Un tempo per tutto

lingue di suocera e genziana

Non esistono varianti di una ricetta quando dosi e ingredienti sono sempre gli stessi, in questo caso esiste “la” ricetta e basta. 

Le ‘lingue di suocera’ sono così: numero e quantità in grammi degli ingredienti non variano se si tiene ad una sicura riuscita. L’unico margine di scelta individuale può essere quello di moltiplicare o dividere le dosi in base alle teglie che si è interessati a sfornare: una, due, tre teglie?Allora la risposta sarà 100, 200, 300 gr di ognuno dei 4 ingredienti base.

Quattro volte tre!

Veramente la simpatica fonte (abruzzese, ovvio!), in cui più di un anno fa mi sono imbattuta mentre seguivo un progetto sui dolci abruzzesi, scandiva la facilità di questa ricetta con una frase numerica ad effetto, oltre a servirsi di un’esilarante citazione cinematografica in cui un giovanissimo Tomas Milian e Bombolo ripetono la seguente formula: tre tre tre tre, quattro volte tre!

Ad ogni modo si tratta di una pasticceria secca, diffusa soprattutto nel entroterra chietino: le lingue di suocera sono le concorrenti dietetiche delle più note lingue di gatto. Pur sempre di ‘lingue’ di parla, anche in questo caso, forse per la forma sottile di cialda e per la friabilità determinata dalla presenza dell’albume. 

Ma ad ogni modo se vi piacciono, è così che dovete chiamarle: lingue di suocera. 

Quanto a me ho custodito il piacere di questa ricetta per oltre un anno, concedendomi giusto il numero di due scatti che non hanno avuto nessuna fretta di diventare un post. 

Quando più di due settimane fa mi è venuta voglia di cercare qualche riscontro in giro, l’indice di gradimento è stato così massiccio e supplichevole che mi sono decisa a condividerla per tutti quelli che amichevolmente hanno deciso di aspettare i miei lunghi tempi. 

E in realtà una ricerca consapevole di contenuti porta, in alcuni casi, ad avere pazienza e se possibile ad andare oltre l’operazione del cerco, trovo e replico una ricetta. E infatti è stato proprio il lungo tempo di gestazione delle lingue di suocera che mi ha portato a scoprire qualcosa di più sulle mie tradizioni di cui parlare: come la storia delle mandorle ‘atterrate’, ad esempio. 

lingue di suocera

Le mandorle “atterrate”

Perché per le lingue di suocera ci vogliono le mandorle ‘atterrate’: e cioè le mandorle rotte e ‘cadute male’, quelle ancora provviste di pellicina che non si elimina facilmente quando una mandorla si è ‘frantumata’ per incauto atterraggio. Sono le mandorle atterrate infatti a favorire il taglio delle lingue di suocera in sottilissime sfoglie. Ho infilato in una vecchia busta di foto tutti gli appunti del caso e mentre pensavo di aver stipato più di una ricetta nel mucchio delle mie ricerche, ecco che ne arriva un’altra.  Si perché se si desidera conoscere meglio le lingue di suocera, per forza di cose, non si può prescindere da un bicchierino di genziana.

E anzi a dirla tutta si tratta di due ricette strettamente legate l’una all’altra e che vanno a braccetto come ‘cantucci e vin santo’. Ecco la porosità delle lingue di suocera è perfetta per l’inzuppo in un bicchierino di genziana. 

Anche in questo caso si tratta di una ricetta legata al territorio e ben allacciata alle mie radici, che risale esattamente all’estate  in cui ho tentato di occupare abusivamente una vecchia pasticceria di Lanciano per estorcere quanti più segreti possibili al povero titolare. 

In quella occasione soprattutto ho imparato tanto e soprattutto di liquori che nella pasticceria abruzzese si comportano da protagonisti ma anche da fedeli accompagnatori. E la genziana è proprio uno di questi.  

Ecco perché proprio l’estate scorsa mi sono presentata a casa di Mario anche con una genziana, perché è perfetta con le lingue di suocera che pure non mancavano. 

La raccolta delle radici fortunatamente è vietata, ma è possibile l’acquisto dai rivenditori autorizzati, che è esattamente quello che ho fatto io il giorno di Sant’Egidio.

genziana abruzzese

Lanciano, 31 agosto ’19

Perché a Lanciano il 31 agosto la gente si da un gran da fare a festeggiare il Santo in questione, con la vendita di tante le campanelle dipinte a mano, per salutare l’estate e dare il benvenuto a settembre. 

In questa occasione, e solo in questa, è possibile trovare anche bancarelle di ogni ben di Dio di prodotti locali e tra questi anche radici di genziana. 

