[Post in collaborazione con MCM EMBALLAGES DITRIBUTORE UFFICIALE WECK ]
Una volta un medico senza camice e con una grande bilancia mi disse che era meglio astenersi da tutta la ‘verdura cappuccio’ e siccome mi dimenticai di chiedere perché, nel dubbio, ascoltai il suo consiglio.
Fatto sta che tra le novità di quest’anno a partire, da un nuovo fisioterapista indispensabile a distendere la situazione tesa tra il mio collo e la testa, e un irrefrenabile impulso ad acquistare costumi da bagno sin dall’inizio gennaio, io e tutta la verdura cappuccio abbiamo ricominciato a prenderci in considerazione.
E in realtà in quest’ultimo caso, c’è stato un gran tira e molla tra me e tutta la verdura in questione che alla fine ha vinto ogni mia resistenza il giorno in cui mi sono data anima e corpo alla cucina nordica.
Non che tra me e tutto ciò che è a nord del mediterraneo ci sia qualche affinità anzi, eppure tutte queste aringhe su panna acida, salmoni in affumicatura e fette di pane di segale e semi vari dappertutto ad un certo punto hanno cominciato a fare breccia tra i miei pensieri, fino al giorno in cui mi sono ritrovata addirittura a parlarne con il mio nuovo fisioterapista che nei paesi scandinavi c’è stato già tre volte.
Poi c’è stato anche il giorno in cui il corriere mi ha recapitato finalmente il nuovo costume da bagno pieno di foglie d’acanto, stampate, perfetto per immaginare già da adesso la mia prossima estate greca.
Se non fosse che quando ho preso a fantasticare sulla questione, con mia grande sorpresa mi sono vista meglio nel bel mezzo di una foresta scandinava piena di pini e betulle, rocce coperte di muschio e corsi acqua così gelida che forse il costume non è proprio la mise più indicata.
Senza pensare poi alla “luce del bosco”. Baricco una volta ha detto di non capire l’espressione ‘la luce del bosco’, così ricorrente nei romanzi russi. E invece si sbagliava, perché se il bosco in questione è un bosco di betulle, la luce è straordinariamente argentina e morbida e bianca come non potrebbe immaginarsi altrove. I russi lo sanno bene e anche io l’ho scoperto il giorno in cui mi sono ritrovata dentro la luce di un bosco di betulle del nord.
Così da quando io e il nord abbiamo cominciato a intenderci tutto è stato fuori il mio controllo: anche il cavolfiore, così distante dalla mia cucina, è entrato e uscito dal forno meglio di un abitué, fino addirittura a diventare una zuppa vellutata al palato il giorno in cui l’ho bollito con latte e burro come cucina nordica vuole.
Da quel giorno ho pensato spesso al medico senza camice e con una grande bilancia che consigliava di astenersi da tutta la ‘verdura cappuccio’.
Mia madre dice che ormai non possiamo più chiedergli perché, che un bel giorno ha deciso di vendere la bilancia al farmacista sulla strada e lasciare l’Abruzzo per andare a vivere niente popò di meno che in Finlandia.
Chissà in che rapporti è rimasto proprio col cavolfiore?
Ricetta della zuppa di cavolfiore al latte e ginepro
Ingredienti (per due):
- 1 cipolla piccola
- 1 piccolo cavolfiore
- 1 patata medio grande
- 1 bicchiere di latte
- 1 bicchiere di brodo vegetale (1 carota, 1 cipolla, 1 costa di sedano)
- 1 noce di burro
- 2 bacche di ginepro
- 1 rametto di rosmarino
- sale affumicato
- 1 manciata di nocciole tostate
- crostini per servire
Procedimento
- Preparare il brodo vegetale
- Soffriggere dolcemente la cipolla nel burro
- aggiungere il cavolfiore e la patata ridotti in dadolata
- salare, pepare e sfumare con un bicchiere di latte
- quando il latte sarà in parte assorbito aggiungere il brodo e le bacche di ginepro
- non appena il cavolfiore e la patata risulteranno morbidi, ridurre in purea con un frullatore a immersione
- servire la purea con una manciata di nocciole tostate e crostini di pane.
Ciao Laura, 🙂
Che bello ritrovarti quì con il tuo buon umore! Penso che la situazione tra il collo e la testa sia meno tesa e che, in un tempo non troppo lontano, andrai ad ammirare la bella luce del bosco che esiste, eccome! Col costume o senza, ha poca importanza.:)
Un grandissimo abbraccio,
Ulica 🙂
Ciao Ulica cara!!!Anche io sono felice di ritrovarti qua 🙂 mi fa piacere tu colga il mio buonumore, la verità è che quando mi trasformo in gambero e passo da queste parti anche io, non posso fare a meno di divertirmi un sacco anche io 🙂 A Cracovia ho vissuto l’incanto della luce nel bosco e dei tuberi bolliti nella zuppa del pranzo, che bello tutto!Ti abbraccio forte anche io!A presto!
