Questa settimana è stata piena di ‘eventi’: ho rivisto Rolando, ho trovato la tuma, ho avuto la febbre. Tre condizioni perfettamente abbinate per raccontare la storia del mio piatto in tre capitoli.
Primo capitolo: Rolando.
Quando mi sveglio in campagna, esco e attraverso il cancello di casa con un cestino ‘portauova’ che mi è stato venduto come ‘scolapasta’… vai a capire un po’ come chiamare le cose, quando non sai come usarle!Ma io nell’indecisione tra le due possibilità, ne ho scelta una terza e ci ho messo dentro le melanzane dell’orto di Rolando.
Ecco appunto Rolando. Ormai è mio amico Rolando: passo a trovarlo la mattina del sabato, prendiamo insieme un caffè e poi si va a spasso per il suo orto. Qui mentre l’asino Diego ci scorta lungo il perimetro del campo, corteggio in segreto i primi broccoli salentini e inganno l’attesa acquistando cavoli toscani. E si, ormai la spesa la faccio così, sentendo la terra morbida sotto i piedi e riempiendo tutti i cestini che porto via con me da casa. E intanto Rolando mi indica foglie che si usano come sciarpe per proteggere i broccoli dal freddo delle prime gelate, poi raccoglie per me gli ultimi fiori di zucca rimasti e da ‘paladino di chanson’ quale è, me ne fa omaggio.
Secondo capitolo: la tuma siciliana
Ecco appunto, dell’introvabilità della tuma mi ero fatta una ragione: due mondi, il mio e quello della tuma, troppo lontani per la possibilità di un incontro, che non sia solo d’occasione: certo un viaggio in Sicilia è possibile come l’assaggio furtivo di una scaccia ma poi, come ci si congeda da ciò che ha lasciato il segno per sempre? E allora no, mi sono detta più di una volta, meglio non sapere!E mi sono messa il cuore in pace.
Poi come spesso succede, quando si rinuncia troppo in fretta: ecco la tuma, proprio sotto il mio naso. Da sempre, nel reparto latticini della fattoria in cui da qualche tempo mi rifornisco di carne. E dire che i proprietari sono siciliani… ma come ho fatto a non collegare tutte le loro preparazioni speciali, alla tuma? Così tra la sorpresa e l’entusiasmo, ho comprato una forma intera: c’era tutta un’”isola” di sapori inesplorati da conoscere grazie alla tuma: il timballo di riso, la scaccia ragusana, la pizza siciliana e ovviamente, la pasta al forno, quella con le melanzane. Certo però non è stata la tuma a condurmi alla pasta al forno, ecco per questo c’è voluta la febbre.
Terzo capitolo: la febbre. E io dovevo aspettarmelo: tutto quel tempo passato a celebrare l’autunno tra le mani e nel piatto, senza fare prima un cambio di stagione può creare qualche sbalzo di temperatura. La mia, appunto. E’ anche un fatto di coerenza, credo. Non sta bene flirtare con l’Autunno vestita da ‘Primavera scapillata’. Anche mio padre lo direbbe: “Signorina quella maglia è da ‘Primavera scapillata’. Ma il fatto è che tutte le mie maglie sono ‘scapillate’ e alla fine ho finito per diventarci anch’io un po’ ‘scapillata’: ecco perché la febbre è venuta proprio da me.
Certo è, che quando succede, non mi dispiace mai tanto: è una condizione difficile da spiegare, ma si avvicina, forse, alla piacevole spossatezza di quando si è innamorati, ecco perché mi piace. Senza considerare poi, tutto un insieme di luoghi comuni che, in questi casi, amo così tanto frequentare: il divano che si trasforma in una cuccia di copertine morbide di lana; il miele terapeutico sciolto nel tè bollente, che la mattina non ho mai il tempo di bere e godere come si deve. I libri, presi e sfogliati in modo disordinato: l’importante non è trovare un’occupazione a tutti i costi, quanto più semplicemente avere tutto a portata di mano. Quando poi la febbre comincia a salire, in genere io mi preoccupo del pranzo. Di qualcosa di buono, che sa di mamma premurosa: ecco una pasta al forno ad esempio. E allora realizzo che c’è una condizione ideale che vede complici me, la febbre, le melanzane di Rolando e tutta la tuma che c’è. Nessuno può impedirci di fare congetture sul da farsi. Così spadello, come ultimamente mi da una gran soddisfazione fare, le melanzane con aglio, origano e una massiccia dose di crema di peperoncino. Bene: la pasta è già nell’acqua che bolle, la tuma invece è sul tagliere. Il forno è acceso già da un po’. Arresto la cottura della pasta prima del tempo, la condisco col sughetto denso e piccante con le melanzane e poi tuma a volontà per legare il tutto e gratinare sulla sommità. Se vi piace l’idea di replicare, certo la febbre è una condizione facoltativa ed è sicuramente sostituibile all’occasione di un pranzo tra amici, tanto il risultato non cambia: il successo è garantito con il minimo sforzo.
