Le more di gelso in questo periodo dell’anno entrano prepotentemente nella mia cucina. Non è possibile evitarlo. E così invece delle marmellate che già invadono la dispensa, questa volta ho pensato che ‘sciroppare’ potesse essere una variante del ‘conservare’.
Forse è necessario dire che ‘conservare’ è un principio, una questione d’onore, l’imperativo categorico da cui difficilmente riesco a prendere le distanze: è nella mia natura o forse la mia stessa natura che si ritrova, per lo più, in tutto ciò che un tempo lungo sa curare, conservare, tramandare. E se vivere ‘dentro’ le cose piuttosto che ‘fuori’ mi piace particolarmente, potrei essere tuttavia disposta ad ‘uscire’ dal mio ‘barattolo di conserva’ preferito, solo se potessi perdermi definitivamente, e senza possibilità di ritorno, nel ‘verde’ di un’altra vita e soprattutto ‘dietro i cancelli’.
‘Dietro i cancelli’ resta spesso impigliata la mia curiosità ogni volta che mi perdo nella campagna sabina. Passo il tempo a interrogarmi su chi sarei io stessa nel mondo verde ‘dietro i lucchetti che chiudono i cancelli’. E non so bene per quale ragione, in un punto forse sotto la pelle, sento che questo mondo pur non essendomi mai appartenuto, è sempre stato anche un po’ mio.
Ricetta “gelsi sciroppati” ispirata alla ricetta delle more sciroppate tratta “Conserve fatte in casa” di L. e G. Lauredon e reinterpretata nelle proporzioni di frutta e zucchero secondo il mio gusto personale.
Ingredienti: more di gelso; zucchero (io quello di canna); succo di limone. La quantità dello zucchero e del succo di limone è imprecisata: nel senso che possono essere aggiunte quantità differenti a seconda della dolcezza da raggiungere o dell’acidità da ‘difendere’ se si desidera lasciare inalterato questo piacevole contrasto.
Procedimento: condire le more con limone e zucchero esattamente come si farebbe con una macedonia di fragole. Lasciar macerare il tempo necessario perché si formi dello sciroppo, a questo punto invasare in barattoli sterili, chiudere ermeticamente more e sciroppo nei contenitori di conserva e immergerli in una pentola piena d’acqua. Portare a ebollizione e lasciar bollire per 15′ circa, facendo poi raffreddare i barattoli nella pentola. Riporre in un luogo fresco e al riparo dalla luce. Ottimi da servire su una coppa di gelato alla vaniglia o in accompagnamento ad una fetta di torta al cacao amaro… non sono da escludere accostamenti più coraggiosi insieme a dell’ottimo formaggio erborinato, ad esempio.
Questa è mia!Nel senso che te la ruberò sicuramente:ho delle more di gelso da mettere sotto vetro e questa variante è davvero golosa.
Un abbraccio
Io ho usato il procedimento classico , ma siccome ci sono ancora i giro more voglio provare la tua ricetta.
Buona serata
Ecco adesso mi hai fatto venire voglia di more sciroppate, uffa! 😛
Stupende, come sono stupende le foto! 🙂
Un abbraccio
Ricetta giusta per questa stagione….. hai ragione le more sciroppate danno un tocco magico se servite sul gelato ma anche con il salato creando quel sapore agro-dolce sfizioso…. io le ho già fatte ma devo dire che se mi sono venute bene e buone ……è grazie soprattutto alla qualità delle more di gelso…. vero laura!!! Baci
Mi piace “sapere” quello di cui parli, l’amore per il verde, per la campagna sabina, per queste more che attendo con ansia e stanno diventando famose… 😉
Questo weekend, mentre resto nell’afosa Roma, ti penserò. E mi pregusto quei vasetti, con una proposta: li confezioniamo insieme un paio? Tagliamo la stoffa, facciamo il coperchio, magari attacchiamo anche un’etichetta… adoro queste cose… 🙂
Manuela
Mi piace sentirti dire che questa ricetta presto sarà anche tua!Che bello, attendo allora la tua opinione in merito!;-) un abbraccio!
Barbara
Cia Barbara, benvenuta!!Raccontami un po’, qual è il procedimento classico?svelamelo dai, io è la prima volta che mi cimento con una ricetta del genere 🙂
Elisa
Veramente ti ho fatto venir voglia?Accidenti allora, non sai quanto mi piacerebbe portarti un po’ di more… pensa che domani andrò a raccoglierle per Ester, la mia mitica fruttivendola!Mai avrei pensato di poter essere io a procurare la frutta a lei!Grazie sapessi che bello sapere che ti piacciono le foto! 🙂
Luigina
E la qualità delle more!Poi quando uno le raccoglie con tanto amore per le sue amichette, sai come sono buone quelle more!!!;-)
Francesca
Allora facciamo così: io raccolgo more e le tuffiamo direttamente nella tua gelatiera nuova di zecca!!!In questo periodo invasare cose buone e infiocchettare i pacchetti mi da un piacere infinito!Ti mando un bacio!!
Bellissima idea! Le more sciroppate al posto che la solita conserva ^^ Perfette! Anche per qualche piccolo dono estivo, non trovi?
Arianna
E si, ma poi soprattutto così immediate da fare!:-) un bacio!
Io invece ho seguito sempre …..il fare le mie marmellate, le adoro e, grazie all’altissima qualità del prodotto è venuta “speciale”. grazie Laura al prossimo scambio.
Daniela
Uh che bello!Oggi torno in campagna a raccoglierne altre, pensa anche Ester la mia fruttivendola ne vuole un po!:-)
Nella casa di campagna dei miei c’era un enorme albero di gelsi che producevano un grandioso raccolto in brevissimo tempo e questo ci costringeva a una certa fantasia nell’utilizzarli: composte sul petto di pollo grigliato o l’arista di maiale, nel riso dolce, in gelati, torte, budini, ma anche sciroppati con un’idea di cannella o un’ombra di vaniglia. Sotto il gelso, dietro il cancello verde di Tostini, ho passato intere estati da ricordare. E le tue foto me ne hanno risvegliato il profumo. Grazie Laura, perché sei brava e perché sei generosa e regali agli altri i tuoi colori e i tuoi pensieri, lasciando ogni volta la gioia di un sorriso.
Stefania
Composte sul petto di pollo, che meraviglia!Io sono due estati che godo di questa fortuna e passo ore ore sotto il gelso che quando è carico di frutti é meravigliosamente ombroso!Quest’anno non sono riuscita a raccogliere tutti quelli che avrei voluto e se ti va l’anno prox ci organizziamo per bene: certi ricordi vanno rispolverati, che dici?;-)
Che fotografie stupende!!!!!!!! Questa volta non l’ho letto nemmeno la ricetta,
ho sentito subito il desiderio di dirti che sono rimasta incantata dalle immagini.
La prima della serie, mi ha riportato in dietro nel tempo quando le nonne
lasciavano al sole i barattoli di amarene immerse nello zucchero per 40 gg.,
così che avessero la frutta sciroppata da offrire d’estate alle amiche in visita.
Il tavolinetto che avevamo in giardino tantissimi anni fa (più di cinquanta), era
di pietra e ricordo che veniva apparecchato dalla mamma con centrini da lei
ricamati, e tra i pizzi e i merletti, c’erano le ciotoline molto simili alla tua, con
i cucchiaini d’argento sottili sottili ma lucidati all’occorrenza “per l’evento”.
I paradisi che hai fotografato attraverso i cancelli di ferro e grate di legno sono
incantevoli,trasmettono serenità al cuore, e, in questo momento ne abbiamo
tutti bisogno.
Complimenti! Davvero complimenti…….. adesso però ti lascio e vado a leggere
la ricetta. Baci!!!!!!!!
Così come ti è arrivato il commento, è molto strano, ed è indipendente dalla
mia volontà. Aribaci!!!!!!!!
Antonella
Veramente 40 gg di sole?allora dovrai darmi la ricetta, perché questa per me è stata la prima volta e non avevo idea di quale fosse il procedimento classico 🙂