Tzè !! Guarda tu che vellutata del cavolo che ci proponi! Una meraviglia. Ma sai che invece quando ero più piccina, solo di età ché di stazza son sempre stata grande, il divieto alle verdure frattali me lo imponevo da sola, autoconvincendomi che avessero un saporaccio ingestibile. Ora invece in questa tua “formula matematica” trasformata in vellutata mi ci fionderei proprio senza alcun pregiudizio!!
Brava la mia Laura…e complimenti per il titolo 😉
Hai visto?Avevo sotto mano la formula matematica dei frattali e non lo sapevo!!!!Tipico mio 🙂 grazie a te ovviamente so cosa ho contribuito a creare 🙂 E si il titolo ha richiesto una gran concentrazione sostenuta da due bigné di S.Giuseppe che ho divorato per cena… tu ne sai qualcosa?;-) Un bacio grande!
Mammmamia che bontàààààààààààààààà!!!!
IO LE ADORO LE RICETTE DEL CAVOLO!!! <3
Se trovo come sostituire latte e burro, me la cucino tutta per me! 😛
Vedi allora non sono l’unica a pensarlo, ‘sto cavolo ce l’ha il suo perché!!!
Allora ascoltami bene, eliminiamo latte e burro e andiamo pure di olio evo e brodo vegetale… ai paesi scandinavi non glielo diciamo però;-) Se puoi lascia il sale affumicato è l’ingrediente segreto che spinge verso l’idea della ‘luce del bosco’!:-)
Ok, mi hai convinta, proverò questa ricetta, anche se il cavolo è forse la battaglia più dura nei disgusti infantili. Sono riuscita a mangiarlo crudo e non mi dispiace, vediamo se con questa zuppa mi conquisti!
Dai?:-) Bhè mi fa piacere l’idea di sorprenderti, dai dai prova e mi raccomando sale affumicato e vedrai!Sai anche un modo buono buono di gustarlo?Arrostito nel forno, una bontà!Monica ma lo sai che io sono sicura di averti sognato questa notte ed eravamo così felici di conoscerci di persona!:-) A presto!
me la gusto con gli occhi… e procedo a replicare! S:U:P:E:N:D:D:A:
STUPENDA TU!:-)
Bello il tuo racconto e bellissima la ricetta! Io la vellutata di cavolfiore già l’apprezzo da un pò, ma la tua versione è assolutamente da provare: favolosa!
Ciao, Francesca
Ciao Francesca, che bello ritrovarti!Mi fa piacere sapere che anche a te piace, ancor di più sapere che questa nuova versione non la conoscevi. Adesso dovrai farmi sapere cosa ti sembra!A presto!
Bello il racconto e belle le immagini. Io il cavolfiore ho iniziato a mangiarlo da poco, camuffato come si fa con i bambini. Lo mangio spadellato con le spezie oppure in versione pizza (che adoro). Questa vellutata però dovrebbe passare il giudizio della me bambina.
Marta, ma lo sai che il cavolfiore in versione pizza mi insegue da tempo? è una di quelle ricette che quando mi capita sotto gli occhi mi lascia il dubbio sulla possibile consistenza della base, quella del cavolfiore appunto al posto di un vero impasto… se però tu mi dici che è una cosa che ti fa impazzire mi incuriosisci tanto tanto, ti va di parlarmene un altro po’ e farmi venire voglia di provare?:-)
Pensa che io non sono stata educata nel mangiare verdure. Cioè a casa non andavano forte e quindi si escludevano a priori. Adesso quasi non posso farne a meno. E di zuppe qui se ne mangiano parecchio. La tua poi, ha un colore delicato, ma il sapore deciso come quella luce che filtra da quei rami.
un caro abbraccio Laura!
Melania bella, non mi dici niente di nuovo. Anche io non sono stata abituata a mangiare verdure e in genere recuperavo a casa dei nonni materni, mia nonna era eccezionale in cucina e riusciva a farmi mangiare di tutti… ecco questo si dovrebbe chiamare svezzamento!Sono felice che questa zuppa ti incuriosisca, senza questo corredo di ingredienti forse non mi sarebbe venuto in mente di frullare un cavolfiore ma con il latte è veramente buono!Ti abbraccio!