Ricetta pasta al forno con melanzane e tuma siciliana
Ingredienti (per due): 250 gr di pasta (io paccheri); 250gr di pelati; 1 melanzana di grandezza medio grande (o due piccole); 1 spicchio d’aglio schiacciato; origano qb; 300 gr di tuma; olio evo e sale qb; una manciata di parmigiano; pepe macinato fresco qb; basilico fresco facoltativo.
Procedimento: mettere l’acqua sul fuoco e in attesa del primo bollore, tagliare la melanzana in una dadolata. Nel frattempo in una padella antiaderente versare l’olio quanto basta a ricoprire il fondo con uno spicchio d’aglio schiacciato e un generoso cucchiaino di pasta di peperoncino. Salare le melanzane, aggiungere un po’ d’origano e spadellarle per un po’ fino a doratura. A questo punto aggiungere i pelati e salare qb. Scolare la pasta 2′ prima che raggiunga la cottura ideale e fermare la cottura sotto l’acqua corrente, possibilmente fredda. Condire la pasta con il sugo alle melanzane e la tuma tagliata a dadini. Poi disporre la pasta in una pirofila, un’ultima spolverata di parmigiano per gratinare la superficie. Pepe macinato fresco e infornare a 250°C + grill. Dopo 15′ circa sfornare, servire con qualche foglia di basilico fresco.
Bello tutto! Questo post mi è piaciuto particolarmente, è come se la ricetta con le melanzane da me fosse passata a te, come averla pubblicata lo stesso! E poi ho sorriso quando ho letto delle maglie “scapillate”, queste parole e certi racconti li posso trovare solo qui… e poi paragonare la febbre all’essere innamorati è una “chicca” assoluta, adesso quando mi verrà la saprò accogliere con tutto altro spirito! Invece che “passa presto”, le dirò “rimani un po’ di più”… 😀
Non ci resta che sedersi a tavola a banchettare lietamente con questa pasta al forno, scrocchiarella in superficie come piace a me, prevedo già un bis e forse un tris!
mi hai fatto rivivere le mie vacanze siciliane, la ricetta è perfetta, la segno per farla presto, tuma compresa ! Attualmente ho un leggero raffreddore, spero che non si tramuti in febbre, vorrei godermi sapori e profumi nella loro interezza, buona settimana !
Ma dimmi una cosa, nel caso che qualcuno abbia bisogno tu e Rolando fate servizio a domicilio? So che io magari sono un po’ fuori mano, ma mia piace immaginare di potervi arrivare cestino di verdure alla mano…. Che bello questo post, mi dispiace che tu abbia avuto la febbre, ma come dire, mi sembra sia stata produttiva!
Certo, io con la febbre non avrei mai fatto nulla del genere, ma … in questo momento ti immagino davanti al forno caldo, cottura ultimata e orecchio pronto a sentire quello sfrigolio invitante provenire dalla teglia fumante!
Prossima volta che accadrà lo adotterò come rimedio anti-malanni 😉
Ho letto con piacere questi tre capitoli, vedendo i personaggi entrare in scena come in un romanzo… ne attendo altri, presto, perché se portano in dono queste ricette non si vede l’ora di sfogliare un libro del genere! 🙂
Languorino mattutino assicurato!
io per una porzione di quella pasta altro che febbre mi farei venire…
mi piace tutto, in particolar modo il signor Rolando! Lo voglio anche io un vicino cavalier coltivator come lui..
buona settimana mia cara!
