Un lievitato dolce o uno salato? mi son detta, l’altra sera col barattolo del lievito in una mano e il coperchio nell’altra. E che oramai, è diventata questa la regola in casa Russo: la sera si rinfresca, il giorno dopo s’impasta e, a seconda dei casi, si apparecchia per una cena o per la colazione.
Anzi no, non si apparecchia mai: che la pizza ci piace mangiarla direttamente sul tagliere, sul divano o sul tappeto, magari su qualche cuscino di troppo su cui, ovviamente, stare più morbidi.
E non si apparecchia soprattutto a colazione che quella si può fare anche a letto: una brutta abitudine che quest’anno mi sta regalando vizi e virtù a cui, chissà perché, mi sono subito assuefatta.
In questi casi, poi, se il dolce in questione è un lievitato basterà un marito premuroso a fare da valletto e il risveglio può diventare piacevole anche se alle prime luci dell’alba!
Ma ad ogni modo, anche se non si ha a disposizione la premura di un marito, di un fidanzato o di un valletto in genere, un lievitato andrà bene lo stesso purché dotato di carattere e di una certa personalità.
Ecco nel mio caso, ad esempio si è trattato di un Buchteln, un dolce austriaco che qualche tempo fa avevo incontrato sul blog di Marcello e che mi aveva colpito per la forma accattivante delle sue cupole imbiancate in cui affondare i primi morsi delle solite giornate itineranti.
Il Buchteln delle nostre pause è stato particolarmente buono grazie ad una marmellata di more che è arrivata, non dal gabbiotto condominiale occupato abusivamente dalla sottoscritta più di un anno fa, ma addirittura dalla Liguria e da una strada in particolare che vanta il nome più poetico che c’è. Ma io mi limiterò al nome di chi ci abita, dicendo che le more erano quelle di Martina, intere e dolci come quelle appena raccolte, ecco perché il nostro Buchteln ‘russo’ ha avuto una marcia in più rispetto ai suoi ‘fratelli austriaci’.
Così ci siamo ritrovati a mangiare buchteln giorno dopo giorno scoprendo che è buono sempre, non solo a colazione sotto le coperte ma, anche a merenda sotto le foglie degli alberi di nocciole, dove mi è capitato di fotografare degli strani fiori che ricordano molto i giardini zen di miniature giapponesi o più semplicemente le tendine a filo dell’arredamento vintage della casa al mare dei miei ricordi.
E a proposito di giardino quando giorni fa sono stata invitata a raccontare proprio qui tra ‘ricette&vicende’ russe, il mio giardino ideale per una ‘colazione sull’erba’, mi è piaciuto giocare ad immaginare uno spazio che rispecchiasse proprio quel mio gusto un po’ boemien e un po’ improvvisato in cui l’arte del riciclo e il fai da te danno spazio alla creatività più spontanea : tappeti di saggina su prati di dicondra, amache sospese tra ulivi nodosi e altalene d’occasione di ruote di scorta mancate. E poi ancora vecchie zuppiere, per aiuole di fragole. E tazze da te capovolte come lampade di un gazebo dai ‘soffitti’ di lini ombreggianti. E se ciò non dovesse bastare a sentirsi in pace, per bambini o eterni Peter pan, piattaforme sugli alberi da frutto, per merende a cielo aperto. E siepi di fichi d’India come di ‘corazzieri’ da confine e rovi di more come muri di cinta. E il vostro giardino ideale com’è?
- 300 g di farina
- 110 g di lievito liquido rinfrescato (licoli)
- 1 uovo
- 45 g di burro morbido
- 80 ml di latte tiepido
- 45 g di zucchero
- 30 ml di acqua tiepida
- 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Per il ripieno:
- marmellata di more (o frutti rossi)
Procedimento:
- In una ciotola sciogliere il lievito con l’acqua e mettete da parte. Nella ciotola della planetaria unite la farina,lo zucchero e il lievito e avviate la macchina.
- Versate il burro,il latte e l’uovo leggermente sbattuto con la vaniglia, e impastare fino a che si formi un impasto liscio ed omogeneo.
- Ungere con un po’ d’olio il fondo di una ciotola e lasciare lievitare la pasta, coperta e lontana da correnti per 6 h circa (o per tutta la notte, in questo caso, in frigorifero).
