“Bella la tua collana!” mi ha detto mio marito, quando non era ancora mio marito.
Mi apriva la porta di casa per la prima volta e mi accoglieva nella sua vita per sempre, ma certo che ritrovarmi con i peperoni appesi al collo, forse non se lo aspettava.
E che nella valigia pesante con cui traslocavo tutta me stessa nella nostra futura casa, non c’era posto anche per i peperoni secchi e allora nell’emergenza della situazione ho pensato bene di indossarli a mo’ di collana per un effetto che è risultato “molto esotico”.
“Dovrai abituarti… se vuoi sposarmi” – ho risposto. E lui ha sposato me e i peperoni secchi subito dopo.
Questo spiega perché, oggi i peperoni perenni pendono dai muri della nostra cucina, sulle nostre teste e su quelle dei nostri ospiti. Senza parlare poi di quando arriva mia madre, in pompa magna dall’Abruzzo, semplicemente ci rassegniamo a bucare nuove pareti di nuovi appigli per appendere file e file di peperoni che si moltiplicano e che forse non esauriremo mai. Che forse un giorno ci sopravviveranno.
“Com’è che in Abruzzo siete tutti cosi “esotici”? –Lui
E in realtà è una questione di ingredienti feticcio, di quelli che traslocano l’Abruzzo ovunque si vada oltre l’Appennino e senza dei quali un sugo che si rispetti non è più un sugo come un abruzzese di nascita non è più un abruzzese, se privato dei suoi sapori e dei suoi luoghi più comuni.
Così io nata abruzzese e desiderosa di esserlo anche nel Lazio, il giorno che mi sono presentata davanti la porta di mio marito che non era ancora mio marito, mi sono munita dello stretto indispensabile per ricordarmi chi ero e da dove venivo.
E infatti, io, ricordo ancora come distinguere i peperoni secchi dolci da quelli piccanti. Che, poi, ricordo che questi ultimi si chiamano lazzaretti e sono di forma più affusolata e di colore più intenso rispetto a quelli dolci.
E ricordo ancora che è impossibile comprarne all’occorrenza, ma solo inanellati in interi filari.
E ricordo anche che si conservano benissimo appesi alle mura domestiche, ma che fanno la loro discreta figura anche appesi al collo a mo’ di collana, soprattutto se si vuole fare colpo su un uomo in particolare che poi diventerà quello di sempre come i peperoni appesi al chiodo della mia cucina quando viene mia madre in visita dall’Abruzzo.
E sicuramente ricordo come farne uso: in zuppe e minestre di verdura campagnola e ancor di più nei sughi. Supremi, nei sughi di pesce, dolci e ‘lenti’.
Ricordo altresì che il lazzaretto e il peperone dolce vogliono il pesce ‘pazzo’ e cioè povero, ma soprattutto quello locale e cioè non proveniente dal ‘Congo Belga’ – come direbbe un abruzzese della costa come me.
E, infatti, io “mica vengo dal Congo belga” – ho risposto a mio marito quando mi ha chiesto se in Abruzzo eravamo tutti esotici.
Ecco c’è una cosa che invece non so e che non ho mai capito abbastanza: “Cosa c’entra l’Abruzzo con il Congo Belga?”
Ma questo è un dubbio che difficilmente un abruzzese di oggi potrà spiegarmi, perché per certi intendimenti ci vuole un abruzzese di ieri di quelli che dicevano “Il mare è finito”. E che dicevano: “Il mare prima era il mare”. E “La colpa è tutta dei terrazzani” – dicevano pure.
Ecco queste cose veramente le diceva pure mio nonno, quando parlava di mare e mi portava a vedere il museo ittico con dentro la spada di un pesce spada e lo scafandro del palombaro.
Poi mi diceva che il pesce buono doveva essere ‘pazzo’ e che il lazzaretto ci voleva “sennò il pesce rinsaviva” e non era più buono come quello locale e nostrano che, per ovvie ragioni, non era quello del Congo Belga.
E anzi che io tutte queste cose me le ricordo ancora e le ho raccontate pure a mio marito quando non era ancora mio marito: il giorno in cui, dopo essere entrata nella sua casa, mi sono diretta verso la cucina e ho appeso al chiodo i primi peperoni secchi della sua vita.
