Beata ignoranza…

Beata ignoranza...

Mia nonna Ida, quando mi vedeva con un libro in mano, mi chiamava “ignorante” scandendo per bene ogni sillaba:

“I-GNO-RAN-TE!”.  Poi scoppiava a ridere e invitava me e il mio libro a fare una pausa, magari in cucina, e a sederci nell’angoletto da cui seguire i suoi movimenti.

E i suoi movimenti stessi erano le sue ricette, che esigevano sempre la stessa gestualità collaudata, quasi un rito scaramantico per la riuscita di un piatto che doveva essere una certezza, come tradizione vuole: “Dovesse cascare il mondo!”.

Beata ignoranza...

“Tu sei ignorante come tua madre”, ribadiva con le mani già in pasta, “che alla tua età capiva solo di libri e di cucina non ne voleva sapere.”

Mica come mia zia Margherita che, pur essendo la piccola di casa, per farla studiare bisognava prometterle che dopo i compiti avrebbe spiumato e disossato un intero pollo!

Due figlie completamente diverse, a suo dire, e di queste la più anomala era sicuramente quella che trovava qualcosa di utile nei libri piuttosto che in cucina.

“Che prima o poi si dovrà pur mangiare, mica si può solo leggere?”

Beata ignoranza...

E così di madre in figlia sono presto diventata anomala anch’io, con l’indice schiacciato tra le pagine di un libro per non perdere il segno, mentre lei cucinava.

“Cosa cucinerai a tuo marito?” mi chiedeva, in un tempo in cui l’idea di un marito mi attraeva poco quasi quanto la cucina.

E allora mi spiegava, con una certezza assoluta, che sarebbe arrivato il momento in cui avrei desiderato un uomo al mio fianco e tempo da vivere fuori dalle pagine scritte e possibilmente dentro una cucina!

Così oggi che quel tempo è arrivato con tutta la forza inaspettata di un impulso repentino, è soprattutto la cucina della mia infanzia quella che mi riporta a Lei, alle sue parole e a tutta la mia beata ignoranza di allora.

Per riparare, se non al tempo che è volato via insieme a lei, almeno a ciò che mia nonna tentava di insegnarmi, un giorno ho cominciato a cucinare. E ho cominciato a farlo non senza un certo divertimento, mio e del marito che si è palesato un giorno sulla mia strada.

A questo punto non era prevedibile che io potessi avvicinarmi così tanto, e oltre le mie possibilità effettive, alla cucina abruzzese, visto che le mani non me le sono mai sporcate mentre mia nonna cucinava, e allora ecco che acquista valore l’occasione offertami più di un anno fa da Taste Abruzzo.

Ormai so con certezza che si tratta dell’esperienza che più di tutte mi lega a ciò che non ho imparato a tempo debito quando sfamavo con altro i miei anni più ingenui e spensierati.

E allora ecco, per chi non volesse peccare di ‘ignoranza’, l’invito a sedersi in un angolo della mia cucina a seguire passo dopo passo l’esecuzione di una nuova ricetta, che sennò cosa mangeranno i mariti che verranno e quelli che ci sono già?

E io appunto per mio marito ho recuperato una ricetta dolce di quelle che fanno rilassare le rughe della fronte e distendere gli angoli della bocca in un gran sorriso “a forma di C grande” come quella di una crispella. La ricetta e un’altra storia su Taste Abruzzo

Beata ignoranza...


15 thoughts on “Beata ignoranza…

  • Tu riesci sempre a farmi sorridere davanti allo schermo, ma non un sorriso timido e accennato, no… Sorrido bene, le guance si protendono verso l’alto e gli occhi si fanno più luminosi e vispi!
    Io dico sempre che prima o poi tutti si ritrovano a fare i conti con la cucina, per necessità o per piacere… Io ho sempre amato stare in cucina, ci facevo persino i compiti, ma non so da chi ho preso la passione: le mie nonne cucinavano benissimo, ma per certi aspetti era più un dovere che un piacere. La nonna Ida, omonima della mia nonna materna, aveva ragione e in cuor suo sapeva che un giorno avresti amato la cucina 😉 La cucina è furba e sa come attirare a sè le persone, soprattutto quelle golose…. In fondo, nessuno rimane indifferente davanti a queste crespelle!
    Ora che mi ci fai pensare, al giorno d’oggi è frequente trovare uomini appassionati di cucina, quindi le ragazze “ignoranti” possono continuare ad immergersi nelle loro letture 😉
    Vado a leggere la ricetta e ti mando un bacio enorme!