- Passato il tempo di lievitazione, stendere la pasta e formare dei quadrati che andrete a riempire con la marmellata. Chiudete i quadrati di pasta e formate dei fagottini.
- Adagiare i fagottini uno affianco all’altro in una teglia leggermente imburrata, spennellate la superficie dei buchteln con del burro fuso e fate lievitare fino al raddoppio.
- Preriscaldate il forno a 180°C e cuocete la brioche per 20’-25’ circa fino a doratura.
- Sfornare, e servite tiepida cosparsa di zucchero a velo, e accompagnate ogni buchteln con della crema alla vaniglia calda.
Ho visto quei rami di nocciole, ciondolanti e in risalto sulla nebbiolina che li circondava … ho sorriso perché subito mi sono tornate alla mente quelle finite dentro uno scatolone. Poi scopro che si trovavano qui, ad intervallo di colazioni a letto e merende in un giardino che potrebbe essere il “mio giardino segreto” … quello dietro la siepe, a cui avrebbero accesso unicamente gli animi gentili.
Non puoi capire quanto mi faccia piacere vedere queste more da te, sapere che siano state usate così bene davvero non ha prezzo, tanto più il sapere che vi siano piaciute così tanto … perché non tutti amano sentire pezzi interi e “rusticoni” tra un cucchiaio e l’altro.
ps: al tuo prossimo incontro in giardino vai verso i rovi di more, quelli sul confine … io sono lì nascosta che ti aspetto!!! 🙂
E io quella sensazione la conosco bene 🙂 come quando ho visto le nocciole di quegli alberi dai boccioli allungati nel tuo cestino!Si le tue more erano bellissime, perché piccole e saporite, ridurle in purea sarebbe stato un oltraggio alla loro grazia, tra l’altro sono state perfette come elemento ‘croccante’ rispetto alle maglie soffici del dolce. E infatti io i rovi li ho messi davvero per chi di noi se ne intende e non teme le spine: chiedi pure all’altro gambero del giorno in cui sono tornata con la macchina piena di rovi di more, un vero cespuglio fitto fitto su quattro ruote, chiedigli pure quanto è stato difficile separare me e loro… anzi no, me da loro!;-) Grazie ancora!
Stupende le foto e molto bella la ricetta
Grazie Mila!MI fa piacere ti piaccia tutto 🙂
Buongiorno Laura!
Con i Buchteln, che meraviglia… noi li abbiamo scoperto in Val d’isarco un po’ di anni fa in un posto che ci scommetto ti piacerebbe assai…
Oggi inizio la giornata con questa poesia, grazie bella, a presto!!!
Ehi cara Rossella ma lo sai che avevo smarrito il tuo messaggio?Non sai che piacere è stato ritrovarlo 🙂 Si, mi parli di un post che ricordo molto bene e pensa che lo stesso Marcello faceva riferimento nel suo post ai tuoi Buchteln e con l’occasione ho rivisto delle foto molto belle anche del tuo paesaggio!Grazie a te per quel risotto a cui non ho ancora smesso di pensare!
Ciaoooo 🙂
Questa fotografia del buchteln mi ha attirata subito, dovevo assaggiarlo con gli occhi. 🙂
Poi se si parla di giardini, io ci sono… il mio deve essere pieno di fiori e angoli dove perdermi e stare in pace, da sola con un libro oppure distesa sull`erba a guardare all`insù. Poi, se c`è il valletto o il fidanzato (meglio!:) ) a portarmi il buchteln… beh, questo è il massimo che io possa chiedere. 🙂 Da mangiare là sulla`erba insieme a lui…
Bel post da inizio settimana, credo che dopo il buchteln hai iniziato la settimana ottimista e con dei bellissimi pensieri.
Un grande abbraccio dal mio giardino segreto! 🙂
Ulica 🙂
Ulica cara e io ero sicura ti sarebbe piaciuta da quando ti ho vista all’opera con un lievitato ripieno tutto intrecciato!E ovviamente sapevo non ti sarebbe sfuggito neanche l’argomento ‘giardino’, piuttosto ma lo sai che le pratoline sono spuntate già?io penso siano adatte a stare distesi con le meni incrociate sotto la testa 🙂 io lo chiamerei il ‘riposo dei giusti’ !Se c’è un fidanzato è meglio ma io dico che trovare l’Eden anche solo per se stessi è già un bel punto di partenza!tu che dici?
