‘Pallotte cacio e ovo’ coi baffi… di Filippo

'Pallotte cacio e ovo' coi baffi... di Filippo

Una piazza per me è una bella piazza se oltre al passaggio offre una sosta. E se oltre alla sosta offre una seduta.

Se poi la seduta non è un muretto né lo scalino di un portone d’ingresso e neanche il bordo di una fontana, allora potrebbe trattarsi di una sedia comoda, dietro un piccolo tavolo sotto un tralcio di vite. Questa ad esempio è una piazza che esiste nel mio Abruzzo fantastico ed è quella in cui io, quando sosto, sicuramente mangio.

Così questa estate mentre la ‘solita gente’, che ama sentirsi moderna affollava i nuovi locali del corso che fanno tendenza per il tempo di una stagione, io sono andata controcorrente, in Via del Ghetto (Lanciano), per ritrovarmi nella piazza felice che somiglia molto al mondo che vorrei incontrare tutti i giorni.

E non mi sono ritrovata in Via del Ghetto solo per una seduta, che non è un muretto né lo scalino di un portone d’ingresso e neanche il bordo di una fontana, io sono andata in Via del Ghetto con la precisa intenzione di sedermi su una sedia che è sempre quella che Filippo mette a mia disposizione per ingannare l’attesa delle ‘pallotte cacio e ovo’.

Ecco le ‘pallotte cacio e ovo’ sono proprio un bel modo di ingannare il mio tempo, ciclico: che passa e ripassa sulle stesse ricette come io amo passare e ripassare in Via del Ghetto.

Questa estate me lo sono chiesto perché la gente non affolla la ‘mia’ piazza dove una seduta è una sedia vera e la sosta coincide spesso con l’attesa delle ‘pallotte cacio e ovo’ di Filippo.

Mi sono chiesta come mai la gente non vuole che una piazza come questa diventi un mondo da vivere tutti i giorni? E forse Filippo tra una pallotta e un’altra, banalmente, me l’ha fatto intendere che la ‘gente di oggi’ ha smesso di essere la ‘gente di una volta’ e cioè ‘gente di quartiere’, di vicoli storici e di ricette di una volta.

Questa gente di oggi è piuttosto diventata gente ‘di supermercati’ e di locali con i neon ai banconi e gli sgabelli al posto delle sedie. Gente da pub, gente da barman prestigiatori, gente da camerieri abbigliati con magliette dello staff, gente da sushi, da crepe e da yogurt gelato perché anche il gelato non va più bene a questa gente.

E allora ho pensato che se il mondo alla rovescia è sempre più popolato di questa gente, di Filippo e dei suoi bei baffi parlo io. E parlo anche delle sue ‘pallotte cacio e ovo’ grandi come bombe a mano. E si dovrebbe parlare anche di quella simpaticona di sua moglie che, se le pallotte impiegano un po’ di tempo a cuocere, ti distrae con un pomodoro saporito come quelli di una volta con tanta rucola piccante e profumata.

E non si dovrebbe mai smettere di popolare posti belli in cui parti di un bel mondo sopravvivono ancora, nella cucina, nelle persone come nelle piazze. Bisognerebbe ricominciare a popolarli e sennò almeno a parlarne come ho fatto io su Taste Abruzzo di questo mese. Seguitemi per la ricetta e un’altra storia.

14 thoughts on “‘Pallotte cacio e ovo’ coi baffi… di Filippo

  • Barbara
    Dai, io già me le vedo da te come apericetta accanto ad un buon bicchiere… vogliamo fare Campari?;-) Comunque sappi che la versione in bianco è molto gustosa se mangiata ancora calda, altrimenti prepara un sughetto al pomodoro semplice semplice e profumato “quasi come una pizzaiola” e tuffaci dentro le ‘pallotte’ che assorbiranno gran parte del sugo restando così umide e vedrai che ‘gusto’! Certi segnali vanno assecondati!;-)

  • Io spesso ho paura che tutto questo si perda, ho paura di tornare in Piazza de Cimatori a Firenze e non trovare più il mio lampredottaro, o il pizzicagnolo dove vado ogni volta che scendo a Firenze, il paninaro in via dè neri, la botteguccia dell’angolo o l’osteria in buca. MI piace sentire urlare che il panino è pronto, mi piace sentire i fiorentini lamentarsi di tutto e adoro alzare il naso e vedermi circondata di palazzi e statue bellissime. E spero tanto che niente vada perduto perchè ne patirei, ne sono convinta. E non sai quanto vorrei assaggiare queste pallotte dall’aspetto più che invitante. Proverò a rifarle, ma a dire la verità vorrei tanto che mi fossero preparate per essere viziata un po’. 😛

    PS:il 17 sono a Roma.