  • La mia nonna sembra la tua ma al contrario, che se la guardavo cucinare mi diceva che dovevo studiare, che se studiavo poi avrei potuto fare tutto quel che volevo, compreso far cucinare qualcun altro. Le nonne sono pezzi dei nostri cuori. Meravigliosa ricetta

  • Che care le nostre nonne e com’era diverso il loro mondo! 🙂 O, forse, lo vedo io cosi’, non lo so… forse siamo noi diversi …
    Loro pensavano alle cose pratiche della vita, come tenere bene una casa, cucinare cose buone per la famiglia, educare i figli… cose che un po’ mancano a noi oggi perche’ sembra che queste attivita’ non sono piu’ tanto apprezzate come una volta.
    Oggi rimane poco tempo per la casa e la famiglia, visto che abbiamo letto molto:), eppure vogliamo moltissimo avere quel tempo a disposizione per cucinare, leggere e fare altre cose con calma. Per cucinare in compagnia anche, che e’ una cosa bellissima! 🙂 Come cucinare le tue crispelle, che sono buonissime, una ricetta delle nostre nonne! 🙂
    Un abbraccio e una settimana di bei pensieri! 🙂
    Ulica

  • Virginia
    Virginia bella bella come sono felice di sapere qual è l’espressione divertita con cui mi leggi!:-D La latitanza da questo luogo mi è pesata in quest’ultimo periodo soprattutto perché mi sono mancate le persone che lo vivono insieme a me e tu sei tra queste, inutile dirlo;-) Oggi provo un po’ di amarezza quando per recuperare ricette che lei conosceva a perfezione, mi ritrovo a dover entrare in una libreria per affidarmi ad un libro, nella speranza che mi riporti da lei. E si che aveva ragione che sarei rimasta ignorante a non imparare da Lei 😀 Ma è verissimo quello che dici tu e cioè che la cucina è furba (che bella espressione!) e sa avvicinare le persone nel tempo e nello spazio permettendo vicinanze insospettabili e impagabili!Ti abbraccio forte forte!

    Lara
    Cara Lara che donne meravigliose erano le nostre donne divise tra il desiderio di emancipazione che proiettavano su di noi donne del futuro e quello di conservazione di tutti i loro segreti da preservare e conservare per non dimenticare da dove veniamo. E si vedo una bella complementarità nostre due nonne che è quella che consente a noi oggi di essere un buon compromesso tra passato e presente. Ti mando un bacio!:-D

    Ulica
    Ulica cara!!!Sai Ulica, io ho una mia teoria di cui i tanti blog di food secondo me sono espressione che è la seguente: io , spesso individuo nel bisogno di noi tutti di ritrovarci su questi schermi a parlare di cucina il bisogno di ‘rientrare’ in cucina per riabbracciare tutte quelle mansioni ‘di casa’ che abbiamo lasciato in sospeso nel momento in cui siamo uscite fuori casa e ci siamo ritrovate affaccendate in mansioni ‘altre’, spesso lontane anche dalla nostre indole.
    Per me è stato necessario emanciparmi, ma lo è stato per scoprire quello che mia madre e mia nonna non hanno mai saputo e cioè quanto fosse importante il loro ruolo in casa. Purtroppo alle donne di una volta questo gran lavoro e questa meravigliosa cura difficilmente veniva riconosciuta, perciò hanno pensato bene di dover fare altro oltre a tutto il resto. E se un’emancipazione è stata utile, a mio parere, è servita a tornare ad un punto di partenza e cioè a scoprire il valore del loro lavoro ‘sommerso’ in casa. Oggi se potessi mi piacerebbe poter essere quel tipo di donna invece di disperdere la mia età migliore fuori casa e sento la mancanza di quel senso pratico, come dici tu, delle donne di una volta custodi del focolare. Anche io ti abbraccio con l’entusiasmo di sempre e ti ringrazio perché il tuo augurio di una settimana di bei pensieri è semplicemente bellissimo!:-D