Attirata dal profumo balsamico ho tentato l’approccio alla mia solita maniera: con finta timidezza e un’infinita serie di domande che il venditore ha stroncato sul nascere, porgendomi un sacchetto di radici con dentro la sua ricetta di famiglia. 

Anche in questo caso c’è stata lunga gestazione: ho cominciato a fotografare l’impresa domestica più di un anno fa non senza corteggiamento immediato da parte di chi avrebbe gradito subito la ricetta, ma insomma un liquore non ha proprio i tempi di infusione di un thè.

genziana in infusione

genziana abruzzese

genziana

C’è un tempo per tutto 

“C’è un tempo per tutto” ne sono certa, lo diceva anche mio nonno.

E se non fossi cresciuta nell’osservanza stretta di questo consiglio non avrei vissuto così bene questo lungo periodo tra le mura domestiche. La verità è che proprio questo lungo tempo, che molti hanno così mal sopportato, a casa nostra è  trascorso senza ce ne accorgessimo forse anche grazie ad una serie di buone abitudini di cui ogni sera hanno fatto parte proprio genziana e lingue di suocera come piacevole dopo cena.

Poi ieri sera è arrivata Marie con un messaggino privato : “Ma poi quei biscottini con le mandorle, li trovo sul blog?”

Ricetta lingue di suocera abruzzesi

Ingredienti (per tre teglie, nel caso di una teglia soltanto si portino tutti gli ingredienti a 100 gr):

  • albumi (9 albumi di media grandezza) 300 gr
  • zucchero semolato 300 gr 
  • mandorle 300 gr 
  • farina 00 300 gr

Procedimento: 

  • Montare gli albumi con la farina e lo zucchero
  • Aggiungere le mandorle con tutta la pellicina
  • Disporre l’impasto in una teglia da cake
  • Infornare a 160 °C per 30′
  • Sfornare e lasciar raffreddare
  • A questo punto tagliare sottilmente il cake e disporre le fettine su una teglia e infornare nuovamente fino a doratura.  

Ricetta della genziana ‘ignorante’ dei pastori abruzzesi

inbottigliamento genziana

Ingredienti: 

  • 100 gr di genziana
  • 2,5 ml di vino bianco secco abruzzese
  • 500 ml di alcool
  • 400 gr di zucchero semolato

Procedimento:

  • Mettere in infusione vino, alcool e radici per 40 giorni
  • Aggiungere lo zucchero il 35° giorno 
  • Dopo 40 gg filtrare e imbottigliare. 

4 thoughts on “Un tempo per tutto

  • Io mi/ci sto già vedendo assieme, appropinquarci (in)cautamente alle suddette bancarelle con la nostra solita maniera: finta timidezza ed una serie infinita di domande… ci divertiremmo alla grande Laurè….
    Ste lingue mi piacciono un sacco, e sai perché? non perché sono la variante dietetica delle altre lingue, ma proprio perché hanno bisogno delle mandorle ”atterrate”, di quelle cadute male, un po’ sfigatelle, ammaccate, che nessuno comprerebbe e che invece sono FONDAMENTALI per la riuscita di questa ricetta.. Per loro, mi piacciono le lingue di suocera, perché danno una seconda possibilità a qualcosa che a prima vista andrebbe scartato.. loro lo rendono prezioso… ed io ADORO tutto quello che è piccolo, storto, sgualcito, aggrinzito, perché so che è lì la vera potenza, Dalle mie spacciatrici meravigliose di verdura.. io prendo sempre le meline più piccoline e brutte, i pomodori più stortarelli, le zucchine giganti (eh, si perché la discriminazione è da ambo le parti e si sa che le zucchine piccole e regolari son fantastiche, mentre quando cominciano ad ingrossarsi non le vuole più nessuno) ecc… Io stessa quando vado a raccogliere le meline selvatiche raccoglo anche quelle a terra che magari son cadute per il vento… Quindi Laurè.. viva le mandorle ”atterrate” ….

    Ho conosciuto la genziana, invece, da un collega abruzzese di mia mamma… Lui è del teramano.. (il nome del paesino non lo ricordo) ed un giorno, fermatosi a pranzo da noi, mi aveva parlato di questa genziana e di come adesso, infatti, la raccolta sia vietata…ma una volta no e sua mamma ne faceva sempre di liquore….
    A me affascinano le vicende dei liquori, che sono fatte di unione di ingredienti diversi, di fusioni, di rimescolamenti e riposi all’oscuro, ed attese… lunghi giorni in cui si crea la magia….
    Ieri ho fatto la confettura di fragole… e mentre mescolavo, doverosamente con le mani, le fragole allo zucchero ti pensavo… eravamo io e la Ornella ieri… assieme… e lo dice anche lei… ” Ci vuol passione, tanta pazienza.. sciroppo di lampone.. e un filo di incoscienza.. ;)” ..
    Ah, quanto mi piacciono le TUE storie Laurè.. mi catapulti proprio nelle tue vicende….

    ma invece volevo chiederti… che ne vorresti un po’ di centrini fatti all’uncinetto???? cioè ti piacerebbe averne qualcuno? ….
    un bacione
    Manù..