  • Slurp!
    Avevo scritto un commento ieri ma non lo vedo. Ti ponevo una domanda: se ho (come temo) non trovo qui in Lutezia i frmaggi che citi tu, posso sopperire con un parmigiano di 36 mesi oppure è meglio aspettare di eseguire la ricetta quando sarò in Italia? Grazie!

  • Francesca
    Ma lo sai che io non ho mai addentato un panino con lampredotto?E’ grave vero?Io non credo che la Toscana, tutta, dimentichi la sua identità e questo si vede dalla fama del suo olio, del suo vino e delle sue ricette. Lo stesso in fondo vale per regioni come la Sardegna, la Calabria, la Sicilia e anche la Puglia ma per il mio Abruzzo è diverso, o almeno io temo che lo sia. Noi siamo ‘pastori’ dentro e pensiamo che la novità sia meglio del nostro mondo rurale e in alcuni casi stiamo un po’ troppo con la coda bassa senza ricordare a tutti che la pasta è quasi tutta nostra, come il nostro buon Montepulciano, la marmellata d’uva, l’aglio di Sulmona, per non parlare poi delle ricette più storiche e che però solo noi abruzzesi conosciamo.
    Non coltiviamo la tutela al nostro e al posto di uno street food a base di arrosticini e pallotte casio e ovo preferiamo banali patate fritte 😀 Sai con quale formaggio puoi rifarle?Col meraviglioso Gran Mugello 😉 e poi il 17 ottobre ti regalerò anche un pezzo del mio pecorino e mmi dirai!:-D

    Lucia
    Cara cara Lucia e sono proprio felice di ritrovarti qua e per di più catturata da una ricetta così familiare per me. Il resto ce lo siamo già detto, da qui ti mando il mio anzi il nostro (l’altro gambero altrimenti si offende!) abbraccio stretto!

  • Non so se è una coincidenza l’essermi imbattuta in questo post, ma sono felice d’averlo letto e di esserti venuta a trovare, qui nel tuo meraviglioso angolino.
    Quello che hai scritto mi ha colpita tanto poiché credo non esista più la gente di un tempo. Quella che si sofferma perché catturata da un vicolo stretto, perché due signore chiacchierano davanti la porta sedute su sedie sgangherate come si faceva ai vecchi tempi. Non c’è più gente che ascolta, solo un mucchio di orecchie silenti. Non ci sono panchine dove ci si aspetta, dove si riscopre l’emozione di un tenero incontro.
    Sono felice di incontrare qualcuno che guarda una piazza con occhi diversi, felice che tu la condivida.
    Hai delle bellissime foto e le ricette di un tempo sono quelle dove riscopro le sensazioni di oggi.
    A presto Melania

  • Melania
    Ciao Melania benvenuta non sai che piacere accoglierti in questo ‘angolino’ di cui tu hai subito colto lo spirito!:-D E’ vero quello che dici oggi le ‘aperture’ che dovrebbero essere assicurati da un nuovo modo di comunicare spesso si rivelano inutili soprattutto se l’ascolto è silente come dici tu. E’ per questo che delle volte provo un po ‘ di nostalgia per i vicoli e per quella gente di strada che era una certezza anche quando non si conosceva in modo diretto. Spero di incontrarti qui come nelle nostre piazze preferite!:-D a presto!

  • Fra i più cari amici miei e di mio marito si annoverano pure due abruzzesi (uno di questi ci ha pure sposati!) che per anni hanno allietato (e ancora lo fanno a volte) le serate fiorentini con kg e kg di arrosticini e leggendari racconti. Delle pallottecacioeova (mi piace dirlo tutto d’un fiato) ho sentito parlare per tantissimo tempo, poi una bella sera all’occasione del compleanno di uno dei due, l’altro le ha preparate. A distanza di diversi anni sono ancora a chiedermi perché abbiamo investito serate sugli arrosticini e non sulle pallotte… gioventù bruciata!