Adoro il cavolfiore, in qualsiasi versione. Ma da un paio di anni a questa parte io lo bollo nel latte e ci faccio una cremina buona e calda che abbino a fette di pane tostato o a semi di ogni genere. L’abbinamento al latte l’ho scoperto per caso, e la crema di cavolfiore ne é uscita per sbaglio. Il mio primo intento era quello di fare meno “odore” possibile in casa e tra i rimedi della nonna c’era appunto la bollitura nel latte. Ma quando ci provai mi dimenticai di prendere il tempo e il cavolfiore ne uscí stracotto, quasi sfatto. Cosi, per recuperare al fattaccio, decisi di aggiungere una noce di burro, un po’ di noce moscata et voilà fatto il piatto! Poi col tempo ho affinato pa ricetta e aggiungo anche io una patatina per legare!
Ricetta meravigliosa! E meravigliose le tue mini storie!
Ps: io sono gia proiettata all’estate, non vedo l’ora di colorare i miei vestiti, respirare il salmastro e tornare a casa dal mercato piena di verdure colorate! Quanto ai costumi per me ogni anno è una tragedia, non trovo mai quello che mi piace addosso a me!!
Eccoti bella mia e lo sapevo che latte e cavolfiore ti piacevano già, ci avrei giurato conoscendoti e l’idea della cremina spalmabile mi piace tanto tanto!Quanto ai costumi io pensavo vista l’età di buttarmi sull’intero e puntare tutto sullo sguardo 😀 ma tu puoi tranquillamente scegliere di tutto ragazza!;-) MI piacerebbe rivederti al più presto!
Ecco, proprio ieri ho preso un bel cavolo, chè tra i propositi del mio primo agognato giorno di solitudine, c’era pure quello di mangiarne in santa pace un piattone senza i “ppuahhh” della nanetta. Quando ho saputo che il tecnico della caldaia sarebbe venuto alle due, l’ho preso amorevolmente tra le mani e riposto in frigo, perchè mi dispiaceva pensare di accogliere l’uomo con un odore del cavolo. Invece lui s’è presentato subito e non appena l’ho riaccompagnato alla porta, il cavolo è riuscito dal frigo e finito in casseruola. Insomma, ‘na specie d’amante segreto che aspettavo con ansia e mai sembrava dovesse arrivare il momento del sospirato piacere. Ma non avevo ancora letto la tua ricetta, aihmè, e ora mi pare d’aver sprecato un’occasione. Il bianco, il nord, la luce dei boschi sono una parte di me e questa vellutata mi sembra un po’ un ritratto di me in certi momenti. La faccio già domani e intanto penso al morbido profumo del latte e del burro e a quelle nocciole che vedo lì in foto e che parlano dei posti belli di te.
Vale secondo me un ‘cavolo’ per amante non è mai sprecato, soprattutto se faticosamente si è riusciti a cucinarlo con un tecnico in mezzo ai piedi come un cavolo a merenda 😀 Adesso se vuoi sentire viva l’illusione di quella parte di te che si sente più a Nord mi raccomando concediti presto il piacere di un altro ‘cavolo’ e fammi sapere come lo trovi con latte e burro! Secondo me piace anche alla nostra nanetta!;-)
L’eleganza. E la continuità delicata dei tuoi post.
Da te ci s’innamora.
Ciao splendida donna. In notturna mi son persa fra i tuoi post.
Come in un libro.
😉
B
Barbara Barbara, prima i cuori adesso questo commento che ho già praticamente imparato a memoria, se continui così mi innamoro io di te più di quanto non ti abbia già dichiarato in questi anni!Ad ogni modo sapere di essere la tua piacevole lettura e per di più in notturna mi piace tantissimo!Ti aspetto a braccia aperte!
Ogni tanto mi avanza un po’ di tempo tra una pratica noiosa e un divagare annoiato e mi torna in mente che passare a leggere le tue pagine mi diletta sempre, così passo, e mi ritrovo a sognare la mia futura casa in Finlandia… arriverà prima o poi, eccome se arriverà.
Lara anche tu?secondo me dietro a queste mete ci sono sogni di fuga e se vuoi io sono ben felice di condividerli con te!:-) in questo periodo di pratiche noiose ne so qualcosa ma l’idea di poterti strappare per un attimo da tutto ciò che ti annoia non sai come mi rende felice!Ti abbraccio fortissimo!
Questa foto è pazzesca (cioè tutte, ma quella della vellutata mi ha inchiodata!).
Senti, ma che dici se andiamo a scegliere i costumi da bagno insieme? (che siamo in due con questa irrefrenabile voglia…. ah in due anche con la fisioterapia, mi sa proprio che dobbiamo parlare… ancora??? ;-P)
Senti qua, potremmo permutare il costume comprando un body anni ’80 e con quello incontrare il fisioterapista, il mio non si sorprende di nessuna mia stranezza e tra l’altro ha due orecchie meravigliose che sopportano ogni mio racconto 🙂 Si si parliamone!:-D