Laura, sono rimasta affascinata da questi tuoi capitoli che insieme hanno dato origine alla storia di questo piatto molto invitante 🙂
Aspettavo la seconda entrata in scena di Rolando da queste parti e, da buon cavaliere, la sceneggiatura non poteva essere che quella! E poi la tuma, che ancora manca nel mio bagaglio gastronomico, la febbre, quelle piccole melanzane e il “cestino non scolapasta”… Tutti elementi apparentemente scollegati che hanno dato vita ad un perfetto piatto da domenica o da mamma (o tutti e due…) 🙂
Spero che ci saranno altri capitoli e sono sicura che come romanzo diventerebbe un best seller!
Possibile tu mi abbia fatto venir voglia di ammalarmi?! No perché io sono mesi che corro, tra lavoro, casa, poco sonno, niente ferie, ecc…quasi quasi ci faccio un pensierino a starmene a casa con la febbre. La desidero anche perché…a me non viene mai!!!! Mentre ti leggo e ti scrivo giro il risotto ai porri e penso a Rolando, mi piacerebbe avere un Rolando vicino casa. E a vedere la tua pasta in forno, mi manca mamma che abita a 80km da me!
Grazie Laura per i tuoi racconti! 😉
Francesca
Cara Frà, e si ma quella ‘chicca’ lì è una storia vera… e se ti dicessi che è il quarto capitolo che non ho scritto, tu vorresti leggerlo?Perché se tu mi incoraggi io potrei farlo e scrivere qualcosa di più audace 🙂 quanto alle maglie ‘scapillate’ tu lo puoi confermare il mio look è molto ‘scapillato’. Ma senti un po’ tu che hai l’occhio allenato ai dettagli, ma quella pirofila lì così in tinta con il mio canovaccio l’hai riconosciuta’? 😉
Chiara
Belle le vacanze in Sicilia, non sai quanto mi piacerebbe abitarci per un po’, sai? E così non ti piace l’idea della febbre… io la accolgo invece con un sollievo, perché è l’unica modo che ho di fermare il tempo frenetico delle mie settimane, senza sentirmi in colpa 🙂
Margherita
Margherita cara, non sai quanto mi piacerebbe scattare una foto a Rolando e presentarvelo, ha dei baffoni pittoreschi e due occhi scuri come fondi di caffè e in effetti si, è bello andare a fare la spesa con i cestini, una novità assoluta anche per me 🙂 Ti mando un bacio!
Martina
Sai questa è una strana abitudine alla sopravvivenza che mi capita di tirar fuori sempre al momento opportuno: è più forte di me non riesco a cedere neanche quando sto male, anzi per una curiosa preveggenza mi succede di riempire il frigo non appena comincio a sentire i primi sintomi della febbre. Va così, mi succede ogni volta 🙂
Giulia
Ciao Giulia, che bello ma lo sai che io invece temevo che la parola ‘capitoli’ potesse addirittura frenare la curiosità alla lettura?Sono felice invece di aver stuzzicato la tua curiosità. Attenta però, questo mi invoglia a raccontare e raccontare ancora 🙂
Barbara
Barbara, non sai quanto mi piace la tua definizione ‘cavalier coltivator’ sto ancora ridendo!!!!:-D e si che Rolando ti piacerebbe tanto io lo so!;-)
Virginia
Virginia bella ma tu mi inviti a nozze: perché tu non sai ma a me piace molto trovare collegamenti tra elementi apparentemente lontani, anzi io più che cercarli li vedo proprio 🙂 Penserò alla tua proposta sui prossimi capitoli 😉
Francesca
Mhhh, risotto con i porri, buoni!Ma allora questa febbre proprio non vuole arrivare?Io qui lo dico qui lo ripeto, c’è qualcosa di poetico nell’essere febbricitanti e mi piace che mi capisci 😉 se poi ci si coccola anche in cucina, è una vera pacchia!;-)
Voglio fortissimamente il quarto capitolo! Anzi, lo aspetto proprio! 😉
Uh, la pirofila! Inquadrata dall’alto mi era sfuggita la sottile linea blu che si intravede! Contenta l’abbia usata per un piatto così “narrativo” e buono!
