni casuali tra persone sconosciute mi affascinano sempre, in genere mi capita però davanti a un banco del mercato -le vecchiette di Testaccio che condividono i veri segreti della cucina romanesca patrimonio dell’Unesco!- ma sulla metropolitana veramente non l’avevo mai sentita!
Evviva le carote, oggi anche da me (sono finite nella torta però…)
e tanti baci a te
Francesca
e infatti io quando sono scesa alla mia fermata mi sono sentita appunto la protagonista di una delle storie di Queneau, ma devo dire la scena fa concorrenza anche ad uno di quei simpatici films francesi in cui il banale e l’ordinario si fanno beffe dello straordinario e del surreale! Ma veniamo a noi, la scritta voleva essere la firma su una specie di ‘compitino fatto’… ecco diciamo ‘studiato’… ma che spero possa diventare più riuscito in futuro 😉 Quanto alla Grecia eccomi qua, sono con le orecchie pronte…
Donatella
Grazie cara, ed in effetti una condita ‘raita’ eravamo tutti noi su quella metro affollata!Ti mando un bacio!
Mimma e Marta
Ultimamente la mia quotidianità si fa correr dietro e io sono lì a improvvisare ricette che nascono veramente dal caso e dalla contingenza, la mia ispirazione è così: ‘mobile’ 🙂 e in verità io aspetto di potermi fermare e progettare qualcosa che richieda più tempo e che mi faccia rendere conto che sono finalmente ferma. A dispetto di questa mia aspirazione mi fa piacere vi piaccia tutto ciò che catturo a volo e ripropongo qui!;-) Un bacio a voi!
Barbara
Cara Barbara ci sono giorni in cui penso potrei scrivere un secondo blog sulle ‘storie della metro B’: ci sono personaggi che meritano tutta la mia attenzione e sui quali si dovrebbe scrivere e raccontare tutto tutto; per non parlare dei dialoghi!e si per andare a caccia di storie la metro può essere un buon cinema in cui sedersi e osservare e ascoltare 🙂 Ma in effetti se potessi scegliere altri luoghi non ti nascondo che un mercato lo preferirei di più, se poi parliamo di Testaccio bhè signora mia, deve essere un vero piacere godersi lo spettacolo delle ‘romane de roma’ all’opera dietro i banchi!Le carote nella tua torta sono meravigliose e stavo giusto per venire a dirtelo!:-)
Ma che incontri si fanno sulla metro eh? Hai fatto benissimo a soffermarti sulla ricetta…piatto splendido!!! 🙂
Chiara
visto che incontri?;-) un bacio grande!
Le storie di tutti i giorni rubano spesso la mia attenzione: mi accorgo di osservare più a lungo le persone e immaginare dialoghi, storie, intrecci, ma non lo faccio…mi tengo in disparte coi miei pensieri.
Questa ricetta sembra una delle mie fantasie quotidiane: luminosa e saporita, con quella nota speziata che ritrovi in bocca quando hai già mandato giù il boccone.Bellissima!
Manuela
Cara Manu sapessi quanti films, quante storie delle volte immagino sui personaggi che incontro in metro, personaggi perfetti per una sceneggiatura moderna 🙂 e poi c’è la vita vera dall’altra parte anche se io delle volte ho la sensazione che le storie immaginate e quelle reali si mescolino, si sovrappongano fino a fondersi e che non si riescano più districare come i fili di carota della raita insomma 🙂
Di questo tuo post non saprei cosa scegliere come mio ingrediente preferito, se il bellissimo racconto metropolitano da cui nasce, la ricetta, così stuzzicante per me, o la bellissima immagine che la rappresenta…facciamo che dò un bel 10 a tutte e tre? Tanto mica c’è scritto da nessuna parte che devo scegliere, no?
Claudia
Grazie Claudia che carina che sei sempre!La situazione metropolitana devo dire è stata avvincente 🙂
Tu ……devi scrivere un libro! Ti spiego il perchè……..
Anche di fronte a questa ricetta, i cui ingredienti non sono tra i miei
preferiti, forse non proverò neanche a rifarla, sono rimasta a leggere
e rileggere tante volte, quel tuo scorcio di vita in matropolitana dove,
coinvolgi: una “signora in rosso” due stranieri, una suora, una studentessa,
in fine anche l’indiana che risolve i dubbi dell’allegra brigata………..
Hai descritto così bene quel piccolo momento di vita che mi sono sentita una di voi, e così è facile esserti sempre vicina: Basta leggerti!