  • Mi ritrovo molto nel tuo racconto, la passione per la cucina è arrivata tardi e anch’io preferivo di gran lunga i libri. Quando mia nonna insisteva perchè le facessi da aiutante, sbuffavo sempre pensando fosse una gran perdita di tempo. Adesso un po’ rimpiango quei momenti e soprattutto di non essermi fatta insegnare quanto avrei voluto. Secondo me però in maniera indiretta ci hanno trasmesso qualcosa ed è anche per questo che alla fine ci ritroviamo tutte qui a parlare di cibo. Un abbraccio, Chiara

  • Sagge le nonne! Sapevano sempre tutto pur standosene in silenzio, sentivano anche se facevano finta di ascoltare altro. Avevano sempre la risposta pronta, il proverbio giusto, il consiglio da seguire…
    Io sono stata un po’come te. Da piccola non mi sporcavo le mani, preferivo occupare con un libro o una macchina fotografica. Sapessi le urla…si sentivano fino alla viuzza in fondo. Nonna urlava ” talia a to matri ca appoi ti servi quannu crisci” traduco (guarda tua madre lavorare che poi un giorno da grande tutto questo ti servirà). Io non curante a testa alta non ascoltavo nessuno, ma adesso quelle parole risuonano in testa una per una.
    È bellissimo questo post Laura ed io sono felice di leggerti e scoprirti poco per volta.
    A presto Melania

  • carissima Laura, devi sapere che domenica sera ti ho aspettata fino a tarda ora, ma, purtroppo, la stanchezza ha avuto la meglio e io mi sono ritrovata inconsapevolmente addormentata sul divano, formando una C con il mio corpo, come le tue belle crispelle, per racchiudere al “mio interno” non tanto un ripieno di ceci e cioccolato – che mi ha lasciata con la bocca aperta e del quale sono rimasta profondamente affascinata -, quanto il mio non più piccolissimo gatto. Quella di ieri poi è stata una giornata fuori dal comune ed è per questo che riesco solo oggi ad ammirare il candore di questi dolcetti! Io, tutto ciò che so della cucina, lo devo a mia madre (ma questo è un segreto!! che mai lo si dica alle mie nonne!!) e devo dire che sento profondamente la mancanza di una nonna che mi tenesse alla guardia dall’ignoranza della cucina. Per mia fortuna, per vie non convenzionali, sono riuscita a tenermene lontana, senza però trascurare l’importanza dei libri, che trattassero di cucina o meno! Al contrario tuo, però, mentre divoravo volumi di narrativa, piccoli o grandi che fossero, sentivo il bisogno quasi irrefrenabile di mettere le mani in pasta, per dare forma a quello che poi avrei divorato sono solo con la mente e con gli occhi ma, soprattutto, con la bocca.
    che la nonna non si sbagliasse è palesato non soltanto dallo svolgersi degli eventi, ma soprattutto dal tuo approccio e da come parli del cibo e, soprattuto, del Suo cibo. Quello che la nonna non sapeva, però, è non solo che non saresti stata ignorante in materia di cibo, ma anche che avresti condiviso con tutte noi la tua saggezza così da salvare anche noi dall’ignoranza.
    un bacio grandissimo mia cara, tua Marta!:-*