E la cosa più sorprendente è che malgrado tutte queste cose io le ricordi distintamente così come le racconto, e come voleva mio nonno che io me le ricordassi, tempo fa mi è capitato di trovare proprio sul web, grazie all’iniziativa “Nonne d’Italia” della Cucina del Corriere, un rarissimo esemplare di “abruzzese di ieri”, la simpatica signora Anna Rachele, che le cose le ricorda e le racconta esattamente nello stesso modo e nell’intercalare a me più caro: che sa di mare e della storia di sempre meno che del misterioso rapporto tra l’Abruzzo e il Congo Belga.
Ricetta delle cozze ripiene in umido
(liberamente reinterpretata e tratta da “La cucina Abruzzese dei trabocchi” di Maria Teresa Olivieri)
Ingredienti (per 6 persone):
- 1kg di cozze o più;
- 2 cucchiai di prezzemolo tritato;
- 2 spicchi d’aglio;
- 1-2 cucchiai di pecorino semi stagionato abruzzese ( in alternativa 1 cucchiaio di parmigiano)
- 150 gr di mollica di pane
- 1 uovo
- olio evo qb
- 400 gr di pelati
- ¼ di peperone dolce fresco
- 1-2 peperoni secchi dolci
- Pulire le cozze e aprirle sul fuoco.
- Separare le valve dal mollusco, conservando quelle più belle e grandi. Conservare il liquido delle cozze.
- In una ciotola amalgamare il formaggio, il prezzemolo tritato, la mollica di pane, l’uovo e uno spicchio d’aglio tritato.
- Mescolare il tutto e riempire i gusci, ponendo il mollusco sotto l’impasto di pane e formaggio.
- A questo punto preparare un sughetto dolce, lasciando soffriggere l’altro spicchio d’aglio schiacciato, il peperone dolce fresco e quello secco. Non appena l’olio si insaporisce, versare il pomodoro e diluire con il liquido delle cozze.
- Insapore qb con del sale, senza esagerare perché le cozze insaporiranno ulteriormente il sughetto.
- Non appena il sugo si sarà rappreso posizionare le cozze dalla parte dei gusci, irrorarle con il sugo e aggiungere il restante liquido delle cozze per diluire ulteriormente il sugo.
- Infornare a 180° C facendo attenzione finché il sugo non si rapprende.
Cosa dire se non che sono bellissime? E che, nonostante siano le dieci di mattina, mi fanno una gola pazzesca? In questo periodo di incertezze le uniche cose che mi rassicurano sono l’aria di casa e l’aver un buon piatto davanti. Soprattutto se poi ha una storia e soprattutto se poi c’è quel tocco personale a renderlo speciale.
Io vi stringo forte e penso che il Russo donna più bella e piccante non la poteva mica trovare.
Cara Alessia, la cosa che mi fa più piacere in assoluto è sapere con certezza che tu puoi immaginare ogni scena della storia esattamente come è raccontata, conoscendo molto molto bene i suoi stravaganti personaggi!Se non ci vediamo al più presto mi sa che una di queste domeniche ci ritroverete nuovamente davanti la porta di casa con i cornetti caldi, anche se io preferisco di gran lunga la tua crostata!:-) ti abbraccio forte forte!
Intraletta (si potrà dire ^^?!!) su fb…eravamo troppo curiose di conoscere il seguito di questa storia al peperoncino dolce secco! Una donna affascinante del “Congo Belga” ^^ che varca la porta di casa con una collana commestibile è di un carisma incredibile. Annusare le radici, indossarle e appenderle per chiamare casa ogni posto è un rito che non può che portare a piatti come questo: che parlano di te a chiunque li veda (o che sia così fortunato da assaggiarli). E’ bellissimo sapere da dove si viene e trasmettere agli altri la voglia di tornarci insieme, noi ti seguiremmo sicuramente con una scodellina di cozze ripiene e collane di aromi al collo!
