Proposto come occasione di salvezza da un imprevisto digiuno, lo spaghetto aglio e olio potrebbe quasi quasi perdere la sua rispettabilità, ma in questo caso tutto si riduce ad una questione di ‘sensibilità’ che alcuni hanno, e altri sicuramente no, e per cui si potrebbe anche tacere se non fosse che io non sono d’accordo.
E infatti, e quanto a me, se c’è una cosa che ho imparato a considerare ‘rispettabile’ è proprio l’esperienza dell’aglio nell’olio : un profumo che a Roma si presenta nell’aria di mezzogiorno, puntuale all’appello del pranzo, e che persuade alla sosta anche chi non fosse troppo convinto a volersi fermare. Una specie di questione sentimentale, da cui sarebbe bene lasciarsi guidare senza troppi scrupoli di sorta. Praticamente, quello che è successo a me.
L’altro giorno infatti, pur non sospettando di pranzare fuori casa, sono addirittura entrata in un bar, quando ho letto sulla porta di ingresso la ‘storia’ di uno spaghetto all’aglio e olio con accorgimenti molto interessanti per non fermarmi a riflettere.
E insomma mi son fatta servire, e riverire, dal cameriere che riempiendo un calice di bianco si è lasciato andare con l’unica cosa che gli è venuta in mente di dire: “Ottima scelta, Signora”.
Non mi abituerò mai a chi mi chiama ‘Signora’, ma neanche a chi si ostina a darmi del ‘tu’ senza conoscermi, ecco perché delle due ultimamente mi rassegno alla prima.
Ma, in certi casi, non posso fare a meno di chiedermi se la colpa sia dell’unico capello bianco che si dissocia dal mucchio di tutti quelli ancora ‘a tono’. Ci sarebbero, veramente, pure due rughe ai lati della bocca con cui ho raggiunto il compromesso di un sorriso generoso a patto che sembrino, come si dice, solo “di espressione” e nient’altro di più. Ma il punto è un altro: “Da quanto tempo sono diventata una Signora, senza che io per prima me ne accorgessi?”
In attesa di tali e tanti interrogativi, che ad una certa età evidentemente arrivano, ad un certo punto è arrivato anche il mio piatto: aglio e olio per l’appunto, ma anche acciughe sciolte e imperscrutabili nell’intingolo solo per un po’ di sapidità aggiunta; briciole di pane tostato per un effetto croccante, oltre che per rispetto alla scuola di pensiero di certuni, e poi la sorpresa inaspettata sul fondo di una crema di cavolfiore.
Non un’altra ricetta. Ma proprio spaghetti ‘aglio e olio’ con una ‘sensibilità’ in più.
Soddisfatta del pranzo è arrivato il momento del conto. Il ragazzo alla cassa, si è preoccupato di sapere quanto avessi gradito la loro rivisitazione alla romana di aglio e olio, dandomi del ‘tu’.
E’ inutile, non mi abituerò mai a chi mi chiama ‘Signora’, ma neanche a chi si ostina a darmi del ‘tu’ senza conoscermi, ecco perché delle due ultimamente mi rassegno alla prima.
In questo caso però gli ho sorriso generosamente, per una questione di ‘sensibilità’ che alcuni hanno, e altri no sicuramente, e per cui si potrebbe anche tacere se non fosse, che sulla rispettabilità di uno spaghetto aglio e olio io, in genere, sono d’accordo sempre.
Ricetta Spaghetti aglio e acciughe su crema di cavolo bianco
Ingredienti (per 4):
- 1 cavolfiore piccolo
- 400 gr di spaghetti
- 4 filetti di acciuga
- 2 spicchi d’aglio
- 4 cucchiai di olio evo
- 4 cucchiai di pangrattato (macinato grosso)
- sale e pepe qb
Procedimento
- Mondare il cavolo e lessarlo in acqua bollente non salata
- Non appena cotto il cavolo frullare con un po’ di acqua di cottura nel bicchiere di un minipimer fino a raggiungere la consistenza di una purea morbida e liscia.
- Riportare a ebollizione la stessa acqua di cottura del cavolfiore e nel frattempo in una padella mettere olio, aglio intero schiacciato e acciughe.
- Con l’aiuto di una spatola o cucchiaio di legno sciogliere le acciughe nell’olio bollente e spegnere il fuoco.
- In un’altra padella tostare il pangrattato insieme a un filo d’olio, quanto basta per dorarlo e renderlo croccante. Mettere da parte non appena venga ultimata questa operazione.
- A questo punto lessare la pasta e salarla.
- Saltarla in padella con olio aglio e acciughe, mantecandola con un po’ di acqua di cottura.
- In un piatto fondo collocare due cucchiai di crema di cavolo e disporre su questa base un nido di pasta.
- Servire con il pangrattato e pepe (qb)
Quel “tu”, per citare la mitica Pretty woman, mi aggroviglia le budella, mi urta i nervi. Non pretendo certo mi si dia del Voi, ma questi giovinetti d’oggi non hanno il minimo senso del rispetto, non fosse altro che poi si fanno, forse, perdonare con generose e cremose rivisitazioni dell’aglio olio.
Sappi che mi hai stimolato l’appetito.
Bravissima, proprio un ‘aggrovigliamento’ di budella o, per andare di film in film, ‘un uovo sodo che non va giù né sù’! insomma ‘signora’ si sopporta così e così, ma il ‘tu’ se, proprio devo, lo concedo solo a chi mi prende per la gola 🙂 Un abbraccio, cara Reb!
Io preferisco il Signora, mille volte al tu… poi però se mi dai un piatto così puoi darmi del tu tranquillamente !
Esatto, con il giusto compromesso le distanze si possono accorciare!;-)
“tutto si riduce ad una questione di sensibilità.” E così lo sono tutte le tue scritture…
In quanto alla “signora” io non me ne curo più…certo lo so di esserlo ma spesso mi apro in un gran sorriso perché signora mi ricorda qualcuno a cui portare rispetto ..
Riguardo al “tu”…beh, lì è proprio questione di sensibilità da entrambe le parti. Grazie, sempre grazie …
Romina, in realtà grazie e grazie sempre a te 🙂 che con i tuoi messaggi mi fai arrivare tutta la tua simpatia sincera e che io ricambio e che se potessi, anzi, ricambierei proprio con questo spaghetto!;-)
Quando ero « signorina » ma pure adesso che sono « signora » – non tanto per il marito e la prole che mi porto appresso, ma piuttosto per le « guance che mi cascano » – con una cosa ho sempre fatto pace, che per certi piatti, per certi ingredienti, per me non c’e sensibilità che tenga… quello spaghetto, che voglia!
Guarda Margherita cara il fenomeno ‘guance che cascano’ merita un post che prima o poi scriverò per esorcizzare l’argomento e la sensazione gradevole che ne deriva… inevitabilmente 😀 Anche se non credo questo sia un tuo problema 😀 anzi ne sono certa!Ad ogni modo come dici tu a tavola non c’è sensibilità che tenga e soprattutto le guance, quantunque cascanti, si riempiono benissimo!:-) Ti abbraccio!
Quel profumo dell’aglio nell’olio è una poesia che non richiede parole.
E così non si rischia di sbagliare appellativo 🙂
Alice si a tavola è giusto non cercare la parola appropriata, ma solo lasciarsi andare: io negli anni sono diventata bravissima a farlo, soprattutto con un menù sotto gli occhi!:-D Detto tra noi, è meglio di un esercizio zen!;-)