“Faccio l’amore per disperazione”

"Faccio l'amore per disperazione"

Ho assaggiato la prima volta le neole al mosto nella città di Ortona che è esattamente l’unico paese, in tutto l’Abruzzo, in cui ci si può aspettare di incontrare questi dolcetti tipici nei bar del corso.

E io, proprio in un giorno imprecisato di pendolarismo tra Pescara e Lanciano mi sono fermata a Ortona e sono entrata in un bar.

Non ero sola, c’erano le mie compagne di viaggio che erano anche diventate nel frattempo le mie compagne di studio, di appunti, di zonzo, di salvataggio, di pronostici sul futuro più prossimo e soprattutto di merende nell’immediato presente.

Quel giorno tra noi c’era anche Lei, la ragazza col cognome più bello che io abbia mai sentito e che per un periodo è stato abbastanza noto in ben altro noto “salotto romano” del Maurizio Costanzo Show.

E io infatti la conobbi, la prima volta, vedendola in televisione mentre rispondeva ad una domanda inaspettata nel modo più inaspettato possibile, ma sicuramente in linea perfetta con l’inaspettato in genere che a quell’ora tarda era già possibile cominciare a incontrare in tv.

“Faccio l’amore per disperazione”- rispose. Il pubblico si sciolse in un applauso, gli altri ospiti risero strizzando gli occhi, il pianista (Franco Bacardi) in bianco diede voce al pianoforte bianco, l’unico ad arrabbiarsi tanto fu Maurizio Mosca che ripeteva stridulo e cianotico, in volto, che quella non era una risposta normale.

A me in realtà non sembrò normale la domanda: che uno quando fa le cose avrà certo i suoi motivi per farle, che potrebbero essere tanti o nessuno. Ma il punto è: perché volerli conoscere?perché interrogare sul privato in pubblico?

Ma quelli, in effetti, cominciavano ad essere gli anni delle prime ‘confidenze pubbliche’ nell’Harem delle donne celebri di un ancora celebre Catherine Spaak; delle interviste notturne di Gigi Marzullo e delle domande ‘semiserie’ di Maurizio Costanzo come “Perché fare l’amore?”

E lei, senza scomporsi, con l’inconfondibile zeta di un’abruzzese: “Per disperazione”. Tié!

Beccati pure ‘sta bella risposta Maurizio Costanzo!Tu, la Spaak, Marzullo e tutto il ‘cucuzzaro’ che con quell’aria tanto bene educata vi impicciate tanto dei fatti altrui.

Quando quella notorietà finì, io e lei ci conoscemmo all’Università tra libri e amici in comune, ma io non le chiesi mai in che modo la disperazione porta all’amore e anzi decisi di continuare a vivere con questa incognita.

E tra incognite che restano tali ed altre che si svelano, le neole ortonesi furono le seconde, in un giorno di scorribande al femminile in cui l’unico uomo fortunato tra noi fu il pasticcere che si occupò di farcire con la panna i coni sottili delle neole, per la merenda lunga di un lungo pomeriggio dei miei vent’anni.

Su Taste Abruzzo un’altra storia e la ricetta.

7 thoughts on ““Faccio l’amore per disperazione”

  • Sai, questa mattina oltre alla nota emozione, condita di sorriso fino alle orecchie, c’era un piccolo senso di colpa … celato allora ma qui detto in tutta franchezza! Perché il ferro scanalato famoso è stato messo in un angolino, mirato e rimirato più volte, ma più affrontato … quando si dice “la paura fa novanta” e “la consapevolezza di fare un ennesimo pasticcio è certezza”!!!
    Ecco, ora, dopo questo post suggello un patto … tra me e me … quando arriverà il Momento riprenderò in mano le redine dell’accantonata ricetta (che per disperazione al massimo impiegherò il triplo del tempo) e mi lancerò nella preparazione di ferratelle e neole, promesso!
    ps: e beno male che non avevi l’attrezzo appropriato, altrimenti cosa ci tiravi fuori?!
    un abbracio

  • mia cara Laura, io dovrei essere china fra libri di testo e vocabolari di greco, ad imbevermi di cultura, a sottolineare meccanicamente con un evidenziatore giallo fosforescente avvenimenti e dettagli della vita di Demostene, eppure sono qui. Sono qui perché non ti resisto e sei forse peggio di qualsiasi dolce o ferratella (o carota!!). perché vengo qui e mi immergo nella lettura, vengo trascinata in un mondo e in una realtà che pur non conoscendo mi par quasi di poterla afferrare, perché il tuo approccio da sognatrice alla vita ho imparato ormai a conoscerlo e mi sento di poter affermare di condividerlo anche 🙂
    E sorrido all’idea delle tue ricette abruzzesi, tutte così differenti eppur tutte così riconducibili fra loro, dagli impasti elastici che non richiedono burro e pretendono soltanto olio al profumo del mosto o della ratafìa. E poco importa che non avessi lo strumento adatto perché a me, le tue neole, che quelle “originali” non le conoscono, sembrano perfette e mi bastano queste, senza richiedere il paragone con altre!

