Prima di una cena con la mia amica Laura, lei mi chiede il contributo di una pillola di Silact Flat. E subito dopo ci sediamo tutti a tavola.
A partire dal nome, le affinità tra noi sono tante: armi, amori e cavalieri, meno una, io digerisco il latte e i suoi derivati, lei no.
Ecco com’è nata la buona abitudine di conservare per lei, e le nostre cene, una confezione del suo farmaco per ‘sopportare’ il lattosio, nell’armadietto del bagno, in basso a destra.
Ci siamo conosciute in un periodo in cui potevamo incontrarci di più e non ci incontravamo mai. E, come spesso accade inspiegabilmente, nel periodo in cui abbiamo rischiato di non incontrarci più, è iniziata la nostra frequentazione.
E per dirla tutta, da parte mia, non è mancato un momento d’iniziale diffidenza quando un sabato mattina, a bruciapelo e al posto del buongiorno, mi ha chiesto se Clara Sereni e Dolores Prato fossero le mie ‘fonti d’ispirazione’ nella scrittura sul blog.
“Sono loro le tue fonti?Se si, tana per te!Se no, sarò contenta di prestarti le mie copie!”
Ma siccome non si trattava delle mie ‘fonti’, ché le mie ormai sono talmente sedimentate meglio di tessuti adiposi in punti insospettabili, che smontata di guardia mi feci prestare le sue copie.
Le mie ‘fonti’
E le mie fonti, infatti, non sono state mai Clara Sereni né Dolores Prato anche se ci sarebbe un gran bisogno di parlarne prima o poi, chissà quando.
Le mie ‘fonti’ sarebbero piuttosto un esercito di ‘fantasmi’, né buoni né cattivi, che prendono la parola ogni volta che sto per farlo io: Osvaldo, ad esempio è il capostipite di tutti, oltre che mio nonno materno. Fu lui il primo che mi perdonò di essere nata femmina contravvenendo alla luna e a tutta la lettura del firmamento. E’ suo e di nessun altro l’odore dei fegatini nel piatto, ecco perché oggi abbraccio e riverisco indistintamente chiunque me ne offra una porzione, in cambio del suo ricordo.
Dopo di lui non mancano Ida, Irma e Nino, che oltre ad essere gli altri nonni rimanenti all’appello, si sono distinti nel rispetto della lingua salmistrata, delle mandorle caramellate e del grasso del prosciutto. Loro quattro, meglio di punti cardinali, sono stati i donatori sani di tutti i ripetuti abbracci ‘cielo terra’ che dal piano terra salivano fino al sesto piano, nell’angolo retto tra Via Michelangelo Castagna e Via Caduti sul lavoro.
Poi ci sono i ‘luoghi’: e Pescara e Casoli ad esempio si sono date un bel da fare, nel bene e nel male, a rimanere impresse più del dovuto, anche se Roma ha avuto la meglio in fatto di stranezze e novità da tenere a mente.
Ogni tanto devo dire si fa spazio anche una certa passione libresca, in versione semiseria, forse proveniente dall’abitudine di accumulare carte e carteggi, meglio di testamenti, e da cui non mi voglio separare neanche nel giorno del Giudizio Universale o della fine del mondo che presto o tardi arriverà, come assicurano i testimoni di Geova, quando suonano al mio cancello tutti i sabati alle dieci.
E poi ci sono gli amori e i prodi preferiti e che per ordine e grado furono il Conte d’Augé, un tale Umberto e Marco Russo stimato da pochi e giustamente come il ‘Satanello’ del mio cuore. Per lui, e solo per lui, un giorno diventai ‘crostaceo’ piuttosto che ‘Lauro’, fino all’arrivo di quell’altro, ‘Innominato’ e senza una ragione letteraria.
Ecco, e per dirla tutta, ci sarebbero nelle mie fonti, pure tante lumache di cui non ho mai fatto parola e che non sono quelle di ‘baroni’ e ‘rampanti’ giovin signori, ma esattamente quelle di mio padre. L’impresa prevedeva di ‘coltivarle’ in giardino, prima di scoprire che non si trattava di una piantagione, ma addirittura di un allevamento, fitto fitto più di un reggimento di corazzati.