Pancettine care che bello ritrovarvi 🙂 sono contenta vi sia piaciuta questa storia: da quando realizzo ricette per Taste Abruzzo mi è capitato di dover raccontare il mio Abruzzo, ma in effetti di raccontare l’Abruzzo come l’ho raccontato la prima volta a mio marito (che non era ancora mio marito) non mi era mai capitato. Secondo me anche l’Abruzzo dei racconti merita di essere raccontato a sua volta perché così il ciclo di storie che si rincorrono non esaurisce mai 🙂 E si mi sono presentata con una collana di peperoni davanti al mio futuro sposo e ancora oggi mi ostino ad avere un ferro per dolci ovunque io vada… anche in camper!:-) Ma questa è un’altra storia!Vi abbraccio forte!
La collana di peperoni è un ornamento bellissimo e l’allora inconsapevole gambero-marito l’ha vista lunga 😉 Mi piace tanto il tuo essere esotica e come lo racconti, adoro venire a curiosare gli angoli della tua cucina e ascoltare le tue chiacchiere, mentre in forno succedono magie! Questo piattino di cozze mi fa troppa gola ma forse ne avevi il sospetto, visto l’aspetto verace e anche un po’ meridionale dato dal rosso di pelati e peperoni. Poi l’uso del pane secco, mia croce e delizia… Le farò, spero prestissimo!
P.S.: noi non abbiamo collane, ma grappoli di peperoncini che adornano la cucina e gli ospiti ormai non ci fanno nemmeno più caso 😉
Virginia bella, non sai che piacere sarebbe farti accomodare nella mia cucina e mettere su un tè, certo adesso sai che sulle nostre teste oltre al lampadario penderebbero anche loro, i cari peperoni!:-) Secondo me questo piatto di cui in effetti ho parlato poco, così presa a raccontare altro, secondo me ha più aspetti che potrebbero incuriosirti come ad esempio l’abbinamento di formaggio e cozze; ma in assoluto sono sicura che ti piacerebbe il sapore dolce del sugo grazie ai peperoni secchi pestati nel mortaio proprio come fa la signora Anna Rachele. 🙂 A questo punto cara Virginia mi raccomando se mai ti capiterà di allontanarti troppo da casa, sai bene cosa dovrai fare visto che hai anche tu ‘grappoli di peperoncino’ appesi alle pareti… sarebbero orecchini perfetti appesi ai lobi!;-) Un bacione!
Ho letto il tuo racconto ridendo perché ti ho vista con la collana di peperoni secchi al collo e ho visto pure la faccia del tuo non ancora marito. :))))))
Ma sai cosa ho pensato? Che, se venivate dal Congo Belga, magari tu avevi la collana di peperoni e lui la collana di ossa. :)))))
Ma, appunto, non venite dal Congo belga… ;).
Una storia piccante come il tuo piatto che mangio con gli occhi. Io ho il mare dentro, ma sono una donna di montagna e abito moooolto lontano dal mare. Mangerei, pero`, tutti i giorni pesce. Le tue cozze sono molto appetitose e di sicuro senza i tuoi peperoni non sarebbero cosi` buone. E, per mangiarle, metterei anche io al collo la collana di peperoni. :))))
Ti abbraccio tanto, ma tanto! 🙂
Ulica 🙂
Ulica!!!!!Ma tu non sai che darei per fartele assaggiare anche perché non sicura che ti piacerebbero come del resto ero sicura che tu fossi ‘donna di mare’ pur senza esserlo di fatto. Il Congo Belga resterà un mistero ma se un giorno ti capitasse di incontrare un Pescarese ‘di Pescara’ tu vedrai che il Congo spunterà fuori come i peperoni secchi che spuntano dai miei muri 🙂 Hai sentito la cadenza della signora Anna Rachele?quella è musica per le mie orecchie soprattutto quando mi sento un po’ nostalgica del mio Abruzzo… anche se mio marito ti direbbe che io sono proprio così soprattutto quando cucino e parlo da sola. Anche io ti abbraccio tanto tanto!
Laura! Io… non so… mi sono un po’ commossa al racconto..