    • Manù anche io, ci vedo con tanto di cestino in vimini come due allegre comari 😀

      Ad ogni modo Manù non hai idea l’estate scorsa quante ricette ho scoperto si possano fare solo e unicamente con mandorle ‘atterrate’ ti piacerebbero sicuramente!Le tengo al momento stipate tutte in una busta di carta in cui il capostipite della famiglia Russo, amante della fotografia, riponeva tutti i vecchi manuali delle sue macchine fotografiche, non so perché: forse per l’associazione che ormai nella mia testa lega fotografia e cibo, chissà!

      Manù tra un po’ riparto anche io con smarmellamento estivo e mi sa che per l’occasione ruberò la tua colonna sonora! E adesso te ne dico un’altra: io sono stata sfamata dalla cucina teramana che in Abruzzo è riconosciuta come la migliore in assoluto: è la cucina di nonna Ida, ricamatrice per professione che arrivata a Pescara per ricamare un corredo ha fatto perdere la testa a Nonno Osvaldo e della sua terra si è portata dietro le ricette di Teramo e provincia!Manù io adoro l’uncinetto e infatti sferruzzo che è una bellezza, ma se intuisco le intenzioni della tua domanda come faccio a dirti si e a non poterti neanche abbracciare?
      Ti abbraccio fortissimo e ti ringrazio sempre, leggere i tuoi messaggi restituisce all’avventura di un blog tutto il suo senso!

      • Io sono onorata Laurè di poter scrivere qui, di poter entrare e godere di tutto questo, perché… è ”tanta roba” come direbbe un mio amico…Ma la verità vera, Lauretta mia, è che io qui ci sto bene, perché questo è il mio mondo, cioè io sono tutto questo, tutto quanto tu descrivi io lo sento proprio, mi calza a pennello come quell’abito sul tuo corpo meraviglioso… A volte penso di essere nata nel periodo sbagliato, perché tutta quella vita là fuori, non la capisco, a volte mi è indifferente, altre mi spaventa…. non ci so stare bene a ”questo mondo” io… mentre qui io mi sento proprio bene… al mio posto… poi tu, mi guidi così amorevolmente verso i tuoi luoghi e mi apri ad orizzonti nuovi che, sai, non vedo l’ora di vedere dal vivo e no perché ”questa estate facciamo le vacanze in Italia”, ma perché tu hai acceso in me una curiosità che freme di essere soddisfatta…
        Io ti sono davvero tanto tanto grata, perché mi restituisci quell’equilibrio mentale, ma non solo, che a volte mi viene meno, a causa di tutte le voci di sottofondo esterne che disturbano la quiete….
        Quindi grazie davvero a te e ti prego, custodisci tutto quello che puoi, perché sarà ancora più bella la lettura e la scoperta quando arriverà il momento… tanto.. io fretta non ne ho e ti assicuro che non mi muoverò di qui…. <3
        Buona serata <3
        ps: quindi è il Russo che ti immortala in tutta la tua bellezza incantevole? (pure scalza come me )
        pss: potresti sempre metterteli un po' sulle spalle i centrini e ad occhi chiusi sentire le mie braccia delicatamente (me la ricordo l'artrosi cervicale) attorno al collo,… 😉

        • Ah ma allora pure tu le senti queste benedette voci di sottofondo che disturbano la quiete??
          Io tanto Manù ed è in effetti uno dei motivi per cui vado avanti fiutando chi mi piace e chi no: a chi mi piace do spazio Manù, tanto spazio e tempo, e soprattutto senza smancerie che pure di quelle ce ne sono troppe in giro Manù come le bollicine dello spumante che danno alla testa e nient’altro. Chi evito invece manco a dirlo, lo evito e basta.
          Ma riguardo questo tuo commento Manù, è impressionante il fatto che io l’abbia letto proprio ieri in preda ad uno di quegli attacchi di cervicale che mi rimbambiscono tutto il giorno e che sono diventati così frequenti da farmi festeggiare i giorni di normalità. Si sulle spalle e attorno al collo c’è sempre qualcosa e centrini e pizzi vanno benissimo 😀
          Sono felice Manù che questo mondo di piastrelle che non sono props e di foto scattate alla bene meglio, quando vengono, ti piacciano perché vuol dire che sei capitata sulla strada che anche io preferisco percorrere e che in genere sono quelle senza particolari obiettivi da raggiungere.
          Manù chi ci ama veramente è qui che ci seguirà e non altrove!;-)

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