‘Cicaleggiare’ è tutto quello che mi aspetto dall’estate: lo dichiaro a destra e a manca come un esorcismo per evitare qualunque tipo di intrusione avversa e contraria ai miei propositi di svago. Ecco.
E non si stratta proprio di una ‘nullafacenza’ quanto piuttosto di uno ‘stato asociale e ideale’ di vivere l’estate, con me stessa, in una routine senza importanza: a piedi nudi sul pavimento, nel ‘silenzio assenso’ del primo pomeriggio, sotto un cielo senza volute e soprattutto con le amarene sciroppate sul gelato del dopo cena.
C’è da dire che proprio in quest’ultimo caso la comparsa di una nutrizionista, nella più recente vita, ha sicuramente inibito il dolce epilogo del mio personale incanto estivo: ecco perché mi son vista costretta a rimandare l’appuntamento con le amarene a data da destinarsi.
Ho optato per un periodo di quarantena disintossicante che ha fatto si che anche le amarene mi aspettassero e che per forza di cose le ha rese “quarantine” di nome e di fatto.
Si tratta di un’antica ricetta che presuppone di stabilire con le amarene un compromesso di quaranta giorni d’attesa al sole in un andirivieni di barattoli dentro e fuori casa, dall’alba al tramonto senza posa. L’idea è di dire proprio questo, in occasione del primo controllo e cioè che tutta l’attività fisica prescritta nel mio piano alimentare si è consumata in un esercizio zen di estrema concentrazione e costanza: “Metti le amarene al sole, togli le amarene dall’ombra”. Senza contare l’infinito numero di volte al giorno in cui questa operazione è stata compiuta e senza contare l’infinito numero di barattoli spostati ogni volta, senza soluzione di continuità.
Insomma io, per me, giurerei di essere stata assistita dallo spirito guida del maestro Miyagi quando raccomandava a Daniel: « Dai la cera, togli la cera. Il respiro lo prendi con il naso e lo emetti dalla bocca. Dai la cera, togli la cera. Non dimenticare il respiro: è molto importante. »
Non che io abbia dimenticato di respirare, eppure qualcosa mi dice che la mia dottoressa non capirà le mie buone intenzioni a meno che anche lei, come me, abbia avuto l’imprinting di “Karate kid”.
E in ogni caso non so se condividerà tanta filosofia orientale, dacché le ho visto storcere il naso per cose più ‘ovvie’: come i quattro km al giorno percorsi tutto l’anno a passo sostenuto dal Colosseo a Campo dei Fiori, andata e ritorno, e che a suo dire:
“Non si possono considerare un’attività sportiva, ‘semplicemente’ perché non lo sono”.
Un ragionamento che non fa una piega considerando che io li percorro quotidianamente per andare a lavorare e non come “percorso benessere”.
Ad ogni modo se io potessi “cicaleggiare” liberamente e senza l’imperativo categorico di un piano alimentare, a questa estate non mancherebbero le amarene sciroppate sul gelato del dopo cena. Ne sono certa.
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E se tutto questo cicaleggio fosse possibile, non resterebbe che cercare una di quelle sdraio fatte con i fili di gomma, che trovavo a casa di mio nonno: starci sopra era come ritrovarsi sospesi tra gli spazi vuoti dei fili e la resistenza dei fili stessi.
Era quella la sdraio che aspettavo si liberasse per il comodo proposito di finire la serata: da lì ho imparato ad assaporare il senso di abbandono del ritrovarsi dormienti e appena coscienti tra le chiacchiere degli altri, anche quando gli altri non si conoscono neppure.
A una certa ora arrivava il tepore di uno degli scialli di mia nonna e non ho mai saputo come andasse a finire.
Ricetta delle amarene “quarantine”
La ricetta delle amarene quarantine è tratta dalla piacevole lettura del blog di Alex, Foto e Fornelli, che ho sempre amato particolarmente, consiglio la lettura a tutti quelli fossero interessati a scoprire accostamenti e ricette interessanti.
Ingredienti :
- Amarene e zucchero stesso peso in grammi
Procedimento:
- Sterilizzare in acqua bollente i barattoli di conserva + coperchi
- Lavare sotto acqua corrente le amarene e denocciolarle (per questa operazione basterà pigiarle e far fuoriuscire il nocciolo facendo in modo restino intere
- Invasare nei barattoli sterilizzati stessa quantità di zucchero e amarene
- Avvitare i coperchi ed esporre al sole per quaranta giorni.
- Passato questo tempo è possibile conservare per un anno in un luogo fresco.
Anche io, nelle giornate estive, ascolto il cicaleggiare, dolce e comprensivo….