Mia nonna Irma ha un suo modo di divagare sulla natura umana e ha il pregio di sintetizzare le sue ‘verità’ in ‘frasi fatte’ senza, per questo, scivolare in luoghi comuni. Lei ad esempio mi ha sempre detto: “Non fidarti mai degli occhi tristi”.
“Gli occhi tristi” sono da evitare: spia degli “sguardi tristemente invidiosi” o “insanamente curiosi” per il prossimo, chiunque esso sia. Ed ecco allora spiegato perché io evito, con una certa attenzione, di incontrare Lui, lo ‘sceriffo’.
Io e lo sceriffo da qualche anno a questa parte condividiamo lo stesso isolato, da quando si è trasferito nell’ex negozio d’animali, sotto casa, trasformandolo in un bazar di prodotti di varia necessità: ed è appunto lo studio ‘sulla necessità del cliente’ che consente allo sceriffo di determinare il prezzo poco ‘oggettivo’ della sua merce.
Lo sceriffo è così, dice mio marito: “Uno studioso”. E infatti si compiace di ‘studiare’ qualunque aspetto della vita di passaggio sul marciapiede che ritiene ‘suo’, per la presenza del suo negozio. In questi anni ha pensato di studiare tutti i movimenti di quartiere, molto probabilmente differenziando quelli abituali da quelli sospetti o semplicemente imprevedibili come i miei.
E infatti, anch’io sono passata sotto attento studio: il mio occhio vagamente orientale, la mia cadenza ‘frentana’, i miei orari poco controllabili, mi rendono oltremodo interessante ai suoi ‘occhi tristemente avidi’. Io, questo l’ho sempre sospettato, ma ne ho avuto la certezza il giorno in cui mi ha chiesto l’origine del mio lungo cognome!
Incurante di essersi scoperto più del dovuto, cercandomi sull’elenco del citofono, mi ha messo al corrente di tutto il suo studio sull’origine del mio lungo cognome “…ben tredici lettere!” ha detto come fosse un affronto.
Si è trattato del giorno in cui stavo per sfornare la pizza con carciofi trifolati all’harissa. Lo stesso giorno in cui, per una spiacevole coincidenza, mi sono accorta che la birra era sparita dal frigo senza preavviso, diventando un bene ‘da sceriffo’: e cioè un bene quasi quasi di ‘prima necessità’ per gustare e accompagnare una delle nostre pizze preferite.
Quel giorno sono scesa dallo sceriffo, ripromettendomi di parlare il meno possibile, ma la domanda sulla natura del mio ‘lungo cognome’ mi ha fatto ‘chiacchierare’ più del dovuto.
Lui “… Ottavia o Antonio?Si è mai accorta, signora, che il suo cognome contiene ben due nomi?e che i due nomi sono di origine romana?E lei per l’appunto… è romana?”
Io: “Ma certo che no!Io sarei piuttosto una ‘sannita’… se li ricorda quelli che umiliarono i romani ‘invasori’ sotto le ‘forche caudine’, vero?
Lui: “…ovvero?”
Io, ‘affettuosamente’ soridente: “…ma un abruzzese, è chiaro!”
Lui disorientato: “mhh… e allora il suo cognome così poco abruzzese come se(me) lo spiega?… io direi che è assolutamente romano!”
Io: “Assolutamente si!si tratta infatti di Ottavia e Antonio, sposati direttamente da quel divino di Ottaviano Augusto, Imperatore di Roma dopo Cesare… ai tempi di quel secondo Triumvirato di cui io porto una parte del ‘lungo’ nome: ‘ottaviantonio’ appunto… ma lei se li ricorda gli anni di quella gens, vero?”
Lui sospettoso “… veramente no!”
Io “Bene, allora recuperi anche un po’ di fatti a ritroso, avanti Cristo, e saprà veramente tutto di tutti!E ora una birra ghiacciata, per favore!”
Buona la pizza con i carciofi trifolati all’harissa quella sera e anche la birra era ghiacciata al punto giusto, accompagnando le risate sull’immagine dello sceriffo incredulo, ferito nell’orgoglio da un po’ di storia imperiale, suo malgrado, proprio sul ‘suo’ marciapiede.