  • Cara Laura, che bello trovare finalmente il tempo di leggerti ed ammirare le tue foto così ricche di luce intensa e di colori vividi! Un vero piacere da concedersi sul divano con tanto di copertina di pile con le renne 🙂
    Chissà quanto orgogliosa sarebbe tua nonna di vedere queste splendide crispelle abruzzesi, e della passione per la cucina che in un modo o nell’altro ti ha trasmesso…mia nonna (quella calabrese) iniziava a cucinare dalle 7 del mattino, quando andavo le estati a trovarla al mare mi coinvolgeva come “assaggiatrice”, ricordo che mi allungava sempre il suo lungo cucchiaio di legno per sentire il sugo di pomodori freschi della campagna o mi passava di nascosto le frittelle calde calde di sardella prima ancora che venissero portate in tavola, sapeva quanto ne andassi matta!!
    Grazie per questo prezioso tempo di spensieratezza e bei ricordi che mi hai regalato stasera!
    Un abbraccio
    Laura

  • Mi piace l’immagine del “far rilassare le rughe in fronte”. È troppo veritiera!!!
    Queste nonne, se non ci fossero andrebbero inventate. Io le ho perse troppo presto ma ho dei bei ricordi. Una, la nonna umbra, mi ripeteva sempre che avevo le mani da pianista, che non dovevo sciuparle con mestieri duri…che poi a quali mestieri duri si riferisse non l’ho mai capito! Diceva anche che a tavola bisogna stare a sedere tanto tempo e mangiare con calma che sennò “non godi di niente”! E con lei ci stavo tanto con le gambe sotto il tavolo!
    L’altra invece, calabrese, e purtroppo inferma, mi intratteneva a modo suo, chiacchierando, ridendo, raccontando. Però faceva delle richieste specifiche a mia madre: i pesciolini fritti, la pasta e fagioli, i fichi d’India…e i fagottini fritti cioccolato e ceci! Mia mamma quando li prepara sorride sempre, perché le ricorda l’infanzia, e ogni volta esordisce con “questi li faceva sempre mia mamma giù in Calabria”.

  • Chiara
    Si Chiara sono convinta anch’io che qualcosa sia arrivato e proprio da loro, così profumate di cipria e farina 😀 I libri sono stati per anni una fuga e nella maggior parte delle volte le mie letture hanno rappresentato un bisogno di evasione, anche da me stessa e dalla solita realtà che mi girava attorno. E poi è arrivato il momento in cui la realtà fuori dei libri ha cominciato ad attanagliare la mia attenzione più di qualunque altro libro amato particolarmente. Forse il bisogno di sporcarsi con le cose o più banalmente quello di vivere, diventando protagoniste del nostro più personale romanzo, quello che raccontiamo tutti i giorni e che prestiamo alla lettura di i libri continua a leggerli 😀 Non è male tutto questo ;-D un abbraccio!

    Melania
    E si loro belle perché sagge, ma anche noi quanto siamo state belle nella nostra ribellione?:-D Che bello il fatto che ricordi le espressioni di tua nonna!E ovviamente mi fa molto piacere sapere che ti piace passare di qua, ma sappi come ti ho già scritto, che anche io ti aspetto 😀 Grazie mille Melania!

    Marta e Mimma
    Marta!E io in queste settimane ho pensato proprio a te ed ero sicura che mi avresti atteso, ero certa!Ma la sai una cosa? Anch’io dormo in quel modo: mi acciambello sul divano e a incunearsi nello spazio tra i gomiti e le ginocchia ci pensa Clara, la gattona appiccicosa che non mi abbandona neanche in cucina 😀 Fai bene ad assecondare il tuo bisogno di sospendere la lettura in cambio di un po’ di farina con cui sporcarsi un po’ polpastrelli e la punta del naso, e fai bene a farlo con Mimma e a fare in modo che ogni suo gesto diventi tuo, nell’intimo! E poi c’è un’altra cosa che devo dirti e che ho scoperto queste state proprio in occasione del mio soggiorno in Abruzzo: bhè, tieniti forte ma parlando di blog, ho scoperto che gran parte della mia parentela femminile ha una passione per voi due e non puoi immaginare, cara Marta, con che piacere vi ho rivendicate come foste una parte di me!:-D Vi abbraccio forte come sempre mie carissime!!!

