‘Pallotte cacio e ovo’ e Abruzzo ‘fantastico’

Si tratta di polpette morbide di formaggio dolce che l’uovo lega a perfezione al pane raffermo: note come la versione povera delle polpette di carne, consentivano di stuzzicare gustosamente l’appetito e l’ingegno nel tentativo di riutilizzare pane ‘vecchio’. Una volta fritte si ‘calano’ in un sughetto leggero e speziato e l’illusione di veder polpette di carne nel piatto è assicurata. Per me rappresentano la prova certa che in cucina qualunque inganno è sopportabile, se ciò che ne consegue è così appetitoso. E’ possibile conoscere questo piatto se si ha la curiosità di conoscere l’Abruzzo o semplicemente se si ha la possibilità di imbattersi in un abruzzese appassionato e nostalgico proprio come delle volte mi scopro io stessa… in quest’ultimo caso, il mio consiglio è di lasciarci raccontare.

C’è qualcosa di ‘fantastico’ nel mio Abruzzo e nel suo modo di starsene sulle sue: così poco interessato a presentarsi al ‘forestiero’ che passa; così preso da sé e dal suo Tempo. Proprio il Tempo in Abruzzo è una dimensione incommensurabile: un’abitudine d’avorio sembra averlo fermato rendendo possibile a miti e credenze religiose di conservarsi intatte nella memoria e nei racconti. Attraverso questi ultimi, è possibile riscontrare un’anomalia, a mio parere fascinosa, che risiede tutta nel modo in cui una mentalità pagana persiste nella pratica Cristiana, consentendo cosi a Vita e Religione di identificarsi.  Tutto si manifesta nel modo più naturale possibile e nell’osservanza scrupolosa di alcuni ‘rituali’ per cui le nonne ancora oggi mostrano più memoria delle nostre madri: nei complimenti rivolti a qualcuno –ad esempio – soprattutto se a un bambino, non dimenticare mai l’augurio che la Madonna o qualche Santo in particolare l’accompagni, se non si vuole colpire con un’invidia benevola il malcapitato.

Spesso mi ritrovavo anch’io seduta su un tavolo, con le gambe penzoloni, ad aspettare di capire cosa mia nonna vedesse in un piatto pieno d’acqua e nelle gocce d’olio che si moltiplicavano. Quando terminavano le sue litanie e le croci disegnate dal suo dito sulla mia fronte mi licenziava, dicendomi che qualcuno aveva fatto apprezzamenti dimenticando di raccomandarmi a qualche Santo. Il mal di testa, solo in questo modo, ‘sarebbe’ andato via.

Queste credenze e molte altre possono giustificarsi meglio se si pensa all’isolamento in cui i secoli hanno tenuto l’Abruzzo, alle sue scarse comunicazioni con altre regioni, alla quasi assenza di guerre e ad un costume severo che ha portato i piccoli paesi dell’Appennino  allo svago delle processioni e dei racconti religiosi, ritrovando ‘a tutti i costi’, in queste, anche la storia della propria famiglia.

Non sono mancate ‘favole’ che in alcuni casi hanno tradito un certo ‘egocentrismo’ (eccoli i guai di tanto isolamento) ed è possibile sentire di paesi che addirittura si contendono i natali dei personaggi della Passione esattamente come le sette città greche si disputavano la cittadinanza di Omero (Flaiano docet!). Lanciano ad esempio, che è stato il mio paese d’adozione prima che arrivassi a Roma, ama presentarsi come la Patria di Longino, il capitano delle guardie che trafisse il costato di Cristo; questa storia come altre rivela una predisposizione tutta abruzzese a rintracciare la propria ereditarietà in qualunque storia particolare e, all’occorrenza, universale.

Quando torno a Lanciano, amo perdermi nei quartieri vecchi, mi piace passeggiare e immaginare la vita domestica appena nascosta dal vapore sui vetri delle finestre. Attraverso la prima piazzetta e il labirinto stretto dei vicoli non mi consente mai di arrivare diretta da Filippo in via del Ghetto: qui sotto tralci di vite, in un’atmosfera ovattata e di casa io ordino sempre uno dei ‘nostri’ piatti più richiesti, le ‘pallotte cacio e ovo’ e se c’è qualcuno sulla porta di casa che decide di farmi compagnia, l’inizio di una storia da ascoltare è assicurato.

Ricetta: tratta da memorie di famiglia in evoluzione

Ingredienti (per 4 persone): 300 gr di formaggio rigatino ( si tratta di un formaggio di pecora bianco e semistagionato che ha un sapore delicatissimo), 300gr di mollica di pane raffermo; 4 uova intere più un po’ di latte (qb), una manciata di prezzemolo tritato, 2 spicchi d’aglio tritati, sale qb; ½ l di olio di arachide per friggere.

Per sughetto: 20 pomodorini di media grandezza; 1 spicchio d’aglio vestito; basilico (in alternativa rosmarino e maggiorana), 3/4 cucchiai d’olio evo; sale qb.

Procedimento: in una ciotola capiente versare la mollica di pane, il formaggio grattugiato, sale prezzemolo e le uova (una alla volta per verificare di volta in volta la consistenza dell’impasto, solo in questo modo è possibile decidere di ridurne il quantitativo, se superfluo); lavorare il tutto con le mani e raggiunta la consistenza ideale, preparare le polpette della grandezza desiderata.  Attendere che l’olio raggiunga la temperatura di 180° C è possibile cominciare a friggerle; le polpette saranno cotte non appena dorate i superficie. Una volta raffreddate è possibile scendere le polpette in un sughetto precedentemente preparato. Riguardo quest’ultimo basterà lasciar riscaldare dell’olio con le spezie fresche e aglio e quando comincerà a soffriggere un po’ versare il pomodoro, salare e non appena comincerà a rapprendersi calarvi dentro le polpette al formaggio e lasciar insaporire il tutto qualche minuto.

Le polpette al formaggio sono ottime anche in bianco, servite per un aperitivo o una cena fredda con dell’ottimo vino bianco.

Con questa ricetta partecipo al concorso “Riconoscere, scegliere e sostituire”, reperibile sul sito www.tourdefork.net/blog/, in cui si richiede di rielaborare una ricetta tradizionale (nel mio caso quella delle polpette) sostituendo alcuni ingredienti con quelli che potrebbero renderla più sana e bilanciata. Ho scelto questa ricetta perché a suo modo è il risultato proprio di una ‘sostituzione’ (formaggio al posto della carne) che le ha regalato un’identità propria e distintiva nella tradizione abruzzese. La mia ricetta è a sua volta una ‘variazione’ della versione più classica delle polpette ‘cacio e ovo’: ho scelto di ridurre il numero delle uova (da sette, previste in molte versioni della tradizione, a quattro) per equilibrare il rapporto degli ingredienti e in sostituzione delle uova eliminate ho ammorbidito l’impasto con l’aggiunta del latte. Per la frittura ho sostituito l’olio d’oliva con quello di arachide: la cottura è stata immediata e le polpette sono risultate più asciutte in superficie e leggere.

21 thoughts on “‘Pallotte cacio e ovo’ e Abruzzo ‘fantastico’

  • Ciao io ci credo e come a tutto quello che racconti……. Lanciano la conosco mi sono soffermata due volte e non l’ho dimenticata.
    Buone queste polpette facili gustose e povere/ricche di storia e sapori dimenticati. Buona settimana

  • “tratta da memorie di famiglia in evoluzione”…sei stupenda! mentre leggevo il tuo racconto sentivo l’odore di camino e legna che mi entra sempre nel cuore ogni volta che passeggio in qualche paese d’Abbruzzo. com’è bello amare e raccontare la proprio terra, a me incanta tantissimo! e queste polpette che ci hai fatto scoprire sono la salvezza per una che vive con un vegetariano…baci, tanti.

  • Ciao!!
    Ma che bello il tuo blog…mi hai ‘rapita’ con il tuo racconto….e che dire delle polpette? Le adoro!
    Mi vorrei fermare con i tuoi lettori ma non trovo il link..beh..ti metto nel mio blogroll sennò poi ti perdo..
    Io non sono mai stata a Lanciano ma avevo un amico anni fa che purtroppo ho perso di vista che era originario di lanciano e lavorava come chef all’Hotel Cipriani di Venezia, Carmine, quando mi recavo a fare la vetrina (lavoravo per una boutique del centro) presso l’hotel passavo in cucina e mi faceva assaggiare un sacco di prelibatezze, a volte uscivo anche con una bella ‘doggy bag’ piena di cibo..mi hai fatto ricordare una bella persona..e non ricordo il suo cognome cavolo!
    A presto, Roberta / http://facciamocheerolacuoca.blogspot.it/

  • Questa volta mi sono fermata al tuo racconto e mi sono emozionata!
    Mi hai fatto tornare alla mente la così detta “INVIDIA” una sorta di rito che le mamme abruzzesi compivano per sconfiggere il “malocchio” caduto sui
    figli belli, così da sconfiggere i mal di testa causati dall’invidia.
    Bei tempi quelli, in cui anche mia madre mi curava in questo modo!
    Grazie per la descrizione del fascino dei vicoli lancianesi!
    In fine grazie per le buonissime pallotte cacio e ovo, bellissime nelle
    tuo foto. Un forte abbraccio.\

  • Edvige
    E si Lanciano è veramente caratteristica, così vicina al mare e al tempo stesso alla montagna, e poi i suoi vicoli pieni di vita sono un labirinto in cui è veramente bello perdersi 🙂 un abbraccio forte!

    Valentina
    Esatto!E’ proprio l’odore della legna quello che si sente per le strade e a mio avviso è quello che solletica anche l’appetito; mi fa piacere sapere che le polpette sono un’ottima soluzione vegetariana per Lui 😉 un bacio e a presto!

    Zonzolando
    e si il nome è comico, io stessa ho pensato lungamente se sostituire con ‘polpette’ ma poi ha vinto l’onestà verso la tradizione 🙂 sono felice di averti ‘portato in giro’ con le parole! 🙂

    Roberta Morasco
    Benvenuta!:-) felice che ti piaccia tutto!Io adoro la cucina abruzzese e ovviamente sono di parte, quella che poi preferisco in assoluto è quella del teramano che ha piatti spettacolari e che lascia sconcertati tutti quelli che hanno la possibilità di gustarla. Appena ha l’occasione visita Lanciano è bellissima!:-)

    Antonella
    E si, ce ne sono tante di queste storie e ogni volta che mi capita di raccontarle mi sento ‘di un’altra epoca’ forse perché certe storie altrove sembrano o sono superate… ma in Abruzzo la tendenza è di rimanere attaccati alle proprie favole.
    UN bacio e grazie!:-)

  • Ileana
    Ciao Ileana, benvenuta!:-) e si, sono nata a Pescara, ho vissuto per ventanni in un paesino dell’entroterra chietino, subito dopo la mia famiglia si è spostata a Lanciano; e tu?mi fa piacere ti sia piaciuto il post!

  • Stefania
    Cara Stefania, grazie mille 🙂 La tua terra mi ha sempre affascinato tanto, ci sono odori nell’aria di mare e origano, ecco me la ricordo così e poi la cucina è un vero artificio di seduzione!

  • L’averti conosciuto è stato fantastico…. E’ bello trovare persone con le quali si possono condividere le stesse passioni eppoi quando parli delle ricette da realizzare, modificare, inventare…. i tuoi occhi si illuminano di una luce intensa….. si vede che tutto ciò che fai è fatto con amore, sei così allegra, gioviale piena di entusiasmo….. insomma mi hai stregata e contagiata. Tutto questo per dirti che questa sera sulla mia tavola c’erano le tue deliziose polpette.
    Sono stata a Lanciano spesso ma queste polpette non le avevo mai mangiate la curiosità di sentirne il sapore e il profumo è stata tanta che le ho preparate. Molto gradite da mio figlio che non vede l’ora di mangiare anche il salmone.
    Ma questa è la ricetta da realizzare domani.
    Baci a domani

  • Luigina
    Le pallotte sono una tentazione, dovrebbero essere un numero infinito e come avrai visto ci vuole veramente poco a prepararle 😉 il piacere e la simpatia di averti incontrata è reciproca ma sarò più convincente nel dimostrartelo con qualche dolcetto fatto a posta per sorprenderti!;-)

  • La mia Lanciano ė la cittadina piena di tradizione e sempre in festa. Siamo i Brsiliani d’Abruzzo ahahahahah.oltre le polpette dovete assaggiare pizza (Di gran turco) e foglia con sarde e peperone piccante e il rintrocilo ( pasta fresca) oltre alla chitarra con sugo di castrato

  • Sono di Lanciano e sono compiacuto dei bei commenti sulla città e sui piatti elecati. Vorrei aggiugere il baccalà di mia madre che da bambino gustavo con la pizza (focaccia di mais) e patate.

  • Nando
    Ciao Nando, scusami credo di essermi accorta tardi del tuo commento e mi dispiace non averti risposto tempestivamente:-( E’ vero Lanciano è sempre in festa e se vogliamo dirla tutta dove la mettiamo la pizza con i peperoni?Il rintrocilo, una mia passione!Spero vorrai continuare a seguirmi!:-) a presto!

    Casimiro
    benvenuto Casimiro!Mi fa piacere tu abbia ritrovato la tua Lanciano anche da queste parti 🙂 e questo baccalà?ne vogliamo parlare?;-)

    • Ciao Stefania benvenuta è un piacere trovare anche a distanza di molto tempo dalla pubblicazione delle ricette.
      Ho riletto attentamente il tuo messaggio senza comprendere in cosa tu veda l’errore, sono certa di non aver intitolato il mio posto includendo la parola ‘mollica’. Ho riletto il testo e francamente anche qui mi sembra di parlare di ‘pane raffermo’ come tradizione vuole.
      Nella ricetta invece suggerisco la mollica del pane raffermo perché è così che preferisco il risultato ed è così che nella mia estesa famiglia abruzzese dalla Maiella fino ai trabocchi le preferiamo.
      A presto!

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