Al tempo per evitare finissero anche nel mio piatto, mi arrampicai su un albero che non era un elce, ma un ulivo troppo solitario per consentirmi di saltare di palo in frasca e scoprire come era fatto il mondo.
Così scesi con i piedi a terra e rimandai la fuga a tempi migliori. Aspettai infatti, per l’occasione, proprio l’occasione che non si presentò mai, finché mi stancai del tempo perso e salii sul mio treno che in quel momento era la metro B.
Mi interessava più che altro un incontro ravvicinato del terzo, quarto e quinto tipo con le cose vive della vita e invece non ci fu. Rimediai giusto uno scambio culturale con gli autoctoni dell’Urbe e i suoi socii di confine che tentarono addirittura di romanizzarmi. Firmai con loro un breve trattato di pace temporanea per il bene, solo ed esclusivamente, dei miei nervi e di un’artrosi cervicale che non perdona proprio nessuno, neanche me che non c’entro niente.
Per un po’ la vita è andata avanti finché un’intossicazione da smog e una fresca insalata della Sabina, non mi hanno spinta dalla città verso la campagna dove le mie ‘fonti’ sono diventate più ‘bucoliche’ e i miei broccoli più rigogliosi di abeti e di tutta la futura generazione di arbusti geneticamente modificati.
Ecco qui così facendo ho innestato nuove ‘fonti’ sulle vecchie, le ho selezionate e assicurate contro il furto intellettuale che va sempre di moda.
Anche se quando Laura mi ha parlato di Clara Sereni e Dolores Prato, non ricordo di averle raccontato tutte queste cose, ma solo una. E cioè che non è detto che chi scriva su un blog abbia bisogno di avere delle ‘fonti’ più o meno consapevoli da cui attingere, anche se è pur vero che il gioco di individuare le proprie può valere la pena se non altro per scoprire chi siamo.
E allora prima di una cena con la mia amica Laura, lei in genere mi chiede il contributo di una pillola di Silact Flat, ma l’altra sera, ne abbiamo fatto a meno ché con tutte quelle ‘fonti’ a nostra disposizione fin dentro lo sformato, non c’era posto pure per il lattosio a dispetto di una spolverata di parmigiano ben stagionato e consentito agli intolleranti. E subito dopo eravamo tutti seduti a tavola.
Ricetta Sformato di Broccoli, aglio e acciughe
Ingredienti:
- 600 gr di broccoli già mondati e lessati
- 3 acciughe
- 4 cucchiai di olio evo + 1
- 1 spicchio d’aglio
- 1 manciata di olive tagiasche denocciolate
- 10 cucchiai di pangrattato + 2
- 2 cucchiai di parmigiano stagionato + 1
- 1 uovo
- sale e pepe qb
Procedimento:
- Mondare e lessare i broccoli in acqua salata.
- In una padella riscaldare l’olio con aglio e far sciogliere i filetti di acciuga.
- Aggiungere le olive e subito dopo i broccoli lessati.
- Lasciar insaporire e trasferire tutto il composto in una ciotola capiente.
- Aggiungere tutti gli altri ingredienti e amalgamare tutto.
- Trasferire in una pirofila medio piccola e appiattire verso il basso e sui bordi
- Spolverare in superficie il parmigiano e il pangrattato rimanenti.
- Condire con un filo di olio e spolverare di pepe.
- Infornare a 180° C con forno ventilato + grill.
- Sfornare dopo 20-30’ circa, non appena la superficie sarà ben dorata.
Che meraviglia le tue fonti Laura, ce le sento tutte, a una a una, potenti e irriverenti, pure e vinificanti. E una di quelle fonti non fonti adesso fa parte anche di me, grazie a te!