  • Laura e Sara
    Ciao belle!!!Che bello ritrovarvi!Anch’io sono stata un po’ latitante in questo periodo e l’immagine della copertina e del divano su cui passare ore comode di letture e chiacchiere non sapete quanto mi manchi!Immagino che una nonna calabrese sia un portento di sapori finissimi 😀 la mia era teramana: una zona del mio Abruzzo in cui la cucina trionfa particolarmente, ma il fatto di vivere a Pescara e di dover accontentare i gusti di mio nonno che era dell’interno aquilano ha fatto si che nella sua cucina i sapori toccassero tutta la geografia dell’Abruzzo 😀 Di queste frittelle calde di sardella care mie, prima o poi si dovrà parlare eh?;-) Due abbracci per voi!

    Francesca
    Cara la mia Francesca, quella è una delle espressioni care al marito per definire la mia golosità 😀 e anzi lui ha anche una teoria, dice che quando qualcuno mi propone un dolce le mie labbra si tingono di rosso 😀 Io ovviamente credo a tutto o almeno a tutto ciò in cui mi piace credere;-) Anche a me piace stare a tavola e io dico che pesciolini fritti e fichi d’india sono perfetti per passarci una vita 😀 tu che dici?Un abbraccio forte!

  • Sono andata a guardare la ricetta e ho preso nota. Le nonne sono magiche creature. Quando crollò il regime di Ceausescu e potevamo avere più di un kg di farina al mese, quando nonna varcava la porta di casa, chiudendola alle spalle, io andavo in cucina e rimestavo cose. Facevo dolci, delle cose probabilmente immangiabili, ma delle quali andavo così fiera che nemmeno si può immaginare, nemmeno vessi creato un sofisticato sistema di lancio per la NASA. Non avevo particolari ambizioni allora, ma a 11 anni nelle nubi di farina, forse non se ne hanno troppe, non quando sei ancora nell’età della beata spensieratezza e della beata ignoranza.
    Un abbraccio grande

  • Dopo aver letto i commenti teneri di chi spesso ti viene a trovare, a me piace immaginare che mentre ti
    immergi nelle tue ricette tra pentole, farine e mattarelli, lì in un angolo caldo della tua cucina ci sia Lei,
    nonna ida, che ti osserva orgogliosa e forse incredula di come sei diventata brava, con un bellissimo
    sorriso compiaciuto! un bacio!

  • Io dico che se tua nonna Ida potesse vedere quanto brava sei oggi sarebbe molto fiera di te, magari se é come me la immagino, non ti darebbe la soddisfazione di dirtelo, troverebbe qualcosa che cmq non va, ma so sono certa che dentro di sé sarebbe super orgogliosa di cosa quelle mani sono capaci di creare. Manca ormai poco al mio rientro a casa, sono felice per una serie svariata di motivi, nel novero anche quello di poter assaggiare il resto delle prelibatezze che “quelle mani” appunto hanno non solo creato ma pure impacchettato e spedito. Un bacio cara Laura e buon week end.
    P.S il signor gambero russo é molto fortunato, che sia messo agli atti.

  • Rebecka
    Grazie Rebecka per il tuo racconto, inutile dirti come quel “più di un kg al mese” mi abbia colpito in un momento in cui a noi fortunatamente oggi non mancano le nuvole di farina per qualunque occasione. Io dico che quei giochi ti hanno portata lontano e le tue nuvole sono diventati piatti ricchi e golosissimi!Un abbraccio forte!

    Antonella
    C’è, c’è. E mi osserva incredula! 😀

    Margherita
    Margherita bella, ciao!Dici bene tu, guarderebbe con scetticismo ogni ingrediente e ogni strano arnese di cui lei non aveva bisogno e mi prenderebbe in giro come amava fare. Ma piuttosto mi sembra di capire che il Natale ti riporterà qui 😀 e se è come penso al tuo indirizzo italiano è rimasto parte di quel prezioso bottino che voleva arrivare fino in Canada, vero?Bhè sono felice, perché questo mi fa pensare al fatto che sarò lì ad aspettarti sotto l’albero, solo per te!:-D Il Signor Russo è stato l’anello di congiunzione tra me e mia nonna, è stato lui a spingermi verso ‘gamberi’ più noti e cucine ben più attrezzate della mia ecco perchè suo è il nome del blog 😉

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