E poi ho cercato di distrarmi dal troppo mio essere romantico guardando le foto bellissime di questo piatto buonissimo.
ciao bella mia… :*
Rossella, che cara che sei! ma tu segui il mio consiglio: non distrarti troppo dalla tua natura romantica che ti rende così bella!Sono felice di sapere che le foto ti piacciono perché ultimamente ho bisogno di guardarle con gli occhiali, non mi sembrano mai nitide abbastanza 😉 Un bacio grande!
Anche io ho questo “disturbo visivo” a volte!!!
Dai retta a me, è solo perché ci si è “acuita la vista”!! 😉
Ti adoro!:-)
Che bella immagine sei riuscita a regalarci Laura. Sembra proprio di esser lì. Magari dietro ad un albero maestoso, e osservarvi da lontano. Di come decisa varchi la porta, portandoti dietro qualcosa di tuo e unico. E lui lo sapeva a cosa andava incontro. E ti ha scelta!
Belli voi, bella tu…
Che hai la capacità di commuovere, di soffiare piano e sfiorare dolcemente.
Io, il mare c’è l’ho dentro da sempre, oltre a viverlo. Ed è un piacere per gli occhi trovare qui, qualcosa di semplice e buono.
Melania, se penso alla tua terra penso a quanti addobbi meravigliosi potresti indossare tu: dai capperi a mo’ di orecchini fino alle foglie di limone per abito!So che con queste ultime cuocete polpette profumate… ma è proprio così?Perché io e il signor Russo non sai quanto amiamo perderci tra i profumi di regioni calde come la tua in cui il mare è gran protagonista!Raccontami pure, che noi siamo già pronti a partire!;-) Un bacio!
Arrivo finalmente a varcare questa porta….
Rimango ogni volta piacevolmente colpita dai colorati e caratteristici tasselli che compongono il ritratto di voi Russi! Spezzoni di una vita che sa di buon umore, di schietta allegria, istantanee che raccontano di tenerezze e di attaccamento alla propria terra natia, storie che si compongono di reciproca ammirazione. E mi convinco sempre di più della “specialità” di te come donna 😉 così che sarebbe stato folle se tuo marito non fosse diventato tuo marito.
E poi, parliamo dell’omaggio al rosso dei tuoi scatti (tutti peraltro a fuoco)!!! Sono rimasta incantata dalla foto con la ricetta: mi sembra di riconoscere molto di te e della donna dalla collana di peperoni nei caratteri scritti a mano libera. La trovo molto poetica.
Eccola!!!Ma dimmi un po’ ma è possibile che tutto ‘sto rosso che ti è tanto piaciuto abbia condizionato la scelta di quel famoso divano?;-) E comunque ormai ho bisogno che qualcuno mi dica che le foto sono a fuoco, perché veramente io comincio a vederci doppio e siccome non mi va di incontrare il mio oculista preferisco sapere da te se ci vedo ancora bene cara la mia amica di merende 🙂 I peperoni, non è che ne vorresti un po’?così da poterla anche assaggiare questa storia?:-) Ti abbraccio!
Con il bellissimo sorriso che ti ritrovi pure con un spiedino di arrosticini per fermare lo chignon, ti avrebbe di certo sposata! Ha ragione Alessia, il signor Russo – perché é sempre signore, voi due siete intime- una donna bella e piccante come te? Ho diversi amici di Pescara (uno di questi mi ha pure sposata!) chiederò loro di darmi maggior indicazioni su questo Congo Belga. Contenta di sapere che tutto il mondo é paese, mai, dico mai, chiudo la mia valigia da Firenze senza un pezzo di finocchiona. Certo che anche un piattino di quelle cozze non sarebbero niente male!
Margherita ma che mi dici??sposata con un pescarese!!!che quindi potrei conoscere!!!e allora quando parlerete tu sicuramente apprezzerai quelle sue vocali aperte e un po’ chiuse dove meno uno se l’aspetta Allora cara mia mi sa il prox pacco verso il Canada dovrà contenere assolutamente una fila di lazzaretti a meno che lui non abbia già bucato le pareti della vostra cucina per appenderne già !;-) comunque si ti prego, se puoi chiedi quella cosa del Congo Belga: un’espressione che ha dei riferimenti storici particolari e che è entrata nell’immaginario pescarese chissà come e perché. Vi abbraccio forte forte!