Ah, si… trovare il nostro angolo di pace dove rifugiarci sempre a fare il riposo dei giusti. 🙂
🙂
Bello che sembra quasi una nuvola soffice sulla quale far rimbalzare gli strascichi di quei sogni che nonostante l’essere svegli rimangono negli occhi. Proprio stanotte ho vissuto un sogno in cui cercavamo, io e il vichingo, di farci capire in diplomazia in una situazione paradossale: eravamo di nuovo al liceo. E se è vero che i sogni son desideri, ti confesso che quasi quasi ci tornerei davvero al liceo. Sai che bello svegliarsi pigramente col rumore dei respiri di mia madre e mangiare metà di questo buchteln (al liceo mangiavo quello che volevo, ahimè, colazione col vitello tonnato ci rendiamo conto????) e con occhi ancora sognanti passeggiare verso la fermata del bus?
Ovviamente appoggio il sogno di pedane su alberi da frutto (magari costruite con le piattine ^^) dove sdraiarsi e pigramente cogliere e poi mangiare. Il bello è che se chiudo gli occhi riesco a vedere realizzati i sogni che hai descritto, tra distese profumate, nocciole, fichi d’india e amache, proprio lì dove la natura vi ospita nei fine settimana. Che poi secondo me quel luogo vi reclama, son sicura che vorrebbe avervi lì tutti i giorni. Fai una carezza da parte mia a quella meravigliosa e tanto fortunata cagnolina. Baci
Ma la sai una cosa?io al liceo invece ero perennemente a dieta, perché nessuno mi aveva spiegato che era quello il momento in cui il mio metabolismo era imbattibile!Mannaggia! Ad ogni modo io trovo che vichinghi e russi si assomiglino tanto soprattutto nella tendenza a sognare momenti e situazioni che sanno di nuovo e di un passato vintage che è bello ricordare… come le pentole di latta appese su piattine vichinghe… tanto per fare un esempio a caso!;-) Io penso che quel posto ci reclama tutti magari con filetti di baccalà da asporto per spuntini sull’erba dove parlare di macchine d’epoca e camper ‘nuovi di zecca’… a prestissimo!;-)
Adesso capisco il tuo commento su facebook. C’ho preso gusto ultimamente ad impastare. E non tanto perché mi piace sentire la farina sulle mani o la consistenza che riesco ad ottenere. Ma perché l’impasto mi parla. Sembro matta, lo so. Eppure è così. Mi ritrovo in un’altro tempo, uno spazio temporale diverso da quello attuale. Incontro la me che spesso tengo in un piccolo angolino.
E questo spazio somiglia tanto a quello da te raccontato. Dove i rami sono spogli ma si vestono quando l’occasione lo richiede. E le foglie si liberano nell’aria come fossero messaggi ancora non pervenuti.
È lì che trovo me stessa e sono certa che troverei anche te.
Rifarò questo tuo impasto. Ci metterò magari una mamellata di arance della mia Sicilia.
Ciao piccola foglia…
E si questa settimana ci è piaciuto lievitare, è stata la prima cosa che ho pensato quando ho visto quella meraviglia di treccia. Le mandorle a lamelle sembravano le mie foglie croccanti quelle di cui ormai mi circondo ad ogni post e che so tu apprezzi sempre!la scoperta di poter ‘lievitare’ anch’io, i primi tempi, ha sortito lo stesso effetto rassicurante di cui parli tu, ed è per questo che quando posso mi lascio andare all’idea di una coccola che richiede solo un po’ di tempo in cambio di una bontà in più. Adoro la marmellata di arance soprattutto in brioche intrecciate, perché profuma le volute di impasto in modo delicato e le mandorle sono perfette come le foglie che a noi piacciono tanto!