Giulia bella, quella ‘non fonte’ è in realtà un testimone molto importante che in qualche modo sta legando tutte le mie più care amicizie. ‘Puri e vinificanti’ sono aggettivi bellissimi e rispecchiano molto nella mia testa esattamente i giorni passati insieme a voi! Ti abbraccio!
Cara Lauretta, ho letto e riletto il tuo articolo perché mi é piaciuto da morire, e che dire delle fotografie, sono una più bella dell’altra, sanno di campagna autunnale dove intravedo un abbigliamento adeguato ai lavori della terra e la foto che mi piace di più é quella che ti vede ritratta abbracciata a tuo padre con il tuo sorriso inconfondibile❤️
Quel sorriso dice molto delle mie ‘fonti’ di piacere!;-)
Le tue fonti sono così belle e sincere…al pari della foto col babbo!
Ps. Ma quanto ti sono cresciuti i capelli?
Baci
Grazie Debora, ricevere così tanti complimenti fa sempre piacere… Baci.
Quanta nostalgia, quanti sentimenti muovi con una manciata di parole, con una manciata di foto. Non ho mai conosciuto quel genere di abbraccio e non lo conoscerò mai. Io qui, lui altrove nel mondo, in un mondo troppo lontano dal mio. Vivendo un paradosso sempre più comune, quello che in un mondo che è perennemente connesso, manchi la connessione tra due anime che dovrebbero esserlo naturalmente.
E le tue fonti, infinite che siano, sono infinitamente tue e di nessuno altro. Che solo tu puoi attingere in quel determinato modo e chiunque vi attingesse, non sarebbe la stessa cosa.
Perché le cose belle entrano nei cuori belli e rovistano, mettono a soqquadro, liberando la pienezza e gioia.
Qui in famiglia c’è una certa principessina che degli ‘alberelli’ è innamorata. Una delle poche bimbe che ama i broccoli, almeno credo. Questa tua ricetta io credo che le potrebbe piacere molto, così ora me la segno.
Un abbraccio, dolce Laura, uno di quelli grandi e caldi!
E io infatti pensando a te, immaginavo proprio quanto sarebbe bello abbracciarti, magari quando verrai 😉 a Roma e tu lo sai che io non aspetto altro, da quando ho saputo che non l’hai mai vista, vero? Si, ti abbraccerò forte e non ti dirò tante cose ché non ce n’è poi così bisogno quando c’è una sintonia così forte e soprattutto cresciuta nel tempo 🙂 Tua figlia è un mito, sono una sua fan da quando hai cominciato a immortalarla e non mi stupisce la sua passione per gli ‘alberelli’, come li chiama lei, 🙂 e per la buona tavola in genere, con le tue ricette svilupperà un palato d’eccezione proprio come il tuo 🙂
Un abbraccio grande grande!
Spero che il 2018 sia l’anno in cui le strade mi porteranno a Roma. Sarebbe bello, vedere lei, vedere te. Passeggiare per le viuzze più nascoste in cerca degli angoli più antichi e suggestivi.
Magari proprio con la principessina mangia ‘alberelli’ e gentil consorte.
Un abbraccio dolce Laura e grazie….mille volte grazie! <3
Le tue fonte hanno la forza delle radici di una quercia e la grazie di un cavolfiore (per me è un frutto molto elegante della terra, non scherzo).
Come ogni volta leggerò e rileggerò questo post. Ogni parola ha un suo profondo significato che mi invita a rallentare.
Mi piacciono le querce 🙂 in campagna delimitano in modo naturale il confine tra il nostro campo e quello dei vicini. Passo un sacco di tempo a guardarle e, a seconda delle stagioni, mi diverto a fotografarle soprattutto in quel punto in alto che resta scoperto quando i rami non si incontrano perfettamente come vorrebbero. E mi piace che pensare alle mie fonti con questa immagine ‘secolare’. Ma la cosa che in assoluto mi piace è che tu mi legga, e addirittura mi rilegga, comprendendo perfettamente anche i sottintesi che ultimamente lascio un po’ qua un po’ là per chi avesse voglia di raccoglierli!Ti abbraccio e grazie!;-)