Francesca P.
bene e il capito lo censurato, presto arriverà!;-)
Confesso che era da un po’ che non passavo da qui ma la latitanza mi ha fatto gustare ancora di più le ultime ricette che mi sono letta con avidità! Questa in particolare la voglio proprio preparare con le ultime melanzane dell’orto! Buona giornata!
Ma io vorrei proprio fare la spesa con te! … e poi con tutta calma passare del tempo a chiacchierare insieme preparando questa pasta al forno (adoro le paste al forno!) .
Un bacione!
Enrica
Ciao Enrica, bentornata!:-) sono felicissima che tu abbia gustato anche le ultime ricette!fai benissimo a dare soddisfazione alle ultime melanzane dell’orto è la stessa cosa che faccio anch’io in questi giorni, perchè non mi va di rinunciare troppo in fretta a ciò che a breve non ci sarà più. Un abbraccio grande!
Elisa
Ma che bella che sei! e non sai che lo stesso piacere sarebbe mio, fare una bella chiacchierata a spasso per i campi e poi pasta al forno!Che poi la pasta al forno è un piatto così immediato come è finito per diventare piatto della domenica io me lo chiedo. La mangerei tutti i giorni!
allora ricalcolando.. non sono messa poi così male: 2 su 3 ce l’ho (anche se quelle color viola non sono di Rolando, le facciamo passare)! 🙂 mi manca però la tuma! Chiedo al mio cavalier vorebbe-fare-coltivator di passare alla fattoria (che potrebbe trasformarsi in supermercato..) (anche se il compito mi sà non sarà uno dei più facili) ;).
Bellissimo racconto, che vorrei leggere e leggere fino alla (bel) fine!
buon weekend!
Gelmina
Andranno benissimo le tue melanzane!Di’ pure al tuo ‘cavalier vorrebbe-fare- coltivatore’ che quando andrà nella fattoria supermercato 🙂 se non troverà la tuma, andrà benissimo anche la provola affumicata e questa la troverà sicuramente!!! Sono felice ti sia piaciuto il mio racconto, ma non immagini quanto a me sia piaciuto il tuo commento, che ho letto e riletto con gran piacere!!!Un bacio e fammi sapere come va!
Tutto questo corri, corri e quasi mi dimenticavo di passare da qui!
Il tuo amico Rolando mi sta sempre più simpatico:sento fino a qui il profumo della terra umida, il calpestìo dell’asinello mite e poi quel porta uova, cara Laura, credo che abbia finalmente trovato il senso del proprio esistere 🙂
Io detesto la febbre,ma concordo con te che ci lasci il tempo per riprendere degli spazi quasi dimenticati nella furia quotidiana…il nostro corpo sa bene come “obbligarci” a ritrovare noi stessi 😀
Un abbraccio,spero che tu stia meglio!
Manuela
Tranquilla Manu, in questo periodo anche a me succede di prendermi il mio tempo e poi sentirmi in ritardo lo stesso 🙂 Pensa che anche oggi ho visto Rolando ed era pieno di pensieri carini per me: i primi broccoletti romani, i fiori si zucca e dei peperoncini pericolosissimi! Quanto alla febbre, sapessi come la rimpiango già!Un abbraccio grandissimo!
Visto che c’è un quarto capitolo da leggere, potevo farlo prima ancora di assaporare i primi tre? Bellissimo racconto Laura, sai essere davvero coinvolgente! La pasta al forno non la mangio da eoni, non so se aspetterò la febbre, anche perchè non mi viene da almeno 4 anni…così rischio di privarmene ancora troppo a lungo!
Claudia
E no che no puoi aspettare la febbre per assaggiare questa pasta al forno, anche perchè le melanzane non ci accompagneranno a lungo, quindi cara Claudia mi raccomando prova perchè secondo me in questa pasta troverai anche tutti i profumi della famosa parmigiana del tuo simpatico papà… tu che dici che i quattro in matematica possono diventare un quinto capitolo?:-=
Hai appena dato un nuovo senso alla parola “febbre” 🙂 e mi hai fatto scoprire un ingrediente siciliano a me sconosciuto. Un’altra perla da scovare, insomma. Diamo il via alla nostra prossima caccia al tesoro!