  • mia carissima Laura, esordisco con le mie scuse per la mia assenza in questo periodo: mai avrei immaginato che questo quinto anno mi avrebbe “assorbita” così tanto come per le pallotte l’olio della frittura! che Filippo, sua moglie e le pallotte cacio e ovo non vengano dimenticati, quantomeno da me e dai tuoi affamati – tanto di cibo quanto di parole – lettori, dopo una tale ode è certo. E mi permetto anche di aggiungere che qui, tutto ciò che è patrimonio e che, purtroppo, talvolta viene dimenticato assume una nuova forma, riacquista nuova vita, è croccante come un fritto ancora caldo, dorato e croccante, a regola d’arte..:-)
    tua Marta

  • Margherita
    No ma che mi dici: due abruzzesi tra i vostri più cari amici e non mi sorprende che uno dei due vi abbia sposati e poi vi abbia propinato pure arrosticini a non finire anche a costo di dimenticare le pallotte 😀 Perchè noi siamo un po’ così, ripetitivi e terribilmente fedeli ai nostri sapori 😀 Ma lo sai che se i tuoi amici conoscono la ricetta delle pallotte cacio e ovo vuol dire che sono molto molto vicini alle mie zone?E comunque cara Margherita adesso che il tuo numero di amici abruzzesi si è allargato le pallotte si aspettano di essere replicate al più presto anche in Canada, fammi sapere se hai bisogno del formaggio!;-)

    Marta e Mimma
    Marta che fai? non devi giustificarti e non farlo mai con nessuno e neanche con me, 😀 ti è concesso solo con la tua prof di latino quando la sottoscritta ti distrae dallo studiare Tacito!;-) Ma lo sai che quest’anno anch’io rifarò il programma di quinto… per la quinta volta!!!Perché ormai lo hai capito che siccome odio invecchiare ho preferito una vita da ripetente in mezzo ai tuoi coetanei!:-D Un bacio e buona notte!

  • Laura, mia cara, a queste pallotte non saprei proprio resistere! E io che malsopporto i nuovi locali trendy, sempre troppo luminosi o troppo bui, verrei a sedermi accanto a te per gustare le pallotte di Filippo e lasciarmi cullare dalle chiacchiere della consorte e dai suoi pomodori 😀 Quando mi ritrovo in giro per l’ora di pranzo (o della merenda) cerco sempre un posto familiare e rilassato in cui sostare perchè, ti dico la verità, i locali alla moda mi mettono un po’ a disagio! Mi piacerebbe tanto visitare l’Abruzzo e penso che con le tue foto potrei convincere l’altra metà della mela a partire 😉

  • Virginia
    Virginia bella, allora se riuscirai a convincere la tua dolce metà mi raccomando fammi sapere perché mi piacerebbe orientarti verso itinerari e posticini bellissimi. Quanto a questa nuova moda chic dell’aperitivo in un posto chic in cui il cameriere se non è un culturista non è in grado di portare un vassoio, anch’io resto un po’ così…inebetita. Ci sono luoghi che mi capita di guardare con lo straniamento di chi viene da un’altra epoca e che forse in altra epoca ci ha pure vissuto… io delle volte me lo chiedo!Poi mi ritrovo a tavola con Filippo o chi come lui non tradisce le sue abitudini e torno a sentirmi e mi capita di ritrovarmi nel mondo in cui sono cresciuta e che ho ancora voglia di continuare a incontrare e trovare sempre.

  • La vita ‘social’ sta facendo perdere alla gente il gusto di affollare le piazze, dove c’è uno ‘sgranocchio’, a stare seduti mentre si osservano in compiaciuto silenzio i passanti.
    Ora le pizze, la mia piccola di paese, è affollata dalle comari di cui parlavamo.
    Questa pallotte hanno un aspetto così fantastico che ne mangerei una vagonata. Che importa se il colesterolo epr disperazione chiede residenza altrove. 🙂
    Un abbraccio grande

  • Rebecka
    E proprio vero Rebecka ormai anche le comari invece di fare la calza, mentre fanno il cappotto ai passanti, hanno imparato a fare pure l’aperitivo e chi le schioda più da certe postazioni di avvistamento?Ad ogni modo cara mia se ci vogliamo fare del bene, a modo nostro, io penso che una vagonata di pallotte siano perfette anche al riparo da sguardi indiscreti dentro la nostra casa cucina e da offrire solo a chi se le merita!;-) Ti abbraccio!

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