  • Martina
    Cara Martina, dopo aver letto questo messaggio non ci crederai ma mi sono ritrovata a fotografare nuove ferratelle che erano a loro volta il pretesto per fotografare una marmellata di prugne… (ormai su quasi tutti i miei canali social girano prugne di ogni colore che non mi trattengo dal fotografare e mettere in circolazione) 😀 Ecco, allora in questa occasione ho pensato che l’unico modo di liberarti dal tuo senso di colpa fosse quello di stuzzicare la tua voglia di ritentare… che non si dica che un ferro abruzzese abbia avuto la meglio su di te!E se hai bisogno di qualche consiglio fammi sapere perchè sarei felicissima di riuscire ad esserti utile nell’impresa 😀
    Ti abbraccio forte forte!

    Marta e Mimma
    Cara Marta il fatto che tu sia china a sottolineare informazioni importanti sulla vita di Demostene mi strappa un gran sorriso perchè mi ricorda i tempi in cui ero io nella stessa situazione 😀 ma certo (e lo dico con una punta di soddisfazione) il fatto che oggi sia proprio io la distrazione da Demostene mi piace, mi piace da morire 😀
    L’approcciare a tutto da sognatrici è una bella cosa e ha il vantaggio di essere un’attitudine che non si perde ma che addirittura si perfeziona! 😀
    E poi mi lasci senza parole perché quando parli dell’Abruzzo sento che sei preparatissima e sai tutto il necessario per riconoscerlo anche solo dai suoi sapori e questo mi riempie di gioia :-D. Grazie come sempre piccola grande Marta!

  • Ciao Laura! 🙂
    Ecco, leggendoti mi chiedo: ma siamo piu’ felici a indagare per sapere le cose altrui, a volte questa indagine essendo spasmodica? A me pare che possiamo vivere le persone accanto cosi’, a momenti, oppure a periodi senza indagare troppo. E siamo molto piu’ felici cosi’. 🙂 Vivendo con le incognite…
    Laciando da parte questo discorso serio :)), devo dire che le tue nevole sono delle belle “nuvolette” visto che le hai riempite di panna. A trovare poi i ferri giusti per farle… :))…..
    Un abbraccio,
    Ulica 🙂

  • Ulica
    Hai perfettamente ragione cara Ulica!oggi soprattutto ci ritroviamo a provare una curiosità che non ha nulla di sano, spasmodica come dici tu 😀 io le preferisco di gran lunga la suspence narrativa se proprio devo restare appesa al filo di un discorso e se proprio devo imbattermi nella curiosità invasiva degli altri mi diverto a lasciarla in sospeso… come merita di restare “con le orecchie appese al chiodo dell’attenzione” 😀 Se hai bisogno di un ferro per provare, mi metto in azione! Ricambio con piacere il tuo abbraccio! 😀

  • Lo sai cosa faccio quando vengo qui da te? Leggo la tua storia tutta d’un fiato, a volte così velocemente che devo scorrere con l’indice destro per “risalire” e leggere ancora. Dopo questo, leggo quello che scrive Marta, poi cosa le rispondi tu. Come siete belle voi due, mi piacerebbe vedervi insieme davanti ad un caffè (gigante per me, per favore, che il “ragazzo” qui canta parecchio la notte) e ad un paio di ferratelle al mosto con la panna. Non proferirei parola (ora, forse esagero) ma sarei lieta di sporcarmi di panna mentre vi ascolto!

  • Margherita
    Margherita dolce, non sai quanto piacerebbe a me una situazione del genere davanti ad un bel bicchierone di caffè e magari mentre addormentiamo il ‘ragazzo’ insieme tra chiacchiere e sorrisi a bassa voce che sennò è tutto inutile e lui si sveglia 😀 E ovviamente si c’è anche Marta, come facciamo a farne a meno?è impossibile!:-D

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