Per la ricetta dell’impasto è possibile andare a ritroso nel blog fino ad arrivare alla pizza con li.co.li
Ricetta dei carciofi trifolati
Ingredienti: 5 carciofi; 1 cucchiao di harissa; 1 cucchiao d’olio evo; 1 spicchio d’aglio; sale qb; pepe qb.
Procedimento: mondare i carciofi e affettarli sottilmente. Schiacciare uno spicchio d’aglio, non appena l’olio comicerà a sfrigolare, aggiungere i carciofi e l‘’harissa, salare, pepare quanto basta, aggiungere un po’ acqua solo se necessario. Spegnere il fuoco non appena i carciofi risulteranno teneri. Lasciar raffreddare fino al momento di disporre sulla pizza.
A questo punto dopo aver steso l’impasto su una teglia rivestita da carta da forno, condire con i carciofi e infornare a 250°C per 15-20′. Non appena la pizza risulterà dorata sfornare e condire con abbondante prezzemolo.
Deve essere spettacolare. La provero senza indugi. Per quanto riguarda gli occhi tristi qualche dubbio l’ho sempre avuto pure io.
Maurizio
Caro caro Maurizio, mi piace vederti comparire ogni tanto e mi piace saperti in linea con me e nonna Irma!;-)
Buoni questi carciofi con o senza la pizza!
D’ora in poi, ogni qual volta un carciofo trifolato si poserà sopra ad un lievitato … non potrò far a meno di sorridere e pensare a te ( … e in barbba allo sceriffo )! 🙂
Questa stagione è stata così poco benevola per la terra che i carciofi li trovo soltanto barattandoli con lingotti d’oro … consegue che se ne acquistano pochi, pochi e la maggior parte li si mangia a crudo ( essendo di numero contato il sapore almeno lo voglio sentire fino all’ultima foglia)!!! Ma la tua pizza mi ispira così tanto che il prossimo carciofoso sacchetto lo sacrificherò più che volentieri ( e poi ora, grazie al signor barbone Natale, ho anche la ricetta di Ottolenghi per l’harissa fatta in casa!!!! ).
Un abbraccio stretto stretto.
Ahahha immagino lo sceriffo scosso e ferito nell’orgoglio cercare disperatamente dei libri cui attingere informazioni rispetto alla storia del tuo cognome e storia dell’antica Roma… e tu con un bel bicchiere di birra ghiacciata in mano e una fetta di questa meravigliosa pizza che ti godi la scena dalla finestra… bravissima come sempre… divertente come poche.. mi piace tanto venirti a trovare.. qui non ci si annoia mai… davvero. E le tue fotografia sono strepitose. Buon lunedì ragazza dal cognome lunghissimo! A.
E’ bello scoprire post dopo post come la tua quotidianità sia popolata di personaggi particolari, assolutamente degni di romanzi, tutti da immaginare mentre ce li descrivi! Sarebbe bello invitarli a pranzo, così tra uno spicchio di pizza e una torta alla quinoa (!) si possono conoscere per capire quante personalità buffe e curiose esistono nel nostro mondo, magari proprio a un passo!
Sappi che la tua pizza con il licoli stuzzica moltissimo il mio palato… una sera organizziamo un pizza party? Le birre le portiamo noi, eh! 🙂
concordo con Francesca qui sopra, i tuoi personaggi sembrano usciti da un romanzo di Daniel Pennac!
adoro, sta pizza me la sto mangiando con gli occhi a quest’ora (attentato!!!!)
domanda: ma tu la mozzarella la metti sull’impasto crudo o lo passi prima per una precottura in forno?
buona settimana bellezza!
Pola M
Eh forse io non dovrei dirlo, ma in effetti si, sono buoni anche senza pizza!;-)
Martina
uh veramente hai la ricetta dell’harissa fatta in casa!!!:-D Allora mi metto buona buona in attesa che venga da te gentilmente offerta e pubblicata presto da te!;-) Ma sai che sull’irreperibilità del carciofo mi parlava appunto mia madre pochi giorni fa?E io stentavo a crederci perché invece al mercato io li trovo… e in effetti una spia nel prezzo più alto c’è 🙂
Ad ogni modo me l’hai promesso il prossimo sacchetto ‘carciofoso’ sarà tuo!;-)
Alessia
Eccomi qua la ‘ragazza dal lungo cognome’ (che bello sentirmi chiamare ‘ragazza’!) sorride insieme a te e non sai quanto mi faccia piacere sentirti dire che ti piace conoscermi così, leggendomi 🙂 Un bacio grande a te e grazie per il tuo entusiasmo!