Cara Laura, io i giradini li amo tutti, quelli che scorgo camminando nascosti tra grate frondose, quelli aperti alla vista con prati perfetti e giochi per bambini, quelli pieni di tutto, vissuti e disordinati. Il mio giardino però, quello dell’immaginario, è un giardino ombroso, sul retro, con eriche e felci e pini, un po’ freddi in cui trovare ristoro d’estate e sentire il profumo di legno e resina d’inverno.
p.s. ho rimandato troppe volte i miei auguri per la nuova veste del blog, volevo farlo con calma, con le parole giuste per dirti quanto sia ancora più bello e incredibilmente accogliente questo posto…
Valentina!!!!io direi che non è più il caso di rimandare di vederci il più presto possibile prima che la piccola sia pronta per l’università!;-) Vediamoci in giardino, uno di quelli a tua scelta e noi arriveremo esattamente dove voi ci attenderete, promesso!Che bello ritrovare i tuoi commenti in questo spazio… che mi ricorda un tempo bello in cui i blog avevano un altro tipo di confronto, quasi quasi quasi più intimo ;- ) Ti e Vi abbraccio forte!
Io speravo di ricevere da te un commento in privato dove mi dicevi che il mio regalo era finalmente arrivato, che ne so magari, intercettato dallo sceriffo… ed invece no. Non posso dire di conoscerti, ma so per certo che se ciò fosse accaduto non avresti perso due secondi a farmelo sapere… quindi, in pratica devo tornare in Italia nuovamente per rimandartelo… Spero che nel frattempo tu possa avere ancora un rimasuglio del mio sciroppo d’acero, ti é poi piaciuto? Riguardo a questo dolce (ammetto che il nome mi fa un po’ paura) che cosa posso dire? sembra soffice e delicato come la neve che nel momento in cui scrivo cade dalla finestra, peccato che non sia altrettanto dolce. Sono convinta anche io che il Bulcheten russo abbia una marcia in più… un abbraccio grande e un sorriso.
Cara Margherita, ci siamo già dette tutto e ti dirò che la pista dello sceriffo ‘intercettatore’ di pacchi toscani ha attecchito pienamente nel mio immaginario… troverò il modo di entrare nel suo bazar con una scusa qualunque per fiutare nell’aria il profumo del cantucci di Prato, lo giuro!E allora si, che sarà fatta giustizia e magari ci scriverò pure un bel post, visto che il marciapiede di casa sta diventando una fonte inesauribile di ispirazione
Comunque si, una cosa certa è che mi conosci molto bene e fai bene ad intuire quello che sarebbe accaduto se io e il postino ci fossimo incontrati… io lo avrei abbracciato pensando di abbracciare te e lui avrebbe pensato che recapitare posta non è poi così male, soprattutto in assenza di raccomandate e bollette da pagare
Mi fa piacere che il buchteln russo ti piaccia di più di quello austriaco… noi Russo, non facciamo molto testo visto che in Austria non ci siamo stati mai e conosciamo solo il nostro Ricambio il tuo sorriso con il mio!
Eccomi qua, finalmente, a prendere una pallina imbiancata per la colazione di domani! Tempo fa avevo nascosto nei buchteln del lemon curd e non ti dico che bontà! Oggi anche io ho “lievitato”, ma per l’occasione ho scelto una focaccia 😉 il mio giardino ideale è un po’ incolto, pieno di piante di ogni tipo e molto verde… assomiglia più ad un orto che a un giardino, perchè non terrei piante decorative 😉 il mio giardino ideale ha un albero vecchio e grande, dal tronco comodo, sul quale appoggiare la schiena per rilassarmi tra le pagine di un libro. Cara Laura, sto ancora ridendo per il marito valletto! Dopo aver preparato una colazione coi fiocchi mi sembra il minimo fartela degustare al calduccio 😉
Virginia!che bello trovarti qui, ho una voglia matta di passare a trovarti e recuperare in po’delle tue ricette, ma il fatto è che per godere al meglio la lettura mi piacerebbe trovare una seduta comoda come la tua nel verde del tuo orto-giardino ideale 🙂 Quanto a lievitare, mi hai messo una gran curiosità…. Mi hai abituata a pani e focacce che sanno di buono, chissà cosa di speciale mi attende?:-) Si il marito è impazzito da quando mi impegno a sfornare dolci per la colazione, mi serve e riverisce come fossi una contessa 🙂 l’altro giorno il cappuccino aveva pure la schiuma!!!!!!:-)