Francesca P.
Ma lo sai che hai rischiato anche tu di incontrarlo?un anno fa ha interrogato mia madre e quasi perquisito due delle mie più care amiche!io raccomando a tutti quelli che vengono a trovarmi di non fermarsi per nessuna ragione da lui! Qui nel palazzo lo evitiamo tutti accuratamente e i malcapitati il più delle volte sono i turisti, gli unici immuni grazie alla barriera naturale della lingua 🙂
E comunque alla pizza dico si e se voi portate le birre il pericolo dello sceriffo non sussiste!
Barbara
Mamma mia che bel complimento cara Barbara!io adoro Pennac la sua penna e tutto quell’umor molto francese nell’arte del racconto 🙂 Grazie!Allora questo licoli ti va di adottarlo?;-) Quante altre pizze mi toccherà sfornare per tentarti? 😉 Riguardo la mozzarella, la metto sull’impasto crudo tagliandola a fette molto spesse perché non si sciolga troppo in cottura 🙂 Se ti va di sperimentare il licoli fammi un fischio 😉
Ne vorrei almeno tre fette di questa pizza!
Non vorrei sembrar troppo golosa,ma con questa storia e questi ingredienti non potrei mai accontentarmi di
un solo morso.
Se non arrivo subito tienimela in caldo, che ho un po’ di chilometri da fare! 😉
Anche nel mio isolato c’è qualche “sceriffo” e io, timida per natura, preferisco passare distante per evitare di essere soggetto di studio. Certe volte però è l’ultima spiaggia e mi ritrovo con lo sguardo basso nel suo negozio, sperando di dover comunicare il meno possibile! Mi sono immedesimata moltissimo nel tuo racconto e mi sono fatta una bella risata pensando a quanto le realtà di quartiere si somigliano.
Sai che non ho ancora sfornato una pizza con il lievito madre? In verità quella in teglia l’ho fatta, ma mai una bassa e croccante come la tua! Poi la farcitura è un capolavoro… Potrei aprire il nuovo tubetto di harissa in tuo onore!
Vi vedo, tu e lo sceriffo, che vi sfidate con lo sguardo. Come sottofondo Morricone in mezzogiorno di fuoco! :DD
Fantastici, come fantastica questa pizza!
Mi piacerebbe avere qualcosa di tuo da leggere ogni volta in cui il mio umore ballerino decide di puntare la freccia sul down. Mi piacerebbe farlo mentre mangio questa bella pizza e la birra ghiacciata, rigorosamente dello sceriffo! Come mi ha fatto sentire in Italia il tuo racconto…
Come al solito sono stata catturata dalle tue immagini e dal potere evocativo dei tuoi piatti e, ironia della sorte, mi si è scotta la pasta!!! Baci
Manuela
Cara Manu, è un onore farti assaggiare la mia pizza così mi dirai che ne pensi, il tuo parere in fatto di lievitati è importantissimo!E mi raccomando se passi da queste parti evita lo sguardo dello sceriffo!
Virginia
E si più passa il tempo più mi convinco che ogni quartiere abbia il suo sceriffo d’appartenenza!Quanto all’harissa e al lievito madre io direi che è il caso di sperimentare!;-)
Elisa
E tu hai capito tutto: perchè è proprio questa la tensione che scorre tra il suo baffo sale e pepe, e il mio sguardo da ‘pistolera’ 🙂 Mio marito di diverte proprio a fischiettare quelle musiche lì quando io e lo sceriffo incrociamo i nostri sguardi!Poi aggiunge anche prima o poi ci innamoreremo, ma no… non è possibile!!!
Margherita
Cara Margherita praticamente l’ho già fatto!;-) Un abbraccio stretto!
Giusyt
uh!!!!!mi dispiace per la pasta!mannaggia!E cmq è un piacere sapere che ti piace frequentare questo posto!:-D
Wow questa mi ispira proprio!!!!
La fotografia della tua pizza, come dice anche Barbara, é un attentato: